«Sì a salvare una vita», «No a spegnerne un'altra» di Grazia Longo

«S�a salvare una vita», «No a spegnerne un'altra» «S�a salvare una vita», «No a spegnerne un'altra» Torino, i chirurghi riuniti a congresso divisi sulla decisione Grazia Longo I ORINO Cèchi ò convinto che Milagros e Marta andavano separate, il sacrificio di una vale la vita dell'altro. Ma c'è anche chi non esita a condannare questo sa�crificio. E' spaccato in duo il XIX congresso nazionale del�l'Associazione chirurghi italia�ni lAcoil, che si chiude oggi a Torino, al centro congressi del Lingotto. Tulli sono d'accordo su un punto: occorrerebbe conoscerò il caso nel dettaglio ma, men�tre alcuni difendono fermumnnle la scelta del coniitato etico dell'ospedale di Palermo, altri la condannano senza riser�ve. Il primo «si» arriva dal pro�fessor Eugenio Santoro, pri�mario chirurgo airistitulo Regi�na Elena di Roma e presidente della Società italiana di chirur�gia. «Non dobbiamo assoluta�mente dimenticare che il com�pito principale della chirurgia è quello di salvare la vita per quanto più è possibile». Anche se questo causa la morto di un'ultra persona? «Anche, pur�ché ciò implichi la salvezza d�un'altra vita: Marta potrà so�pravvivere grazio agli organi della sorella. In questa circo�stanza, poi, non possiamo nem�meno dire se ci troviamo di fronte a due indontìa distinte, 0 ad un'unica persona grave�mente malformata». Radicalmente opposta la po�sizioni; d�un esperto di cardiochirugia pediatrica. Per il pro�fessor Piero Abruzzese, prima�rio all'ospedale infantile torine�se Regina Margherita, provole la questione etica. «E' davvero pesa me ammette accettare l'idea di spegnere la vita di un ossero umano con un cervello in funzione, in grado di comuni�care sognali all'estemo. Mila�gros ha già stabilito una relazio�ne con la madre, trasferire alla gemella alcune parti dei suoi organi o anche solo il ventrico�lo sinistro del suo cuore signifi�ca spegnere la sua vita». Ma il professor Abruzzese non pensa solo alla piccola destinata a morire, si preoccupa anche per quella che sopravvivorà. «Non bisogna dimenticare dice le enormi difficoltà psicoiogicho che avrà, sapendo che è vissuta grazio alla morte della sorella». Totalmente in linea con l'ospedale civico di Palermo è, invece, il dottor Lorenzo Capussotti, primario della I divi�sione di chirurgia all'ospedale Maurìziano di Torino. «Lo scelliscismo sul piano elico va accantonato osserva -, perché il problema reale è garantire la salvezza ad almeno una delle due gemelle. Certo, è un sacrifi�cio, ma necessario, perché la chirurgia non può tirarsi die�tro di fronte alla possibilità di salvare almeno una delle due vile a rischio». Parole che non bastano, tut�tavia, a rassicurare il professor Fabrizio Benedetti Valentini, ordinario all'università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di chirur�gia vascolare od endovuscolure. «E' assolutamente impossi�bile non porsi un problema etico afferma -, perché in questo caso non solo abbiamo dinanzi due individui ben di�versi, ma anche due distinte e vigili attività cerebrali». E quindi? «Un conto è il trapian�to di organi prelevando gli organi da un cadavere, dove c'è morte cerebrale, tutto un'al�tra cosa l'espianto da una neo�nata dove l'attività cerebrale è più viva che mai». A rafforzore il «no» del professor Benedetti Valenlini c'è anche un altro dubbio. «Chi ci assicura s'in�terroga che senza la separa�zione chirurgica Milagros e Marta avrebbero sicuramente perso la vita?». Un'approvazione all'inter�vento aolle équipe coordinate dal professor Carlo Marcelletti arriva, invece, dalla Francia. Il professor Dominique Franco, responsabile del dipartimento di chirurgia all'ospedale Antoine Decleiro di Parigi non ha dubbi: «La separazione delle gemelline era un atto dovuto, impossibile evitare questo pas�so o accettare il rischio che morissero entrambe. Il proble�ma etico, a mio avviso, e ingiu�stificato». Tormentato dalle incertezze rimano, al contario, il profes�sor Piero Borasio, primario di chirurgia toracica all'ospedale San Luigi di Orbassano, alle porte di Torino. «A parte il fatto che si tratta di un'opera�zione a dir poco avventurosa, mi pare insensato il protagoni�smo dei chirurghi che hanno dibattuto troppo la questione sui media».

Luoghi citati: Francia, Orbassano, Palermo, Parigi, Roma, Torino