Forse Guido e Stefano non erano soli
Forse Guido e Stefano non erano soli Forse Guido e Stefano non erano soli Viareggio, s'allarga l'indagine sull'eutanasia Vincenzo Tessandor�inviato a LUCCA Anche la luce, ora, sembra ferirlo. Piccole lame che filtrano dalla tappa�rella scura. La villetta bianca è pbarrala. «Guido? E' li», dice la madre con un soffio di voce e intende in camera sua, immerso nel sflenzb e nei pensie�ri. Ha CaUo lui le iniezioni letali a Stefano Del Carlo, purché (|ii(;ll() gliel'aveva chiesto, E ora lui è li, ogni tanio un'occhiata al pianoforti;, che non ha mai studiato ma che strimpel�la, sul ricordo di Bach, che adora. Lei, la professoressa Fernanda Tornei, in�segnante di lettere nella scuola media di-I paese, sembra Caiicare a capire cjiii.'llo che è successo. Tulli, (anno fatica, e qualcuno rinuncia: «Non è possibOe», tagliano corto Carlo, che ha 2'i anni, Nicola 22 e Michele 16. No, Guido non e del loro «giroi). Uno molto riservato, luna la famiglia De�gl'Innocenti lo è. Lom conoooono la professoressa, sono stati stiòt allievi, ma (aiido nini è un amico, un estra�neo, piuttosto. «Di quando in quando lo vediamo, �suoi amici l�lia altrove. Ma che abbia procurato la morte a qualcuno, non n possibile», E inveì» lo e: cinque iniezioni, ha stabilito il medico legale, Gilberto Martinelli. Cinque volte \»'.r tidare aiuto» a Stefa�no che, malato d�cuore, pensava di essere spaccialo, lui che, la vita, l'ave�va presa di [jetlo, era diventato «dot�tore in filosofìa» e, forse per questo, anni; racconta suo padre, «vedova il mondoda un'altra prospellìva». Ma com'è poss bile cho un ragaz�zo cosi ixrsalo abbia deciso di farsi slniinenlodi morte, in nomi!dell'amicizia? Com'è possibile?, si domanda don Fernando Tornei, che ò suo zìo. Lui ancora non lo ha visto il suo Guido, perché «prima devo assorbir�lo, questo colpo», Eutanasia, l'hanno diiamata ma don Fernando dice di andana piano. «Non penso che si possa procedere su quella problemati�ca, e del resto non si può scavalcare la morte ed è chiaro che fluido non aveva in munii! di fari! (lucilo. Forse è scattala soltanto la componenti! del�l'amicizia, forseòlutU) qui». Forse. Nella sua stanza, colma d�libri sulla filosofia. Guido ora s'inter�roga ed (! difllcile che possa darsi risposto a domande cosi grandi: ho fatto bene? ho fatto male? «Io penso che sia stato, non dico plagiato che è un lermino anche troppo grosso, ma perlomeno trascinato», osserva lo zio. «L'altro aveva in mano un progelto forte e lui si e lascialo [xirtare, nella sua ingenuità, a fare quello che ha fatto. No, jier lu�dev'essere stato, e qui vorrei che fosse chiaro il signìfìcatoche dosila panila, dev'inserì! stato, dicovo, un gioco». Poi prosegue: «Non ha problemi psichici, perche lo so che e a questo che si pensa subito, né di altro.tipo, che io abbia capito». Facoltà di filosofia a Pisa, sludi dignitosi, buono l'approccio con gli esami. Pochi gli amici: «Spesso, an�che quando veniva a trovarmi, lo faceva insieme con i genilori. Un po' chiuso? Forse. Ma frequenta il grup�po di Preddana, aiuta Raffaello, un ragazzo cieco di Lucca. Insomma, è impegnato e sereno. Disinvolto, an�che, nello studio, quello che si dice imo bravo. Ma gli manca qualche esperienza concreta \ìer affrontare �nodi della vita», ripete come a sé slesso lo zìo. Come si chiama uno che dà la morte? Anche Guido se lo é chiesto. «Che cosa diranno di me? E ixii, hanno capilo?». Lui si i: trovalo di fronte il procuratore della Repubbli�ca, ha ascoltato le domando, che quando son fatte da un magistrato ;issumono un sajxire strano e vengon chiamale «contestazioni». E allora non é più un botto o risposta, ma un qualcosa di simile a un duello, anche se chi li inquisisce ha il volto sereno del dottor Giuseppe Quattrocchi. Lo sai, cho li dovi difendere, forse non hai capito perché, ma lo devi fare. E [xii, quelle ciniiuc iniezioni di insulina, chi lo lo ha dotto che era lecito farlo? Davvero Stefano aveva il diritto d�chiedergli (inolio cho gli ha chiesto? «Moralmente, io Guido non lo posso condannare», osserva don Paolino Michelotli, che ha 75 anni e da 30 è parroco di San Martino in Kreddana. Ma togliere la vita a uno, non e sacrilegio? «La vita s�può togliere in tanti modi, anche con un incidente stradalo. Magari, lui e stato cosirolto a farlo, chissà, io li non c'ero. Certo, io non lo avrei fatto, neppure se mi avessero puntato una pistola alla tempia, ma questo non significa niente, non si può dire, per esempio, so sia slato una cattiveria. Ripeto, bisognava essere li. No, non riesco a capacitarmi.». Guido lo sa che se la cosa si fosse risaputa, sarebbe scoppiato un pande�monio e lui avrebbe rischiato non soltanto di finire sotto l'indice accusa�torio della gonte, ma anche l'arresto. E lo sa che le probabilità ora sono concrete, cho noi prossimi giorni potrcblje anche vedersi mettere le manotte. Almeno in modo figurato, ma�gari in casa. E forse qualcun altro ixiirebl*; finire sotto inchiesta; amici che erano a! corremo dello intenzioni di Stefano. Cosi, a Guido, non rimano che rifugiarsi in Bach. Lo zio prete difende Guido: «E' stato trascinato in una cosa più grande di lui» Stefano Del Grande, il ragazzo che a 27 anni ha scelto di morire per mano del suo migliore amico
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