Arrivare a Mozia camminando sulle acque

Arrivare a Mozia camminando sulle acque LE MERAVIGLIE DELLA COSTA TRA TRAPANI E MARSALA Arrivare a Mozia camminando sulle acque WEEKEND Pino Cacucci L sale della terra», «il sale della vita», modi di dire ormai in disuso, risalenti a epoche in cui il sale era un bene prezioso, e la Sicilia, dalletà aragonese fino a circa un secolo fa, ne traeva ingen�ti ricchezze esportandolo soprattuno in Scandinavia, dove era indispensabile a conservare i mer�luzzi. Lungo la costa che congiunge Trapani a Marsala si può ancora ammirare il paesaggio immobile nel tempo delle saline punteggiate di amichi mulini a vento, con qualche impianto rimasto attivo tra le molle vasche ormai interra�le o trasformate in allevamenti ittici, con i monti di sale duri come roccia e coperti di tegole per pro�teggerli dalle piogge, e un museo che conserva fotografie e attrezzi dei salinari assieme alla memoria di un lavoro in via d'estinzione. Alcune tra le antichissime tradi�zioni della Sicilia vengono tenute in vita dagli abitanti con un'assidui�ta per certi versi prodigiosa, immu�ne al trascorrepe dei secoli: al punto che oggi può apparire misierioso il motivo per cui tanti giovani raccolgano il testimone da padri e nonni, continuando a partecipare a cerimonie suggestive, in qualche caso addirittura struggenti nella loro rappreseniazione intensa e coinvolta, come accade per esem�pio con la processione dei Misteri a Trapani del venerd�santo, dove venti bande municipali delle citta limitrofe seguono suonando inces�santemente dal primo pomeriggio a notte fonda i pesanti baldacchi�ni trasportati a braccia con sopra gmppi di statue che rievocano la passione di Cristo. Proseguendo lungo il litorale, al termine delle saline il mare forma la laguna di S'.ignonc, che già �fenici ritennero un luogo ideale per l'aitracco della flotta, grazie alle difese naturali offerte dalla sua conformazione: bassi fondali e iso�lotti vicini alla costa che sbarrano il passo a eventuali attacchi dal mare. Sull'isola di San Pantaleo più tardi nel VII! secolo a.C. �punici fondarono la citta di Mozia, di cui restano importami vestigia facilmonie visitabili affidandosi ai va�ri barcaioli del posto. I moziesi la raggiungevano «co�modamente» sui carri, lungo i quasi due chilometri di sipada sommersa invisibile dalla terra�ferma ma in realtà appena al di sotto del livello dell'acqua che ancor oggi e in buona parte percor�ribile bagnandosi soltanto tino alle ginocchia. Mura fortificate, torri, palazzi e costruzioni abitati�ve, sono scomparsi a causa, ovvia�mente, di un'immancabile guerra, quando nel 397 a.C. Dionisio II di Siracusa ne portò a termine la distrazione pressoché totale (i mo�ziesi superstiti avrebbero poi fon�dato Lilibeo, ribatiezzata dagli arabi Marsa Allah, l'odierna Marsala). Rimangono in piedi due delle quattro porte, e tra �reperti in ottimo stato di conservazione ci sono il «cothon», l'unico bacino di carenaggio, a parte quello di Car�tagine, scoperto nel Mediterraneo occidentale, e il «tophet», santua�rio dove s�custodivano i vasi con i resti dei sacrifici tributali al san�guinario dio Baal Hammon. Che, mollo più esigente delle divinità azteche abituate ad «acconten�tarsi» di guerrieri nemici sconfitti e catturati pretendeva niente meno che i primogeniti maschi di ogni famiglia. La stelo posta sull urna dei malcapitati neonati era scolpita o dipinta, e le figure anlropomorfe o i segni simbolici mescolano influenze fenicie, puni�che, siculo e persino egizie. Per avere un'idea di quanto fosse sontuosa e florida Mozia, dobbiamo affidarci alle descrizio�ni di Diodoro Siculo, lo storico greco che fu anche instancabile viaggiatore attraverso 1 Europa e l'Asia: una parte della sua opera stimabile in quaranta volumi! è giunta fino a noi grazie a una prima traduzione in latino stampa�ta a Bologna nel 1472. e delle eleganti dimore d�cui parla possia�mo ammirare almeno un paio d�basamenti e una pavimentazione a mosaico dove compaiono anima�li fantastici. Gli scavi sono ancora in corso, e forse altre meraviglie torneran�no alla luce a confermarci le estasiato descrizioni di Diodoro. 1 circa diecimila pezzi recuperati da un secolo a questa parte riman�gono fortunatamente in loco, gra�zie al mecenatismo dell'archeolo�go inglese Joseph Whitaker che a Mozia lasciò non soltanto anima e cuore, ma supratiutio un museo ricavato nella sua stessa villa ottocentesca. Tra tulli, affascina in modo particolare la statua d�auriga in marmodollAsia Minore, probabi�le bollino di incursioni, attribuita u uno scultore greco del V secolo aC. La costa sudoccidentale del trapanese si estende fino a Selinunte, passando da Mazara del Vallo, in un susseguirsi di ijolfi. calette, promontori e scorci sul mare che si spalancano dalla stra�da costiera, mentre la sosta in paesini e frazioni permetterà di apprezzare i rinomati prodotti tipici della zona, degustando so�prattutto i vini del trapanese considerati �più pregiati di Sici�lia. La città costruita dai punici sull'isola di San Pantaleo: due chilometri di strada sommersa *r*.*i*;iZ^àt.à^^3itàim Vista su Mozia

Persone citate: Baal, Diodoro, Diodoro Siculo, Dionisio Ii, Joseph Whitaker, Pino Cacucci