Lingotto, gran finale con SAWALLISCH di Leonardo Osella

Lingotto, gran finale con SAWALLISCH Lingotto, gran finale con SAWALLISCH OGNI volta che Wolfgang Sawalliscb ritoma a Tori�no è festa grandi;. La musi�ca con questo direttore acquisi�sce la magia della superiora, la purezza delle idee perfette. Ci pensa l'Associazione Lingotto Musica, che ha appena annun�ciato il calendario della prossi�ma stagione, a chiudere questa appunto con Sawalliscb, per di più alla testa di un complesso come la Philadelphia Orchestra. Si tratta, come ognun sa, di una delle orchestre più prestigio�se del mondo, il cui suono è ritenuto da molti addirittura ine�guagliabile. Il segreto forse sta nel fatto di avere avuto pochissi�mi direttori stabili e tutti straor�dinari: dopo Fritz Scheel e Cari Pohlig, già assistente di Mahler, ci sono stati Stokowski per 26 anni, Ormandy addirittura per 44, poi Muti e ora, dal 1993 a vita, appunto Sawalliscb. Il programma prescelto è ben impaginato e invitante, a partire da «Gli uccelli» di Ottorino Respi�ghi che aprirà la serata di vener�d�2 giugno, come sempre nel�l'Auditorium del Lingotto alle 20,30. E' una suite per piccola orche�stra, piacevole prova del fascino che il musicista bolognese-roma�no subiva dalla musica antica {di recente l'Orchestra Rai e il violinista Roberto Ranfaldi han�no proposto il bel «Concerto gregoriano»). Basandosi su alcu�ni brani del Sei e Settecento, Respighi ne ha elaborato i temi con una sapienza tecnica moder�na (non a caso era stato dihgente allievo di Rimskij-Korsakov), ma lasciando intatta la patina d'antan che da quegli autori (Pasquini, de Gallot, Rameau, un anonimo inglese) promana. Si susseguono, in graziosa e giocosa rassegna armonico-zoo�logica, dopo un brillante prelu�dio, il tenero canto della colom�ba (il tranquillo canto dell'oboe fluisce su un lievissimo e argentino ribattere acuto dei violini, quasi uno stormire di foglie), il petulante singhiozzo della galli�na (uno schiamazzare garrulo di archi, al quale pone bruscamen�te fine il perentorio grido del gallo, re del pollaio), gli eleganti e sommessi ghirigori vocali del�l'usignolo (attraverso il suono di flauto, fagotto e ottavino); ed ancora il cucii, che dal flauto rimbalza a altri strumenti sfo�ciando quindi nella riproposta del tema del preludio, riutilizza�to con rinnovata energia come finale. Dopo questo gioiellino, sarà la volta di uno dei più validi Concerti per pianoforte, il terzo di Béla Bartók, legato stretta�mente alla Philadelphia Orche�stra, la quale sostenne la prima esecuzione con Gyòrgy Sàndor solista. In questo caso alla tastie�ra ci sarà Yefim Bronfman. An�che se non reca una dedica ufficiale, Bartók l'aveva destina�to alla moglie Ditta Pàstorzy, in modo che potesse eseguirlo dopo la sua morte (ammalato di leuce�mia, il musicista si sarebbe effet�tivamente spento pochi mesi dopo, lasciando incomplete solo le ultime 17 battute). In realtà. Ditta non lo esegu�mai. Abbandonata la violenza del�la tecnica percussiva, il Maestro pone qui in bella evidenza la cantabilità del pianoforte che con l'orchestra intrattiene, per dirla con Massimo Mila, «una collaborazione armoniosa, una cosmica organicità che all'arti�sta si è rivelata nella luce diffusa dell'estrema saggezza» data «dal�la prossimità della morte». La pagina di chiusura scelta da Sawalliscb è la «Ouarta Sinfo�nia in si bemolle maggiore» di Beethoven, meno eseguita di al�tre eppure cos�gaiamente spu�meggiante, «affermativa e lumi�nosa» come l'ha definita Sandro Cappelletto. Leonardo Osella Lingotto, gran finale con SAWALLISCH Wolfgcmg Sawalli.ich al centro della Philadelphia Orchestra. Il complesso chiude venenù 2 giugno la stagione del Lingotto