Umberto II, addio alla Repubblica

Umberto II, addio alla Repubblica Umberto II, addio alla Repubblica Il Re si accomiatò con una frase lunga e banale, che non fece epoca: «Come questi alberi il mio animo è scosso da un vento impetuoso» ANCllli per quanto riguarda l'avvento della Repubblica i manuali di storia non la con�tano giusta. O meglio; con l'aci eita di madama cronologia ta�gliano gli eventi a follo grossolano cosi da poterli subito impacchettare dentro una data. I-i data o quella del 2 giugno H)4(j, giorno in cui si celebra il referèndum istituzionale e dal quale /iene fallo iniziare il cammino dell'Italia repubblicana. Furono in realtà ben dieci i giorni che cambiarono l'Italia; il tempo necessario por procederò al volo e allo scrutinio e al conteggio delle schedo sino ad arrivare tra colpi di scena e momenti drammatici e co�mici al tempo stesso alla proclama�zione della Repubblica, Il mese di maggio dio precode il referendum non f; di corto una passeggiata porlo schieramento repubblicano; il 9 maggio, mentre il presidento del Consiglio Do Gaspon e a Parigi por la conferenza di pace, lo agenzie diffondono il comunicato con cui il Quirinale comunica la decisione di Vittorio Knianuolo MI di alxlicaro in favore del figlio Umberto. «Il re di maggio» viene incoronalo tale da un titolo sarcastico dollVlvanti che aggiungo nell'occhiello «Il re fasci�sta ha abdicato, (ili succede, por ventitré giorni, il principe fascista», Al di la dei ioni barricaderi i socialisti di Nenni e di Saragal invitano i loro colleglli di governo, a cominciare dai comunisti di Togliat�ti o dai repubblicani di Pacciardì, a non croaro incidenti istituzionali. Secondo Ugo /.allorin giornalista ben addentro allo sviluppo di quegli eventi, raccontati con brio o passio�no noi suo interessante libro «Al Viminale con il morto» alla mode�razione socialista noi confronti del colpo di mano monarchico non sa�rebbe estranea una volata promos�sa fatta porvoniro da stretti collabo�ratori di ro Umberto li al socialista Komila, ministro dell'Interno in quei dolicaii 1Vanguntl.il minÌKtro e un galantuomo ci altri tempi, soinplice e energico ma temutissimo dai giornalisti perché ad ogni conferèn�za stampa anziché, come usano corti leader attuali, secernere cere�brali battute ha preso l'abitudine di sottolineare i momenti di maggior enfasi e polemica con affettuosi ina socchi buffetti rifilali sulle guance dei malcapitati che gli stanno più dappresso. Il tam-tam soffialo dal Quirinale sino al Viminale assicura che Um�berto II ha già un candidalo al quale proporre di assumere, in caso di vittoria della monarchia, la presi�denza del Consiglio: Giuseppe Romi�ta stosso. Accanto allo lusinghe lo schieramento monarchico, neue set�timane che procedono il volo, non rinuncia a esibire i muscoli; rumori di coinvolgimento di sonori della Benemerita e soprattutto di rifilarti dell'Esercito e di unità della Marina in possibili colpi di mano antiropubblicani debbono più volto ossero smontiti dallo più alte gerarchie militari e dallo stesso Romita. Ma ad ossero particolarmente attive sono forzo paramilitari di orienta�mento lilomonarchico. A Roma ol�tre ai «gnippi Cavour» sono partico�larmente dinamici gli aderenti al Movimento Tricolore che, capitana�ti da un ammiraglio, tengono frene�tiche riunioni del loro sialo maggio�re (ovviamente ben infiltralo dagli uomini di Romita) in un villino di piazza Bolivar. Altrove sono spunta�li i RAAM (reparti antimarxisti antitoialitari monarchici), gli IVK (gruppi Italia Vittorio Emanuele) e conto altri