Salvarsi con l'umorismo al tempo di Breznev

Salvarsi con l'umorismo al tempo di Breznev Salvarsi con l'umorismo al tempo di Breznev RECENSIONE Cariò Frutterò Franco Lucentini SIA lode all'editri�ce Sellerio per le sue «scoperte», perquei suoi libri�cini che s'impilano sul tavolo magari per mesi e dai quali una sera, del tutto a caso, si estrae un titolo mai sentito, un autore ignoto (l'ignoranza ha squisiti effetti collaterali), e si comin�cia. Che sarà mai questo «compro�messo», e chi sarà questo Dovlatov? Un russo anniventi dimenticato? Un dissidente minore? L'ex amante di una poetessa celebre? La curatrice. Laura Salmon. c'infonna che l'autore padre ebreo russo, madre armena nacque in una cittadina degli Urali nel 1941. emigrò nel 1978 a New York e qui mori nel 1990. Altri due suoi libri sono già usciti da Sellerio e la sua fama va crescendo in Occidente non�ché in Russia. Nekrasov lo ammira�va, Brodskj e Kurt Vonnegut lo racco�mandano. Sarà, ma uno resta dubbio�so, non capisce bene il contesto, qualcosa sembra sfuggire. Ciò che sfugge è che si tratta di uno scrittore russo non dissidente, di un uomo che ha fatto anche lui il gulag, ma come guardia, dall'altra parte del reticolato, di un cittadino sovietico il cui padre venerava Sta�lin, di un testimone che racconta l'Urss dell'era di Breznev annidato RECENCariò FFranco L IONE utterò centini in un angolo mimmo, in Estonia, facendo per campare il giornalista in un foglio di provin�cia dove l'hanno sbattu�to di brutto da Leningrado. Non sembra il massimo, come appeal. E poi invece si legge un libro caldo, vivo, molto diverten�te e di notevole interesse, perché risponde finalmente a una domanda che ci siamo posti infinite volte: come poterono tirare avanti sotto una dittatura comunista ancora pe�sante ma non più terroristica tutti quelli come noi, buoni soltanto a scrivere (o a recitare, fare fotografie, dipingere, tradurre, suonare il violi�no in quarta fila), privi di qualsiasi illusione circa il partito, i suoi slo�gan, le sue «direttive», e tuttavia incapaci di eroiche contestazioni, lontani dai circoli dei grandi opposi�tori, funghetti scettici, pigri, vili sot�to le ammirevoli querce dei Solzenicyn, dei Sakharov, dei Shalimov? Tiravano avanti con l'umorisnio e la vodka, questi giornalisti da quattro rubli spedili dalla città di Tallinn (quattrocentomila abitanti) qua e là per l'Estonia a commemora�re alte personalità defunte, esaltare campionesse sportive, intervistare costumisti, mungitrici, giovani turi�ste di passaggio, scienziati venuti per un convegno. Cronachetta bian�ca, insomma, e controllata in ogni virgola da funzionari politicamente ipercorretli e tremebondi. «Compro�messo» è costruito cosi: viene prima, in corsivo, la notiziola com'è appar�sa sul giornale. Segue il buffo raccon�to di ciò che è veramente successo. Una serie appunto di compromessi tra verità e impossibilità di scriverla Ma il contrasto non ha maiuscole, in lotta non vediamo Democrazia e Dittatura, Libertà e Oscurantismo, ma gentucola che si destreggia goffa�mente tra gli spigoli della censura e della nomenclatura locale, che sogna un permesso di viaggio nella Germa�nia Est, scarpe ungheresi, un biloca�le in periferia e vodka e vino in quantità risolutive. Una simile ban�da di simpalici sciagurati non può che combinarne di tutti i colori, con gli orari, le scadenze, le donne, i superiori, i cimiteri, le «conquiste» del partito. Tutti sono sempre sull'or�lo del licenziamento, tulli sono legali da una sorta di allegra solidarietà di perdenti, di talliti, e da quel genere ili serenità di chi non si aspetta, non può aspettarsi più niente dalla vita. Il Cechov dei racconti umoristici non è lontano, come osserva la curatrice. Ma qui manca ogni volo di alta e repentina disperazione, qui i dialo�ghi dei modesti attori sono pungenti, sfottenti, talvolta cinici, restando pero volutamente al livello del chiac�chiericcio tra colleghi, nessuno si azzarda (sarebbe un lussol a lasciar trapelare amarezza, disgusto Cosi dunque plausibilmente si viveva nel socialismo reale, a breve, senza vasti orizzonti, senza ideali, senza parteci�pazione. Scherzarci sopra era l'unica possibilità, come lo è ancora per molti non solo in Unione Sovietica. «Compromesso» di Sergej Dovlatov: uno scrittore non dissidente che ha fatto il gulag dall'altra parte, in veste di guardia L'Urss dell'era d�Breznev raccontata da un testimone annidato in un angolo minimo, in Estonia, che campa facendo il giornalista Sergej Dovlatov Compromesso Sellerio, pp. 283, L. 15.000 ROMANZO

Luoghi citati: Estonia, New York, Russia, Unione Sovietica, Urss