Non rimuovere la morte, non banalizzare l'amore: ce l'hanno insegnato i greci di Augusto Romano

Non rimuovere la morte, non banalizzare l'amore: ce l'hanno insegnato i greci Non rimuovere la morte, non banalizzare l'amore: ce l'hanno insegnato i greci | N un'epoca come la nostra, caratterizzata dalla rimozioI ne della morte e dalla banali/./azione (leU'aniore, la rac�colta di saggi dedicala a L'indi viduo, la morti-, l'umore, del grande grecista e antropologo Jean-Pierre Vermini, e nutri�mento spirituale urgentissimo, Giacché, com'è ovvio, conti�nuiamo a innamorarci e u mori�re, ma sempre meno chiedendo a ciò che accade di rivelare un seiisn, sempre meno ricono�scendo, noi cuore dell'enigma che siamo, lu sola grandezza che ci spetta: quella di porre domande. Vernant, che' ha il pregio di un scrittura limpida e incisiva, interroga i grandi poemi epici per raccontarci l'ideologia del�la morte nella Grecia arcaica. Lo scenario che ne risulta ò drammatico. Si può vincere la morte, cioè appunto attribuirle un significato, soltanto trasfor�mandola in un compilo eroico. L'eroe greco, che muore giova�ne immolandosi in combatti�mento, solo cosi conquista lu «bella morie», e per suo traini�ti) si etemizza nollu memoria dei posteri. Ciò vuol diro che si va oltre la morte u condizione di accettarla anziché di subir�la, giucche solo cosi ci si sottrae al destino dei «senza nome», con�segnando al canto di gloria un ricordo imperituro. Andare consapevolmente verso la morte, e. anzi anticiparla nel�l'impresa eroica, si�gnifica, in questa prospettiva, dominarla, sot�trarsi all'oblio che le appartie�ne. Com'è evidente, il paradosso di questa strategia sia nel fatto che essa e pensata in funzione RECENAugRom dei viventi. Già Krnosto De Martino, commentando la fun�zione del lamonlo funebre, lo aveva definito corno un appara�to fornito dalla società por permettere di reggerò ciò che altrimenti potrebbe risultare insostenibile. Non diversa è la «politica» della morte nella Gre�cia antica. Ci troviamo di fron�te a un tentativo di socializza�re lu morto, di civilizzarla e dunque di neutralizzarla tra�sformandola nell'idealità della vita. Lu memoria degli eroi fondu la tradizione culturale e IONE sto no i morti rappresenta�no le radici, il fonda�mento, dell'identità del gruppo. Vernant descrivi.' persuasiva�mente le tecniche in cui si rispecchia questo procosso di culturalizzazione della morte, che vanno dalla toeletta che prece�de il combattimento al tratta�mento del cadavere eroico. Se hi morte acquista senso soltanto quando viene; per cosi dire modellata dui valori delta società, e dunque «usata» dai vivi, che ne è dei morti, cioè dolla morte in se stessa? Una cultura diversa, come quello brumanica, che vede già noll'orranza totale e nella completa solitudine del liberato in vita una prefigurazione della morte come liberazione, è portata di conseguenza a immaginare la morto come una felice dissolu�zione nello «spazio senza limi�ti». Nella cultura greca invece, fuori del discorso dei vivi, la morto è indicibile; luogo di tenebra, oblio, smarrimento, è ritorno al caos, all'informe, al non senso. Quando i morti possono parlare come fa Achil�le, l'eroe per eccellenza, nel suo colloquio con Ulisse di�chiarano di preferire una vita miserabile alla signoria sul re�gno dello tenebre. Giacché i morti non vivono più nel tem�po, nulla può su di loro l'ideolo�gia della morto eroica. Essi sono al di là dei nostri confini, in uno spazio custodite) dallo sguardo terribile della Gorgo�ne. La Gorgone è figura femmini�le, e questa identità di genere mostra, nella sua forma estre�ma, il nesso tra la morte e la donna, la complicità tra sedu�zione e forzo notturne della morto. Kros incanta e soggioga. In sguardo dolla donna è pro�mossa di dissolvimento; la lon�tananza incolmabile dei morti è omologa al sentimento di incompletezza che invade l'in�namorato insieme alla consape�volezza che mai potrà possede�rò completamente l'ornata. L'amore nutrito di nostal�gia, non diversamente dalla morte, porta al di là della vita, è una rottura dei valori costitu�iti, una forzatura dei confini della convivenza. Ma come la morte può essere riraitizzata all'interno dei codici culturali, anche l'amore può esser visto come un compito, una strada verso la reintegrazione della pienezza vitale. Amore è figlio di Povertà, e ognuno cerca nell'altro ciò di cui è privo. L'errore di Narciso è di amaro la propria immagino, di non andare oltre so stesso. Per ritrovarsi commenta Vernant occorro perdersi, spogliarsi, por decifrare nell'altro la figu�ra di ciò che è radicalmente lontano. «L'essenziale non consiste in un'esperienza di sé. ma nell'esporionza di un altro da sé o nell'esperienza di divenire altro». Il carattere iniziatico dell'erotica platonica l'amore come divina follia che culmi�na nella visiono improvvisa della figura della Bellezza, sem�bra esprimere, nella prospetti�va della psicologia moderna, la potenza archetipica dell'impul�so amoroso come esigenza di trascendimento, invito dell'in�conscio a fare esperienza del Sé come totalità. E' possìbile apprezzare que�ste visioni in una società che è, insieme vanagloriosa e minima�lista? Il nostro tempo sta per�dendo la memoria, e dunque certo non apprezza più la mor�te eroica. Ma cosa vi sostitui�sce? Non avere un'idea della morte significa non averne una della vita. A sua volta, l'amore come memoria dell'Uno com�porta una concezione religiosa della vita e dell'amore stesso e il sentimento profondo di do�ver essere aperti allo sguardo del dio, per quanto spaesante esso sìa. Perciò i saggi raccolti in questo volume, al di là del loro contributo all'antropolo�gia storica, andrebbero letti come domande cui siamo chia�mati a tentare una risposta. La lezione dei grandi poemi epici, la figura dell'eroe che vince l'oblio nella memoria dei posteri, l'Eros che soggioga come l'occhio di Gorgone NEI SAGGI DI VERNANT UN NUTRIMENTO SPIRITUALE URGENTISSIMO PER LA NOSTRA EPOCA VANAGLORIOSA E MINIMALISTA CHE NON SA PIÙ' PORSI DOMANDE Nella maschera di Gorgone il nesso tra Eros e Thanatos JeanPierro Vernant L'individuo, la morte, l'amore Uad. di Arianna Ghilardotti. Raffaello Cortina Editore, pp. 208, L 32.000 SAGGIO RECENSIONE Augusto Romano

Persone citate: Arianna Ghilardotti, De Martino, Gorgone, Raffaello Cortina, Vernant

Luoghi citati: Grecia