IL GIRO DEL MONDO IN BICI

IL GIRO DEL MONDO IN BICI dellaMt julfib 1 JT \ emona -^ Renato Scagliola IL GIRO DEL MONDO IN BICI A casa dissero che andavano in ferie ma tornarono solo due anni dopo LA domenica 2 settembre del 1956 racconta Candi�do Marìnacci di Giaveno, buon amico dei protagonisti di questa straordinaria avventu�ra partivano in bicicletta da Torino Adriano Sada, ragionie�re e Valentino Rolando, dotto�re in legge, ventinovenni, con una meta: quella stessa Torino che si lasciavano alle spalle in una giornata di pioggia a dirot�to, Torino che avrebbero rag�giunto il 15 dicembre del '58, sotto egual pioggia, dopo aver compiuto il giro del mondo. Ai genitori avevano detto che par�tivano per le ferie... Il viaggio durò 27 mesi (812 giorni) con 27.935 Km percorsi in bici, 300 tappo, 8 milioni di pedalate, avendo ciascuno a rimorchio un carretto di 20 kg più 50 kg tra tenda, materassini, pneumatici, sacchi a pelo, cuci netta, vestiario, farmacia, parti di ricambio. E' tutto piacevolmente descritto in un completo racconto autobiogra�fico scritto al computer in copia unica da Adriano, che me l'ha consegnato tempo fa nella sua casa di San Bernardi�no di Trana. Il progetto del viaggio rima�se segretamente in incubazio�ne per due anni avendo come sfondo fantastico i misteri del�l'Oriente, gli studi particolareg�giati sull'equipaggiamento e l'organizzazione logistica, le ricerche sugli atlanti e sulle enciclopedie, fino a program�mare la meticolosa suddivisio�ne dello tappe con tolleranza al metro. In pratica si trovaro�no poi nella necessità di devia�zioni anche di duemila chilo�metri. Vi era in loro un po' d'inco�scienza come quella del prover�bio turco che dico: «...per l'in�namorato Baghdad non è lonta�na», ma anche un desiderio immenso di conoscenza, di li�bertà, insieme con la curiosità di scoprire il proprio cambia�mento al termine di un viaggio intorno al mondo con le pro�prie forzo, i propri limiti, quasi come per un viaggio intorno a se stessi. Attraverso la Jugosla�via raggiunsero la Turchia, Damasco, Baghdad, Teheran, Kabul, New Dheli, Calcutta, Singapore, Gjakarta, Saigon, Yokohama, Tokyo, si imbarca�rono per Los Angeles. Di l�attraversarono gli States fino a New York ove si imbarcarono per La Spezia, e di l�rientraro�no a Torino. Partirono con pochi soldi, tanti quanti ne avrebbero avuti a New York al ritorno. Lavorarono dove capi�tava per mangiare, proseguire, pagare l'attraversamento de�gli oceani. Si appoggiavano ai Salesiani, ai Consolati, ai gior�nali locali che di loro scrissero moltissimo. In collegamento con i due quotidiani torinesi, furono sovente citati anche su «La Stampa», allora «La Nuova Stampa», e al ritorno furono fotografati con il sindaco Ame�deo Peyron che li ricevette in pompa magna. Il loro racconto è scorrevole come... una bicicletta in pianu�ra, costellato di incontri, di scoperte, di curiosità, di descri�zioni su usi e costumi, non privo di considerazioni filosofi�che, di constatazioni sul positi�vo della vita, sulla bellezza, sulle religioni, sull'amore. Emergono difficoltà, «la mia vita... per un bullone!», ma anche un elogio della biciclet�ta: «... C'erano momenti in cui si pedalava tanto sciolti e felici da desiderare di non arrivare mai in alcun luogo, fosse an�che il paradiso terrestre... In bicicletta, a meno d'insolita fatica, lo spirito è libero di folleggiare qua e là. Favorisce la fantasia, l'immaginazione, la poesia, la filosofia». La foto di questa pagina (Adriano è a destra), fu scattata a Singapo�re, davanti al locale concessio�nario delle biciclette Frejus, (celebre marca torinese oggi scomparsa), che erano le bici del raid. Adriano è da molti anni carissimo amico mio, e socio del Gr.an.gia (Gruppo Anziani Giaveno di cui sono presiden�te). Una malattia l'ha costretto su una carrozzella, offeso fisi�camente, ma è sempre lo stes�so Adriano che conobbi allora. Le sue considerazioni sul suo stato fisico si riassumono in un «è capitato a me». Non si commisera. Nella casa da lui progettata, con ampie vetrate, il giardino giapponese, in com�pagnia di sua moglie che affet�tuosamente lo cura, è sempre comunque attivo, sereno. Scri�ve, tiene conti, legge moltissi�mo, ascolta musica classica, ricorda ogni cosa con prodigio�sa memoria. Non ha perso il gusto per la battuta spiritosa, parla volen�tieri di politica, è accogliente e l'occhio buono sovente sorri�de. Ha un sogno: pubblicare il racconto che potrebbe essere un messaggio positivo per i giovani d oggi. Io e il mio gruppo vorremmo aiutarlo, ma è cos�difficile... Adriano Srida e I alentiho Rolando, da fanti a una Inittegn di ciclista a Singapore

Persone citate: Adriano Sada, Adriano Srida, Bernardi, Candi, Gruppo Anziani Giaveno, Peyron, Renato Scagliola, Valentino Rolando