Il soldato col tatuaggio sulla mano
Il soldato col tatuaggio sulla mano LA STORIA INSANGUINATA DI «VARO Il soldato col tatuaggio sulla mano La stella a 5punte come segno indelebile personaggio ROMA N ELLA storia dell'antagoni�smo di sinistra per dirla con un termine di moda oggi, che allora se ne usavano altri Alvaro Lojacono ha un primato: fu il più giovane arre�stato durante gli scontri che animarono il 1968. Aveva appe�na 14 anni, nel marzo che diede il via alla rivolta, quando i celerini lo portarono via duran�te la famosa «battaglia di Valle Giulia». Lo rinchiusero nel car�cere minorile di Porta Portese, e ci furono grandi manifestazioni di massa parole dell'epoca, queste per chiedere la sua liberazione, con tanti pugni chiusi e bandiere rosse. Finché Alvaro, «Varo» per gli amici, usc�e continuò a spendere il suo tempo al servizio della «causa». La causa era quella del prole�tariato e del comunismo da costruire, e Lojacono, classe 1954, scelse di contribuirvi at�traverso il gruppo di «Potere operaio» e dopo lo scioglimen�to dell'organizzazione con i primi gruppi armati spuntati all'inizio degli anni Settanta. Il leader di quelle micro-sigle ro�mane fu Valerio Morucci, e «Varo» era ancora tra i più giovani ma anche tra i più decisi. Nel periodo dell'antifasci�smo militante gli scontri coi giovani dell'estrema destra era�no all'ordine del giorno, e venne�ro i primi morti. Il rogo di Primavalle si portò via due gio�vani figli del segretario della locale sezione missina, i fratelli Mattei. Scattarono le accuse all'ultrasinistra e i primi proces�si, durante i quali i «camerati» del Fronte della gioventù scen�devano in piazza; nel febbraio del 1975 si ritrovarono in tanti sotto una delle sedi più agguerri�te del Movimento sociale, quel�la di via Ottaviano, per sfidare i «compagni». Partirono dei colpi di pistola, e uno centrò alla testa un giovane greco, Mikis Mantakas. Mor�poco dopo, e divennne uno dei «martiri» del�l'estremismo nero. Per quell'omicidio, molti an�ni dopo, verrà condannato Alva�ro Lojacono, che all'epoca non era più il ragazzino che sfidava le camionette della Celere a Valle Giulia ma un ventunenne già esperto di estremismo e «violenza proletaria». Fu per questo che un anno più tardi, quando decise che per fare la rivoluzione bisognava smettere di giocare e aggregarsi a chi s'era già organizzato seriamen�te, Valerio Morucci propose a «Varo» di entrare con lui nelle Brigate rosse. Lojacono accettò, anche se è sempre rimasto un militante un po' atipico in un gruppo molto strutturato e con regole di vita quasi maniacali imposte ai suoi adepti. La rigidità brigatista non gli impedi di proseguire con le sue attività extra-politiche, dalla fotografia alla musica, alle donne. Rimanendo comunque un soldato affidabile, soprattut�to per le «azioni». Cosi, quando si trattò di mettere insieme il gruppo di fuoco che nella prima�vera del 1978 avrebbe dovuto rapire Aldo Moro annientando�ne la scorta, fu reclutato anche lui. La mattina del 1C marzo «Varo» era in via Fani, insieme a Mario Moretti, Prospero Gallinari, Barbara Balzerani, Valerio Mourcci, Bruno Seghetti, Fran�co Bonisoli, Raffaele Fiore e Alessio Casimirri. In pochi minuli consumarono la strage ucci�dendo i cinque uomini della scorta, e portarono via Aldo Moro. Lojacono faceva parte del «fronte della controrivoluzio�ne», quello che si dedicava a contrastare il «nemico», e dopo l'eccidio di via Fani non ebbe altri ruoli della gestione del «caso Moro». Sette mesi più tardi, invece, il 10 ottobre del 1978, era di nuovo in strada con le armi in pugno, nel commando che ucci�se in viale delle Milizie il giudi�ce Girolamo Tartaglione, diret�tore generale degli affari penali al ministero della Giustizia. Me�no di un anno dopo, nel 1979, Valerio Morucci e Adriana Faranda i suoi «referenti» dentro l'organizazione -, uscirono dalle Br e intomo a quel periodo Lojacono fece la stessa scelta. Anche se forse aveva già inciso sulla mano, tra il pollice e l'indice, quel tatuaggio con la stella a cinque punte che ieri mattina gli uomini dell'antiter�rorismo italiano hanno ricono�sciuto sulla spiaggia della Corsi�ca; è stata l'ultima conferma che l'uomo in bermuda e ma�glietta era proprio l'ex-brigatista che cercavano, e l'hanno arrestato. Ma prima di quest'epilogo sono passati altri vent'anni. Al�l'inizio il nome di Lojacono non venne fatto, e insieme a Casimir�ri era rimasto fuori dall'elenco dei brigatisti presenti in via Fani. «C'erano altre due perso�ne che non sono imputate in questo dibattimento», si limitò a dire il dissociato Morucci durante il processo d'appello, nel 1985. Ci volle ancora tempo prima che qualcuno si decidesse a tirarlo dentro, e quando ciò avvenne «Varo» era riparato già in Svizzera, nel Canton Ticino, forte della cittadinanza elvetica acquisita. Lo arrestarono l�nel 1988, ma la successiva condan�na all'ergastolo per il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro per gli svizzeri non è mai stala validaHa scontalo comunque 11 anni di galera per l'omicidio Tarta�glione, finché nel 1999 è tornato libero, dopo aver seguito dei corsi di giornalismoOra pensa�va a tull'altro, e forse riteneva che nessuno si preoccupasse più di luiIla deciso di uscire dalla Svizzera per una vacanza, ha rischiato, ha perso. E ora è di nuovo in cella. (g. b.) A14 anni fin�in cella per gli scontri a Valle Giulia Era considerato molto affidabile per le azioni annate
Luoghi citati: Canton Ticino, Roma, Svizzera
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