« Combattiamo l'evasione scolastica »

« Combattiamo l'evasione scolastica » « Combattiamo l'evasione scolastica » L'esperienza degli insegnanti di Napoli Fulvio Milane NAPOLI Sono appena diciotto, e da due anni stanno combattendo una guerra silenziosa ma senza quar�tiere contro un nemico potente e insidioso: l'evasione scolastica. Li chiamano «maestri di strada», vanno a caccia di ragazzi sbanda�ti. Grazie ai nuovi finanziamenti destinati dal governo al piano d'azione per l'infanzia e l'adole�scenza, i maestri di strada assu�meranno un ruolo strategico per il recupero degli adolescenti che disertano le aule. A Napoli, dove l'evasione scolastica raggiunge percentuali proccupanti, il Comu�ne, il Provveditorato agli studi e l'Università Federico II hanno avvialo l'anno scorso il progetto «Chance». La città è stata divisa in tre zone. Alla professoressa Angela Villani è stata assegnalo il quartiere Seccavo, periferia occi�dentale. In che cosa consiste il vostro lavoro? «E' un'attività psicopedagogica estremamente complessa. Non di�mentichiamo che i nostri radazzi sono protagonisti di espenenze dolorose, bambini che vivono da adulti i loro tredici anni. Prima di ogni altra cosa dobbiamo affron�tare l'aspetto affettivo: bisogna fare in modo che si fidino di noi e si sentano protetti». Come rintracciate quei ra�gazzi? «Agiamo su segnalazione dei ser�vizi sociali del Comune, del tribu�nale dei minori e delle slesse scuole. Li andiamo a cercare a casa per avere un colloquio con loro e i genitori». I parenti collaborano? «Spesso le famiglie, disagiate e numerose, sono piuttosto distrat�te: devono affrontare urgenze ben più gravi. L'anno scorso c'era diffidenza verso il nostro lavoro, ma ora va molto meglio». Può fare un esempio? «C'era un tempo in cui dovevamo faticare anche per rintracciare i ragazzi da riportare a scuola. Nel quartiere, ripeto, eravamo circon�dati dalla diffidenza, ma a poco a poco la gente ha capito ed è venuta a chiederci di aiutare i ragazzi». Dove svolgete la vostra atti�vità? «La prima accoglienza è la scuo�la, ma spesso lavoriamo all'aper�to. Cerchiamo di metterci sulla stessa lunghezza d'onda dei no�stri alunni e di far capire loro che una prova di cimento non consi�ste necessariamente nel guidare un motorino a tutta velocità e senza il casco. Ci vuole coraggio anche per l'arrampicata durante un corso di protezione civile. E' un compito, il nostro, estrema�mente delicato. Ma devo dire che abbiamo dei collaboratori formi�dabili, volontari che sono al no�stro fianco e seguono gli alunni per buona parte della giornata». Livia Turco, ministro per la Solidarietà Sociale

Persone citate: Angela Villani, Federico Ii, Livia Turco

Luoghi citati: Napoli