Andersen, lo scultore vichingo che fece sognare Henry James di Angela Bianchini

Andersen, lo scultore vichingo che fece sognare Henry James Andersen, lo scultore vichingo che fece sognare Henry James UN museo e un libro, anzi, un epistolario. A Roma, poco prima di Natale, in una stra�da gradevole, via P. S. Manci�ni, non lontana dal Tevere, l'inaugu�razione del museo dedicato allo scultore americano Hendrik Chri�stian Andersen, uno dei cosiddelli «musei satelliti» (paritario al Museo Praz, a quello Manzù, tulli di note�vole interesse) che fanno capo alla rinnovala e fiorente Galleria d'arte moderna. E adesso la pubblicazione di Henry James, Amato ragazzo. Lettele a Hendrik C. Andersen, 1899-1915, a cura di Rosella Mame�li Zorzì, con postfazione di Elena di Maio. La sorpresa comincia quando il i visitatore, varcalo il portoncino di Villa Helene, decorata in «collo gu�sto antichizzante strettamente neo�rinascimentale» (cosi lo definisce Elena di Majo che del museo è la direttrice) si trova in due immense sale atelier dove, su imponenti sup�porti, volteggiano, si lanciano, si abbracciano corpi atletici nudi di grandi creature, uomini e donne, ma anche putti, anch'essi tesi in una nuova vitalità, in una dimensio�ne diversa che sembra elevarsi al di sopra del mondo reale. E, in mezzo a tanta nudità, sobri busti oilocenleschì, visi sereni e composti della Nuova Inghilterra, Julia Ward Hovve, autrice dell'/nno di battaglia della Repubblica nonché al�tri personaggi seri e autorevoli. Inoltre composizioni di ispira�zione italiana rinasci�mentale, e piani archi�tettonici di una città immensa e utopica: la città della Pace, «città mondiale» dove avrebIxjro trovato posto le composizioni michelangiolesche delle grandi crea�ture in volo. Ma non arrivò mai a realizzarsi e vive soltanto nei dise�gni visionari ma punlualissimi di un pesante librone rilegalo in pelle. Questo, il mondo di un artista americano che, sebbene nato in Norvegia) visse quasi tutta la sua vita a Roma e a Roma, nel 1942, a cinquanlanove anni, mori, durante RECENAnBian la seconda guerra mondiale che aveva cercalo per tanto tempo, al�meno a modo suo, di scongiurare. A modo suo, appunto, i)erché se mai ci fu jiersonaggìo strano ed estroso, questo era lo scultore Andersen. E per questo, forse, e non soltanto per la sua giovenlù e bellezza da gigan�te vichingo, fu scello e amalo da James. IONE la hini James e Andersen s�erano incontrali a Roma nel 1899, sulla terrazza di Palazzo Rusticucci in BorRo, vi�cino a San Pietro. An�dersen aveva ventiset�te anni, James cinquaniasei. «Quel festi�no di nozze nel vostro giardino pensile quel meraviglioso pomerìg�gio di giugno raccolse il tutto insie�me, in un mazzo, e me lo conficco dentro quasi come un chiodo doralo una potenzialità di dolore e nostal�gia». Il discorso epistolare sul «chiodo dorato», sul rovello che loirnenla perdiciasselie anni, fino alla molte, l'animo dello scrittore, ha il piglio e il fascino di un romanzo, e per ili più di un romanzo jamesiano. Vi si fondono mille eleménti; gli sfondi romani contro cui si staglia ((piasi sempre soltanto nell'immaginazio�ne perché gli incontri sono pochi e radi), la figura di Andersen, quel belwed boy, quell'«amato ragazzo» che in ogni lettera James sogna di abbracciare o toccare, mollo pudica�mente, sulle spalle o sul dorso (inol�io più esplicito e femmineamente civettuolo sembra Andersen nel�l'unica delle ire lettere scritte a James e sopravvissute al lemiio), la «bellezza invernale» del «caro ango�lino fertile» di Kye. in Inghilterra dove vive James, l'America nota ad entrambi, ma scarsamente amala da ambedue, i comuni amici e inte�ressi, la prima Guerra mondiale vissuta attivamente da James e ostacolala dal pacifismo di Ander�sen. Vi contribuiscono soprallulto i complessi rapixjiti. amorosi, compe�titivi e lamiliari, che si intrecciano tra i due, e i contrasti che sempre d�più alfiorano, col passare degli an�ni: da un lato la compostezza e il riserbo artistico di James, dall'altro la visionarietà, anzi la «solitaria follia» della «vasta e cialda» nudità scultorea perseguila da Andersen e deprecala (anche perché «invendibi�le») da James. A ragione, la Mamoli Zorzi, nella sua prefazione, più che su un possi�bile legame erotico, mette l'accento sulla tensione emotiva, trascinante delle lettere jamesiane. Anche la vita di Andersen, jierò, presenta mille angolazioni che, a più di mez�zo secolo dalla sua mone, s�rinfrangono lino a noi: dalla Roma giolitlia ii.i d�Sibilla Aleramo e del sindaco Nathan all'epoca fascista, quando Mussolini, forse anch'egli animato da visioni di pace universale, nel 1926, promette allo scultore, per la sua «citta», un terreno allomo a Fiumicino: non lontano, insomma, dal luogo dove sarebbe dovuta sor�gere l'Esposizione del 1942, oggi trasformata in Eur. L'affascinante artista, che ora nella Capitale ha un suo museo, incontrò lo scrittore a 27 anni e divenne per lui un rovello, «un chiodo dorato» UN CARTEGGIO, QUASI UN ROMANZO, SULLO SFONDO DELLA ROMA PRIMO NOVECENTO, UN PUDICO LEGAME EROTICO, UNA TRASCINANTE TENSIONE CREATIVA r Henry James Amato ragazzo. Lettere a Hendrik C. Andersen, 1899-1915 acuradiR. MamoliZorzi, con testo a fronte Marsilio, pp 310, L. 30 000 EPISTOLARIO Due sculture di Andersen, fotografato, a destra, con Henry James. Il loro carteggio esce da Marsilio. All'artista Roma ha dedicato un piccolo museo in via PS. Mancini RECENSIONE Angela Bianchini

Luoghi citati: America, Inghilterra, Norvegia, Nuova Inghilterra, Roma