OLIMPIA nudi alla meta di Pierluigi Battista
OLIMPIA nudi alla meta Difiìise le prime immagini degli adeti per i Giochi australiani. Sorpresa: assomigliano a quelle di Berlino '36 OLIMPIA nudi alla meta Pierluigi Battista 0 UANDO Leni Riefenstahl «artista del regime» hitleria�no immortalava le figure armoniose degli atleti di Olympia, non c'era ancora l'Occidente ricco e pasciuto che, negli ultimi decenni del secolo, inventerà la religione narcisistica del corpo. Nell'età del ferro e dei totalitarismi il bel corpo asciutto e poderoso era ancora sottoposto al tabù dello sguardo, a meno di sublimarlo in chiave classicista come «opera d'arte vivente». Le Olimpiadi dei nostri giorni risento�no invece della fine di ogni tabù: il corpo è scrutato e voluttuosamen�te esibito in ogni sua piega, la bellezza diventa ideale di massa, un corpo ben fatto si trasforma nella griffe di una merce di lusso. Nel culto nazista del classico, la bellezza era un privilegio degli «eletti». Nello star-system, la bel�lezza diventa «democratica» e a disposizione di tutti. Il paragone tra gli atleti stilizza�ti dalla Riefenstahl e i corpi degli atleti del Duemila diventa d'obbli�go quando, alla vigilia delle Olim�piadi che avranno luogo in Austra�lia, la rivista Black + Wìiite pubbli�ca le immagini di ventinove atleti della squadra olimpica australia�na che hanno posalo nudi. E' la replica di un esperimento riusci�to: anche nel 1996, per le Olimpia�di di Atlanta, la rivista pubblicò un numero speciale dedicato al «nudo d'atleta» e in pochissimo tempo riusci a vendere 50.000 copie. Gli atleti oramai conoscono ogni dettaglio della società dello spettacolo, esibiscono acconciatu�re trendy, tute all'ultimo grido, orecchini, tatuaggi e chiome le più estrose. Non si vergognano della loro avvenenza, strizzano l'occhio alla sessualizzazione del succes�so. E invece, basta scorrere i filmati delle competizioni olimpi�che di qualche decennio fa, nel�l'epoca in cui non si era ancora imposta la società del benessere diffuso e dell'onnipotenza mediatica, per accorgersi che gli atleti, goffi nelle loro tute sformate, apparivano come monaci devoti alla religione dello sport. Faceva eccezione la Riefenstahl, un'arti�sta geniale e poliedrica, regista e danzatrice, fotografa e attrice, che sposò in pieno «l'estetica della politica» dove era imposta, ad uso del nazismo trionfante, la manipo�lazione ipnotica dei mezzi di co�municazione di massa. Per Hitler, la Riefenstahl aveva realizzato 11 trionfo della volontà dove il con�gresso della svastica a Norimber�ga si era trasformato in una notte dei maghi e delle streghe. Con il film su le Olimpiadi di Berlino del 1936, la Riefenstahl pagò invece il suo tributo alla creazione e al�l'esaltazione del mito «ariano». C'era anche Jesse Owens, ^anti�lope nera» che umiliò le pretese della «razza bianca». Ma mai co�me in quell'occasione un'artista riusci a realizzare i disegni di un regime che voleva comunicare un'immagine di potenza e la vo�lontà di un dominio incontrasta�lo. La fascinazione delle meravi�glie di un coipo armonioso è cosi forte nella Riefenstahl che, cadu�to il nazismo, l'artista tedesca dovette convogliare il suo occhio sul popolo nero dei Nuba, Ma la regista di Olympia non ha mai abbandonato la sua estetica classi�cheggiante. I corpi degli atleti australiani che si sono concessi al fotografo di Black + White comuni�cano una sensazione tutta diver�sa. Sia che espongano i loro corpi nudi protesi verso una mela che li sovrasta, come nell'immagine del�le atlete di softball, oppure che mantengano la loro armonia an�che raggomitolandosi in uno stret�to contenitore trasparente, come il nuotatore Grant Hackell. in ambedue i casi appare evidente la somiglianza con le pose delle mo�delle (e i modelli) dell'alta moda, E nelle pose nude di Tatiana Grigorieva si intravvede, più che la lezio�ne della Riefenstahl, la suprema�zia della ritrallislica pubblicita�ria, l'estetica delle riviste patina�te, le movenze delle copertine dei rotocalchi padroni dello «stile» contemporaneo. Non le venature in mostra e i muscoli scattanti dell'apoteosi neo-classica di scuo�la Riefenstahl, ma il bello standar�dizzato dei nostri giorni. Un bello democratico, diverso dalle tene�brose mitologie di chi proiettava nei corpi dogli atleti olimpici il marchio di una «superiorità» nel cui nome non si indietreggiò nem�meno di fronte alle più terribili mostruosità. Un bello da vedere e consumare. Prima di assistere in poltrona alle prodezze atletiche trasmesse in tv. Nel mito nazista dei classico la perfezione era unpiiuilegio degli «eletti». Nella società democratica è alla portata di tutti e il culto del corpo fa trionfare l'esibizionismo di massa A sinistra le immagini di Leni Riefenstahl. sopra gli atleti della nazionale australiana di pallanuoto
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