gruppi; sposso formati da gonio elio ha scoperto corno l'agitarsi in quol particolare conte�sto [Hissa essere un modo per sbarca�re il lunario. S'arriva comunque al giorno del voto o a quelli de lo spoglio delle schede; i primi dati, giunti dal Sud, fanno pensare ad un prevalore della monarchia. Ulteriori risultati prove�nienti dal Nord galvanizzano il fronlo repubblicano ma successivamen�te, il provalere della monarchia in larghe zone del Piemonte, raffredda gli entusiasmi. L'incertezza regna sovrana o soprattutto nella pubblica animinislrazione obbliga a penosi slalom quelli che si sono temiti fuori dalla mischia nell'intento di balzare tempestivamente sul carro del vinci�tore non appena si profilerà all'orizzonle. Mentre si procede nella conta a Roma tutti i palazzi del potere si scnitano con crescente tensione te�mendo che qualcuno possa scompa�ginare con un colpo di mano militare o ricorrendo alle sommosse di piazza lo regole del gioco. Particolarmonlo curioso lo modalità con cui il ministro degli Interni decide di tonerò sotto controllo la Benemerita e la Polizia, forze che in quei frangen�ti sono diretto da due uomini di stretta osservanza monarchica. Romita in quei giorni lavora, pranza e puro donno nell'edificio del Viminale che non lascia neppure por un istante. Con astuzia da langarolo ordina al generale Brunetti co�mandante della Benemerita di fare allrellando perché scrìve nelle sue memorie «Dalla Monarchia alla Re�pubblica» «lo volevo sempre a portata di mano». E precetta al Viminale almeno per cena e le ore serali sempre particolarmente cru�ciali anche il capo della polizia Ferrari. Alla compagnia si aggiunge la signora Romita che ogni giorno all'imbrunire porta al manto la bian�cheria pulita; «Tra Brunetti e Ferra�ri io e mia moglie scrive Romita ci sentivamo veramente ben protetti. Cos�mangiavano assieme a due monarchici importanti e polenti. Fu in una di quelle sere proseguo Romita nelle sue memorie che Brunetti mi mise a parte delle pro�prie preoccupazioni; "Non sodo ricco mi disse ho sempre vissuto col mio stipendio di ufficiale al servizio d�Sua Maestà. Ora quando l'Arma verrà sciolta dovrò pensare a come vivere". Già, come? chiesi io con leggera intenzione ironica. "Ho il diploma di eeometra. Farò il geometra". Ma chi lo vorrà come geometra? nei suoi occhi colsi un attimo di smarrimento e non me la sentii di insistere via, stia tranquil�lo. I carabinieri potranno servire la Repubblica come già servirono la Monarchia». E infatti va cosi. Nelle ore successi�ve, giunti i dati, il governo ancora prima della proclamazione da parte della Suprema Corte s'affretta ad annunciare la Repubblica. Il re come si racconta in «Colloqui con Umberto II» di Nino Bolla lascia il Quirinale e, prima di partire, sosta a casa Barzini e poi in casa Lìgnana, in via Verona. Lì, nella sua ultima sera italiana, il re pare si sia affaccialo. Il vento scuote gli alberi del viale e Umberto II affer�ma di aver mormorato; «Come questi alberi, il mio animo è scosso da un vento impetuoso». Come frase celebre è troppo lunga e piuttosto banale. Nessuno se la ricorderà. Umberto II lascia l'Italia dopo l'esito del referendum del 2 giugno 1946 favorevole alla Repubblica. Il «re di maggio» aveva regnato per ventitré giorni. DA LEGGERE Ugo Zatterin Al Viminale con il morto Baldini fi Castoldi, Milano 1996 Giuseppe Romita Dalla Monarchia alla Repubblica Mursia, Milano 1966 Nino Bolla Colloqui con Umberto II Pantera editore, Roma 1949 LUOGHI COMUNI *f'■^'k Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) se/-'