O credere o pensare: così Schopenhauer «scomunicava» i vu' cumprà dello spirito

O credere o pensare: cos�Schopenhauer «scomunicava» i vu' cumprà dello spirito O credere o pensare: cos�Schopenhauer «scomunicava» i vu' cumprà dello spirito ANTI l'RIMAAn.irlèto Verrccrhii» SCHOPENHAUER, con logica implacabile, ma spesso anche con sarcasmo micidiale, pren�de per le coma la teologia e l'atterra. Già l'idea che un essere personale, come vuole il teismo, abbia creato il mondo dal nulla è di un'assurdità colossale e fa a pugni con l'assoluta certezza che dal nulla non si crea nulla. Queste cose si possono forse credere, dice il filosolo, ma non pensare. Oltre a ciò il teismo pone all'esterno quello che è all'interno: la causa del mondo va cercata nel mondo stesso e non ANTI l'RAn.irlèVerrccrfuori di esso. E sia�mo noi stessi, non un individuo diver�so e staccato da noi, causa della nostra vita. Qui Scho�penhauer è in pertelta sintonia con il buddhismo. Alla religione, che chiama metafi�sica popolare, egli riconosco tutt'al più un valore allegorico, dato che la lìlosofia è falla per pochi: «Le reli�gioni, essendo state calcolate sulla capacità di comprensione della grande massa, possono avere solo una verità mediata, non immedia�la». Se però le religioni «vogliono opporsi al progresso dell'umanità nella conoscenza della verità, allo�ra, pur con tutta la delicatezza possibile, devono essere messe da parte. E pretendere che perfino un grande spirito uno Shakespeare, un Goethe si convinca e accetti implicite, bona fide et sensu pro�prio i dogmi di qualche religione è come pretendere che un gigante calzi le scarpe di un nano». Disgraziatamente i giganti dello MAi» spirilo sono molto piii rari di quelli fisici, e questo spiega perché i fabbrican�ti di scarpe o di ciabatte per nani, vale a dire i preti, facciano tanti affa�ri. E più si cerca di contra�starli, più essi, i «vu' cum�prà» dello spirito, imper�versano con la loro paccottiglia: miracoli, stigmate, Madonne tU le�gno che piangono lacrime di san�gue, favole insulse e via di seguito. «Quante fantasticherie dice Lucre�zio essi sanno architettare per sconvolgerli la vita e turbare col terrore ogni tua gioia». E hanno un mezzo sicuro per assicurarsi la cre�dulità del loro pubblico: gli castra�no il cervello fin dalla più tenera età e vi imprimono i loro dogmi. In altre parole, lo imprimano. E non c'è dubbio che un dogma ben impresso in un corvello tenero concresca con lui e diventi una specie di idea innata. Per questo la Chiesa ha sempre cercalo di accaparrarsi le scuole elementari, più ancora di quelle superiori. Con tale sistema, scrive Schopenhauer, i preti voglio�no garantirsi il «diritto di imprime�re molto presto i loro dogmi metafi�sici negli uomini, ancor prima che la capacità di giudizio si svegli dal suo leggero sonno del mattino, ossia nella prima infanzia: è il momento in cui qualsiasi dogma ben impres�so, per quanto insensato possa esse�re, si fisserà per sempre. Se i preti dovessero aspettare la maturità di giudizio, i loro privilegi non potreb�bero esistere». Invece sono sempre esistiti e continueranno a esistere, quei privi�legi, almeno fino a quando uno Stato veramente libero e laico non impedirà ai preti, che qui potrem�mo chiamare norcini dello spirito, di ca.-rare il cervello dei bambini. Semiamo Schopenhauer: «Solo quando il mondo sarà diventato aobastanza onesto da non imparti�re lezioni di religione ai ragazzi prima del quindicesimo anno cu età, ci si potrà aspettare qualche cosa da lui». E aggiunge : «Mediante il preco�ce indottrinamento, in Europa s�è arrivati al punto che la credenza in un dio personale è letteralmente diventata, in quasi tutti, un'idea fissa». Esce nella Bur Rizzoli iiO si pensa o si creda» di Schopenhauer, an�tologia di scritti (alcu�ni Inediti) sulla rellglona. Pubblichiamo un brano dell'introduzlonc di A. Verrecchia Arthur Schopenhauer O si pensa o si crede. Scrìtti sulla religione traduzionedi Bettino Betti e Anacleto Verrecchia. Rizzoli Bur, pp.330, L. 16.000 ANTOLOGIA

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