« Giusto restaurare i simboli » di Ugo Magri

« Giusto restaurare i simboli » « Giusto restaurare i simboli » Cossiga: una risposta a certi pseudo-intellettuali Ugo Magri ROMA Sul palco delle autorità, alla parata militare di ieri, Oscar Luigi Scalfaro non c'era. E man�cava pure un altro ex Presidente della Repubblica, Francesco Cos�siga. Ma guai a metterli sullo stesso piano: mentre l'assenza di Scalfaro è stata intesa come un garbato dissenso nei confron�ti del Quirinale che ha fortissi�mamente voluto la sfilata (lad�dove tutte le celebrazioni, du�rante il settennato scalfariano, erano state ridotte all'osso), nel caso di Cossiga non c'è stata alcuna riserva. Anzi. Raggiunto al telefono, l'ex capo dello Stato confida di esse�re quasi immobilizzato per i postumi della rovinosa caduta di un anno fa a Zagabria, quan�do si ruppe una gamba: «E solo per questi disturbi che non sono andato anch'io a salutare i no�stri reparti. E mi dispiace anche per un altro motivo. Avrei volu�to dire a Carlo Azeglio Ciampi che è stato coraggioso e lungimi�rante, che ha compiuto un atto patriotticamente intelligente re�staurando le giuste celebrazioni civili e militari per l'anniversa�rio della fondazione della Repub�blica. Sarebbe stato, il mio, un liccolo gesto di solidarietà». Soidarietà rispetto a che cosa, senatore Cossiga? «Vedo serpeg�giare in certi ambienti meravi�glia e disappunto nei confronti del Presidente... Dimenticano che egli è un patriota repubblica�no. Militò in un partito, quello d'azione, fatto di uomini non pavidi ma coraggiosi, che riven�dicò sempre la continuità con gli ideali del Risorgimento». Con Ciampi al Quirinale c'era da aspettarselo. E poi, insiste Cossi�ga, i tempi sono maturi per «dare sentimento alle istituzio�ni repubblicane, e quindi rive�stirle di liturgie. Perché specie dopo una lunga crisi di identità nazionale quale quella che ab�biamo attraversato, non basta più il solo nudo e spoglio patriot�tismo: occorre restaurare i sim�boli». Tesi espressa col gusto, molto cossighiano, di far rabbri�vidire «certi intellettuali radicalchic, figli di un sinistrismo da strapazzo». Contro di loro, l'ex presidente si diverte a mettere in mostra il repertorio classico delle simbologie rivoluzionarie. A cominciare da quelle «di cui si vest�la rivoluzione americana, dalla bandiera a stelle e strisce ai fasci repubblicani. Per non parlare della Rivoluzione france�se, con il Tricolore e (anche qui) i fasci repubblicani sposati a! berretto frigio , e di quella comunista dell'Unione sovieti�ca». Acqua passata? «Neanche per idea», protesta l'ex Piccona�tore: «Nonostante tutti i muta�menti intervenuti in quel Paese, Putin ha giuralo avendo dietro di sé la gloriosa bandiera rossa dell'armata che difese Leningra�do e Mosca dall'invasore nazi�sta...». Insomma, sostiene polemica�mente Cossiga, «è venula l'ora di rinnovare i simboli e le litur�gie della nazione contro i pseudo intellettuali che avevano scambialo la pace col pacifismo, per di più a senso unico». 1 sìmboli sono indispensabili. E diffidarne non ha più senso «da auando, con l'apporto di forze democratiche, un ex comunista come D'Alema è potuto arrivare alla guida del governo». Adesso la Repubblica è davvero di tutti. L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga

Luoghi citati: Mosca, Roma, Zagabria