I governatori, gli uomini di Bossi Berlusconi ha un sorriso per tutti
I governatori, gli uomini di Bossi Berlusconi ha un sorriso per tutti I governatori, gli uomini di Bossi Berlusconi ha un sorriso per tutti 110MA Silvio Berlusconi sembrava il più contento di assistere alla parala militare per la festa della Kepubhli ca, fortomonte voluta dal presidenlo Ciampi. Sistemato, per ironia della sorte, ira Napolitano ed Emi�lio Colombo ai loro posti doveva�no esserci D'Alema e Prodi, strategi�camente assenti il Cavaliere aj)plaudiva e salutava piti di tulli i soldati, si à messo sull'attenti, proprio come un militare, quando la fanfara lo ha colpito al cuore patriottico. Intonando ìinnodi Ma�meli. Si girava in continuazione a guardare soddisfallo i compassali pai lamentar! della Lega che aveva�no, pero, la tosta a l'onlida, Faceva cenni di complicità agli alleati Fini e Casini, nonché ai presidenti di fede polista Formigoni, Ghigo e Calati. Tuttavia, non ha evitato di sottolineare il limile della manife�stazione che ha visto tulio il Polo presento a ranghi serrati, a diffe�renza di qualche vistosa assenza del centrosinistra. iRipristinare la festa delle Kupubbbea è un fallo positivo ha dello il leader di Fi ma non è pensabile che, attraverso una para�ta, si possa recuperare la fiducia dei cittadini nello Sialo. L'unico modo è tornare ad un buon gover�no che dia agli italiani, in cambio di laute tasse cho sono costretti a pagana, tulli quei servizi che invo�cano e che lo Stalo non dà perche e obsoleto. Noi, invoco, lo moderniz�zeremo, ancho so mi tremano le vene ai polsi quando penso al compito che ci aspetta». Berlusconi parla al luluro e pensa al suo governo quando fa queste osserva�zioni durante un incontro improv�visato con una novantina di fans. Ne aveva pure parlalo con alcuni giornalisti méntre si allontanava dal palco delle autorità, insieme al capogruppo La Loggia, all'europarlamentare Tajani e al portavoce Bonaiùti. (Bossi sarebbe stalo qui se non fosse già impegnalo in un'altra manifestazione^ Comunque ha mandato una sua delegazione», as�sicura il Cavaliere cho con Bossi aveva parlalo prima al telefono. Anciio Fini e Casini fanno di tulio per sottolineare che nessuno mette in discussione l'unità nazionale. E sono soddisfatti quando un lancio Ansa riporta una dichiarazioni di Dossi: «Pontida non è contro Ro�ma». Il leader di An fa presente che d'identità e l'unione nazionale so�no valori certamente compatibili con uno Sialo cho abbia un assetto federale». Nessuno nel Polo parla di "devolution"', come fanno i leghi�sti, ma Berlusconi sa che ò quello che dovrà dare al Carroccio. E lo dico chiaro e tondo sempre in ((nell'incontro informale nella sua casa romana a via del Plebiscito. «Mi sono battuto affinché la Lega abbandonasse le spinte secessioniSticbe, ma i patti con Bossi sono chiari. Se il Carroccio non raggiun�go il suo obici livo precisa Berlu�sconi avrà corso un'avventura inutile. Però lui sa che se vado a casa io, va a casa pure lui». Sotto il palco, molte le mani avanti e assicura che l'Italia rimar�rà unica e indivisibile: «A dirvi queste cose è il presidente di Forza Italia, che ha nel nomo o nel simbo�lo il senso forte dell'unità naziona�le». Guarda i quattro leghisti, li saluta e se ne va: Già, i leghisti Rizzi, Balocchi, Gasperini e Covre. Che sensazione state provando alla parala militare nella "Roma ladrona»? «Siamo qui perché Bossi ci ha ordinalo di venire sbuffa Rizzi ma il popolo leghista ama l'erba, il prato di Pontida, non l'asfalto di Roma. Per fortuna in questo palco c'è un po' di fresco. Comunque, speriamo che questa manifestazione sia l'ultima di questo Stato e la prima di un'Ita�lia che si incammina verso il federa�lismo. Non siamo contrari all'unita d'Italia , ma ci può essere vera unità solo con un torte federalismo e forti autonomie locali». Tranquil�li, tranquilli, sembra dire loro da lontano Berlusconi, che scompare in una nuvola di telecamere. E tranquilli e impellili sono stati sul palco gli uomini di Bossi, mettendo però in bella mostra il fazzolettone verde, le spille con lo spadone di Alberto da Giussano e la stella alpina. Si sono tenuti finché hanno potuto, ma qualche ballulina gli è scappa, come al Dottor Stranamore che doveva tenersi il braccio per non farlo scattare nel saluto romano. Battutine tipo quel�la che ha fatto dal veneto Covre mentre passava un enorme moloscafo autotrasportato delle Guar�dia di Finanza. Lui si ò giralo verso i compagni e ha dello: «Uè, si sono dimenticati di metterci sopra gli albanesi e le stecche di sigarette». Hanno applaudilo, flebilmente, quando sono passano i battaglioni dei Carabinieri e della Folgore, ma si sono spellali le mani quando è venuto il turno degli alpini. «Questi si che sono i nostri», è stato il loro coro pedemontano. (a. 1. m.]
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