Delitto Marta, il pm alza il tiro

Delitto Marta, il pm alza il tiro Delitto Marta, il pm alza il tiro «Penepiù severe a Scattone eFerraro» ROMA La mattina del 9 maggio '97 Giovanni Scattone sparò dalla finestra dell'aula 6 dell'Istituto di FDosofia del diritto «ben sa�pendo che avrebbe corso il ri�schio di ucccidere qualcuno». Un rischio condiviso dal suo collega Salvatore Ferrara che, dopo lo sparo, si preoccupò di prendere la pistola e metterla in borsa. Il tutto sotto lo sguardo dell'usciere Francesco Liparata, che dopo una iniziale confessio�ne reciterà la parte del «finto tonto» e del «testimone muto come una Sfinge», e di una basista Gabriella Alletto che era appena entrata nella stanza. Per il sostituto procuratore generale Luciano Infelisi non ci sono dubbi: «Per la morte occa�sionale di Marta Russo, una fanciulla in fiore il cui percorso è stato stroncato da una azione scellerata», la Corte d'assise d'appello di Roma deve condan�nare Scattone a 22 anni di reclusione per omicidio doloso e Ferrara a 16 anni per il concor�so. Quattro anni di carcere inve�ce, devono essere inflitti a Liparota per favoreggiamento. Da quest ultima accusa il professor Bruno Romano, direttore del�l'Istituto, va assolto di nuovo anche sé «dal punto di vista etico la sua condotta è stata scorretta. In modo lucido e pacato, Infelisi ha contestato le conclu�sioni dei giudici di primo grado che condannarono Scattone a 7 anni di reclusione per omicìdio colposo e Ferraro a 4 anni per favoreggiamento. «Questo delit�to ha spiegato il Procuratore generale non è stato commesso per imprudenza, imperizia e negligenza. Ci sono tanti elemen�ti che sostengono la tesi dell'omi�cìdio doloso. Anzitutto c'è l'ar�ma portata nei sacri recinti dell'Università, L'arma, inoltre, è munita di silenziatore, segno evidente che non doveva tare troppo rumore al momento del�lo sparo. Per far partire il colpo, infine, si devono compiere alcu�ne laboriose operazioni. Scatto�ne, che ha usato le anni quando faceva il carabiniere, non ha sparato all'interno della stanza. Si sarebbe pensato ad una azio�ne sciagurata. No, ha sparato all'esterno ponendo la mano dall'alto verso il basso, dopo essersi affacciato alla finestra con Ferraro un'attimo prima». Dopo lo sparo sempre secon�do l'accusa -, Ferraro ha preso la pistola e l'ha messa dentro la borsa. Ha lasciato la stanza seguito dagli altri. Il suo ruolo «non è stato del sempUce favo�reggiatore. Lui ha agito in modo autonomo, tanto è vero che si è preoccupato di minacciare Lipa�rata ordinandogli di stare zitto». L'usciere dal canto suo, «è un personaggio che trasuda menda�cio da tutti i pori». Ha prima collaborato, poi si è chiuso nel silenzio. E' stato assolto in pri�mo grado perché, secondo la Corte, ha agito in stato di neces�sità in quanto oggetto di minac�ce. La realtà è che «Liparata ha mentito ha aggiunto Infelisi -, dopo aver ammesso di essere stato presente sul luogo del delitto. In seguito alla confessio�ne, poi ritrattata, e al ritrava�mento del biglietto in cui dice di aver visto Scattone e Ferraro affacciati alla finestra e di aver udito uno sparo, ha fatto il finto tonto». «Ha detto ha rammenta�to ancora il magistrato di non ricordare più nulla di quel gior�no. Dire, come hanno fatto i giudici di primo grado, che l'usciere ha agito in stato di necessità è stato un errore giuri�dico macroscopico. Il suo favo�reggiamento è stato essenziale e fondamentale nello sviluppo del�le indagini». Le minacce, di cui l'usciere ha detto di essere vitti�ma, «Devono essere concrete ed attuali. Liparata da anni vive tranquillo a Roma con la sua famìglia, lontano da 'ndranghetisti e 'ndrangheta». E Romano? Ha alimentato «il cli�ma ostile» all'interno dell'Istitu�to, diceva in giro che gli inqui�renti non avevano «niente in mano». Nulla di penalmente rile�vante, anche se dall'ambiente d�Giurisprudenza, «cuore del dirit�to», sarebbe stato lecito atten�dersi ha concluso amara il Pg «non dico ima collaborazione, ma almeno una apertura nei confronti di chi stava conducen�do le indagini». lg. f. g.] I genitori di Marta Russo, durante una delle udienze del processo

Luoghi citati: Ferrara, Roma