« Semettono la dissociazione è pure buono »

« Semettono la dissociazione è pure buono » INTERCETTAZIONIIL PROGETTO MAFIOSO IN UN DIALOGO INTERCETTATO QUATTRO ANNI FA « Semettono la dissociazione è pure buono » I dialoghi tra boss sulla «terza via» di Cosa Nostra ROMA Il boss parlava e la «cimice» della poli�zia registrava. «Se metteranno lu àìssodazione è pure buono... Ancora non l'hanno mes�sa questa legge... Mu appena entre�rà in atto...». Cosi dicova Carlo Gre�co, sottocapo della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù e braccio destro di Pietro Aglieri, nel luglio di quattro anni fa. Erano i suoi ultimi giorni di libertà, di l�a poco l'avrebbero arrestato grazie alle indicazioni fomite da Giovanni Brusca, e insieme al fratello Giu�seppe e al cognato Salvatore Adelfio aiscuteva della postsibìle «terza via» tra omertà e pentitismo. IndLicando, appunto, la strada della dissocia/ione: «Secondo me c'è da furio tutti... Lu faranno tutti, stai tranquillo». Parte dunque da lontano il progotto mafioso di arrivare a una soluzione anche legislativa che faccia intravedere uno spiraglio oltre il carcere a vita. E le origini di quel progetto sono incise nei na�stri della Mobile di Palermo, che dava la caccia e Carlo Greco e aveva sistemato una microspia nd suo covo siciliano. Oggi si riparla di dissociazione, ma c'è pure un'altra coincidenza che di�mostra come l'idea della «terza via» non sia uno novità: durante quella stessa estate del '96, il 1 ' agosto, 4 senatori Ccd Cirami, Napoli, Nave e Tarolli comunica�vano alla presidenza del Senato il disegnodi leggo numero 1166 inti�tolato «Misure a favore di chi si dissocia dalla mafia». Probabilmente si tratta solo di una sovrapposizione di tempi, ed è presumibile che l'«uomo d'onore» alla macchia non sapesse nulla di dò die stava per essere depositato a Roma, a palazzo Madama. Tutta�via il 18 luglio '96, nella casa rurale di Contrada Franco a Termi�ni Imerese, Carlo Greco faceva discorsi che proprio a quello s�riferivano. Il dialogo registrato dalla «cimice», anche se spezzetta�to come spesso accade nelle inter�cettazioni ambientali, è molto chiaro. Salvatore Adolfio: «...Ognuno fa la sua scelta. Ma tra farsi pentito o dissociarsi non rovinan�do a nessuno...». Giuseppe Greco: «Io sono sem�pre stato estraneo a queste co�se...». Carlo Greco: «Io sono d'accorAdclfio: «(...) Dissociarsi signifi�ca che mi dissodo, è vero cho sono un uomo d'onore, ma mi dissocio da quell'ambiente, non voglio più saperne, parlare... Si autoaccusa, sì, questi omiddi li ho fatti io... io c'ero, lui non lo so». C. Greco «E' come se io mi andassi a fare... e resterei imputa�to... nella strage di Borsellino. Questo è, io mi dissocio, dico a quel punto è consentilo a...». Adolfio: «Questa è una bruita cosa, scusa (...) Non mi posso autoaccusare, lo puoi dire, perché tu dissociandoti da quella cosa, automaticamente gli altri di venta�no colpevoli». C. Greco: «...assolti». G. Greco: «Certo... prima o poi saremo tutti assolti». Poco dopo Carlo Greco parla di una persona della quale la micro�spia non riesce a intercettare il nome, e dice: «D'altronde lui le stragi non ne ha imputate, quello che ci possono imputare, gb può dire: mi avvalgo oella facoltà di non rispondere, ma mi dissocio, si, vero è, facevo parte di queste cose, però non le voglio fare più, ho le mie responsabilità... scontò di pe�na». E più avanti aggiunge: «Died anni, per queste cose. Comunque ancora non l'hanno messa questa legge, di questi. Ma appena enterii in atto». Chiosa del fratello Giusep�pe: «Come i terroristi». Il dibattito a tre prosegue fra ipotesi e dubbi, finché non prende corpo l'idea di una decisione colleitiva. C. Greco: «Se metteranno la dissociazione è pure buono. Ci saranno un altro 80 per cento dei pentiti, perciò c'è da scegliere, quale vuole lei? E sono tutto e due cose, va bè, ma scegli». Adolfio: «Senti, ma è un'offesa per quelli che si sono fatti 15-20 anni di carcere... E sanno che devono morire là dentro». C. Greco: «SI, però viene quello e dice, noialtri perché siamo rovi�nati per colpa della pazzia di uno o due?». Adolfio: «(...) Se è un discorso collettivo, che c'è una direttiva». C. Greco: «Secondo me c'è da farlo tutti». Adelfio: «Se c'è una cosa diretti�va, allora dobbiamo... Ma io one�stamente posso morire... ma vero è un'offesa... e neanche lo deve guardare, c'è gente che sta moren�do e che moriranno là dentro. C'è ima cosa che dice: fatelo tutti, e tutti lo fanno, allora il discorso cambia». C. Greco: «Lo faranno tutti, stai tranquillo». Un anno più tardi, dopo Greco, cadde in trappola anche il suo capo, Pietro Aglieri, il quale nei primi interrogatori fece capire ai magistrati che secondo lui quella delia dissociazione poteva essere una strada possibile. Allusioni e mezze frasi, niente più. Era l'esta�te '97, da allora sul progetto mafio�so della «terza via» dei mafiosi perdenti rispetto a Riina non s'è saputo altro. Fino a quando, nei mesi scorsi, sono arrivate le propo�ste per una discussione collettiva in carcere sul da farsi, forse per airivare alla «direttiva» di cui parlava Carlo Greco. Il quale il 7 aprile scorso come Aglieri e un'altra ventina di «uomini d'ono�re» è stato ricondannato all'erga�stolo nel processo d'appello per la strage di Capaci. Probabilmente è questa, per i boss di Cosa Nostra, la vera emergenza da affrontare. Anche tentando la via della disso�ciazione |g. b.l Pietro Agllerl, boss poi arrestato, era d'accordo con la linea della finta dissociazione

Luoghi citati: Capaci, Napoli, Nave, Roma