Un fantasma si aggira nella Germania del boom

Un fantasma si aggira nella Germania del boom Un fantasma si aggira nella Germania del boom RECENSIONE Luigi Forte CI aspettavamo un libro sulla nuova Gennania, e invece Hans-Ulrich Treichel, ger�manista a Lipsia, autore di poesie e racconti, librettista di Hans-Werner Henze, ci ha regala�lo un romanzo sui primi Anni Cinquanta: «Il fratello perduto», appena uscito da Einaudi, a due anni dall'edizione tedesca, nell'ot�tima traduzione di Silvia Bortoii. E' un libretto smilzo e pieno di ironia, un piccolo capolavoro della marginalità, un puzzle che racco�glie gli umori dell'immediato dopo�guerra con graffiarne ingenuità. Può succedere, quando l'occhio che scruta è quello di un ragazzo: ci avevano già provato, a suo tempo, Heinrich Boll in «Casa senza custode» e poi Gùnler Grass con il fortunatissimo «Tamburo di latla-t. Stare ai margini della pro�pria o altrui storia, in un ruolo secondario, acuisce lo sguardo e lo rende intransigente e beffardo. Capita anche al giovane narratore di Treichel afflitto dall'assenza di un fantomatico fratello maggiore, Arnold, di cui all'inizio dell'album di famiglia si conserva gelosamen�te una foto; il pupo, nell'ultimo anno di guerra, all'Est, seduto su una coperta di lana bianca. Dicono che sia morto di fame durante la fuga dai russi. Una delle tante tragedie di profughi in marcia dalla Prussia orientale verso Ovest. Qualcosa che uno scrittore come Treichel, nato in Vestfalia nel 1952, non ha vissuto sulla propria pelle. Doppia fortuna, per�ché della guerra ha sole sentilo parlare e delle sue conseguenze, negli anni della ricostruzione, può scrivere con dislacco ironico e linguaggio controllato, senza alcu�na sbavatura patetica. Da morto Arnold sarebbe un fratello ideale, perfino simpatico. pensa il narrature. Non c'è lutto migliore di quello che li libera da un concorrente sco�modo. Eppure anche cosi egli occupa un posto eccessivo nel cuore di sua madre. Figurarsi da vivo. Già, perché Arnold, a dirla tutta, è stato solo smarrito. Sua madre, incalzata dalle eccessive attenzio�ni dei soldati russi, lo consegnò frettolosamente a un'altra donna in fuga. Un bel guaio: vivere al�l'ombra del grande Assente e ora, per di più, dover partecipare alle ricerche tra le nevrosi dei genitori. Iniziano gli accertamenti e il romanzo prende il volo. Il trovatel�lo 2307, cosi registralo dalla Croce Rossa, potrebbe essere il vero RECENLuFo Arnold per quel «vortice di capelli sorprendentemente grande» sul la�to destro della testa. Ci si muove tra impronte digitali, esami del sangue e perizia genetico-antropologica di filiazione. Si insiste con l'indice di Rohrer, l'impronta di gesso del piede, la palpazione del cranio fino a determinare la lar�ghezza dell'angolo della mandibo�la. Passano sulla scena poliziotti, assistenti medici, luminari. Arriva�no referti da ogni dove, si spalanca�no gli orizzonti della famiglia con una gita al laboratorio di antropo�logia legale di Heidelberg, una delle scene più gustose del roman�zo. Il quale cresce lentamente su tale ossessione attraverso una scrittura in cui esattezza scientifi�ca e banalità quotidiana, freddez�za diagnostica e calore del senti�mento si alternano e frammischiaIONE gi e no nel resoconto im�placabile del fratello più giovane. Treichel ha lo sguardo un po' stra�niante dei grandi mae�stri del dopoguerra: grottesco, ma non straripante come Grass, vigilato e caustico come Thomas Bernhard, di cui usa perfi�no corti stilemi. E tuttavia nella grande metafora dell'assente, neltepica donchioscioitesca del fra�tello perduto ha trovato un tono del tutto originale e suggerito sul�la divisione tedesca e la Gennania del dopoguerra meglio e più di quanto potevano fare fior fior di storiografi. E cosi gli anni della ricostruzione, che qui risaltano nella figura del padre, che da comadino diventa un ricco grossi�sta di carni, e nei simboli della Ford Taunus o dell'Opel Olympia, si dilatano fino al nostro presente, alla problematica ricerca e realiz�zazione tedesca di un'unità di parti disperse e snesso tra loro non facilmente conciliabili. Ma é la leggerezza, lo sguardo ironico e triste, assurdo e disincan�tato di Treichel che affascinano, il miracolo di un mondo che nella banalità e nelle ossessioni quoti�diane scopre le sue storiche urgen�ze. Hans-Ulrich Treicnel ha una maschera perfetta; la finta inge�nuità che libera assurdi fantasmi. E ha un modo cosi accattivante per raccontarci il dolore: lo scio�glie negli occhi stralunali e mali�ziosi di un ragazzo a cui forse il mondo andrebbe bene cos�com'è senza l'ombra di un fratello. «IL FRATELLO PERDUTO» DI HANS-ULRICH TREICHEL: COME UN BAMBINO MORTO DI FAME (COSI' PARE) DURANTE LA FUGA DAI RUSSI CONDIZIONA UNA FAMIGLIA Un libretto smilzo e pieno di ironia, un piccolo capolavoro della marginalità, un puzzle che raccoglie gli umori dell'immediato dopoguerra con graffiarne ingenuità. Lo scrittore ha lo sguardo un po' straniante dei grandi maestri del dopoguerra: grottesco, ma non straripante come Grass, vigilato e caustico come Bernhard I romanzo di Hans-Ulrich Treichel «Il fratello perduto» è uno scampolo di ironia sulla Germania del miracolo economico Hans-Ulnch Treichel II fratello perduto trad di Silvia Boriol. Einaudi, pp. 93, L 18 000 ROMANZO

Luoghi citati: Germania, Olympia