Arafat-Peres, a Roma premesse di vera pace di Maurizio Molinari

Arafat-Peres, a Roma premesse di vera pace Arafat-Peres, a Roma premesse di vera pace Ma i due Nobel non annunciano la ripresa del negoziato Maurizio Molinari ROMA Trame mediorientali a Roma. «Yasser Arafat è determinato a porre fine alla violenza nei Territori e a favorire una veloce ripresa dei negoziati a Stoccol�ma»: sono state queste le parole pro�nunciate dal premio Nobel per la Pace, Shimon Peres, dopo un serrato faccia a faccia con il presidente del�l'Autorità nazionale palestinese. Il col�loquio romano era stato preparato, nella notte fra mercoled�e giovedì, da un primo incontro fra Peres e i collabo�ratori di Arafat, presente Jamal Heiein, uno degli inviati della Casa Bian�ca per il negoziato il Medio Oriente. Poi era stato lo stesso Helein a rendere visita ad Arafat (affiancato dal caponegoziatore Saeb Erekat) prima dell'arri�vo di Peres, L'incontro fina i due Premi Nobel per la Pace era importante perché Israele è interessata a sondare gli umori della controparte all'indomani di due settimane burrascose in segui�to ai gravi scontri avvenuti in Cisgior�dania e Gaza che non pochi a Gerusa�lemme avevano addebitato alla re�sponsabilità diretta di Arafat. «L'in�contro è andato bene, le premesse per riprendere i negoziati di Stoccolma ci sono», ha assicurato Peres, soppesan�do bene i tennini nel tentativo di allontanare ogni sospetto sull'impe�gno di Arafat a continuare il processo di pace. Ma, nonostante il clima di cauto ottimismo nelle due delegazio�ni, l'annuncio della ripresa dei nego�ziati (data possibile da ogp) non è arrivato. «Certo siamo ottimisti spie�ga Nemer Hammad, delegato di Pale�stina in Italia ma non vi sono stati passi avanti sul disaccordo esistente in merito alla scarcerazione dei pale�stinesi detenuti nelle carceri israelia�ne». Le parole di Hammad alzano il velo sullo preoccupanti notizie che ieri Arafat ha ricevuto da Gaza, da dove il Partito islamico palestinese, legato ai fondamentalisti di Hamas, ha usato termini bellicosi: «Se il linguaggio della politica non porterà alla libera�zione dei nostri 1600 detenuti, presto il nostro popolo potrebbe essere co�stretto a inviare i suoi eroi per rapire soldati israeliani». La tensione che si registra nei Territori palestinesi è stata uno dei motivi che hanno spinto Arafat a una grande prudenza duran�te i colloqui romani, sia con gli espo�nenti politici italiani sia con i suoi amici di vecchia data, come l'arcive�scovo Hilarion Capucci. «Siamo deter�minali ad andare avanti e ad arginare ogni violenza», ha ripetuto Arafat ai suoi interlocutori, come ad esempio il segretario della Cgil Sergio Cofferati. Dalle autorità italiane è giunto un forte incoraggiamento a centrare l'obiettivo fissato da Israele e palesti�nesi di raggiungere un'intesa sullo status permanente entro la scadenza del 13 settembre. «L'Italia in questo momento può aiutare a sostenere la pace», assicura il leader dei Ds, Walter Veltroni. «Bisogna proseguire con te�nacia sulla strada verso una pace giusta i durevole», ha incalzato il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, accogliendo a Palazzo Clùgi un Arafat «profondamente preoccupa�to per la tensione nella regione e il ritardo nel raggiungere le intese stabi�lite». «E' importale arrivare alla firma della pace», è siala l'esortazione del Capo dello Slato, Carlo Azeglio Ciam�pi, ai suoi due ospiti durante i colloqui al Quirinale. Amato con Peres ha parlato anche della situazione in Libano: il presiden�te del Consiglio ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera del premier israelia�no Ehud Barak die lo ha informato sul ritiro dalla Fascia di sicurezza e sulla necessità di rafforzare il contingente dei Caschi blu lungo il confine intema�zionale israelo-libanese. Non è un mistero che il governo di Gerusa�lemme guarda a Roma (olire che a Parigi) nella speranza di un invio di truppe ima volta che l'Orni avrà formalmente verificato l'avvenuto ritiro. La decisione finale spetterà a Palazzo Chigi, anche se negli ambienti della Difesa si lamenta «la mancanza di truppe da inviare all'estero a causa della forte presenza di soldati nei Balcani» di cui ha parlalo lo slesso ministro degli Eslori, Lamberto Dini, a marcine dei lavori del Consiglio Allamico conclusosi ieri a Firenze. Nell'hotel del centro storico dove Arafat ha sostalo si sono riti-ovali molti proiagonisli della comunità pale�stinese in Italia. Giornalisti, curiosi (alcuni con al collo il ciondolo dorato dell'iniero territorio della Palostinal e molli giovani. Uno fra questi era Muslafà Xhaled, alias llab Hassan, 31 anni di cui 15 passali in nelle priogioni romane perché responsabile dell'aitenuto del 1985 contro l'ufiicio della Brilish Airways che causò un mono e 14 forili. Muslafa, kofiah al collo, si dice ancora un feddayn, «ma adesso sono per la paco e non per la guerra». Ed è stato proprio lui uno degli orga�nizzatori della «Partita del cuore» all'Olimpico. Un segno dei tempi. Lo scoglio sono i 1600 detenuti palestinesi in Israele Da Gaza gli ultra minacciano: rapiremo soldati ebrei UN LUNGO «FLIRT»TRAI DUE LEADER USA Washington, 14 settembre 1993: viene siglato lo storico accordo di pace tra israeliani e palestinesi. E' la prima volta che Peres (nella foto mentre firma) e Arafat (alle sue spalle) si incontrano DAVOS Dopo una maratona di colloqui, nel gennaio 1994 Shimon Peres e Yasser Arafat raggiungono al vertice di Davos l'accordo sulla realizzazione dell'autonomia per Gaza e Gerico OSLO Sono i tre Nobel della Pace del 1994: a Oslo si incontrano (da sinistra nella foto) il leader palestinese Arafat, ■ii'ninistro degli Esteri Peres, il premier Yitzhak Rabin TABA Dopo una settimana di «clausura», Arafat e Peres a Taba, sul Mar Rosso, siglano nel settembre 1995 l'accordo sull'autonomia della Cisgiordania. Di fatto nasce l'embrione dello Stato palestinese