Legge elettorale, Fona Italia alza la posta

Legge elettorale, Fona Italia alza la posta Legge elettorale, Fona Italia alza la posta «Per il sistema tedesco non servono né tavoli né crostate» Maria Teresa Meli ROMA Non si può proprio dire che quella di ieri, per il governo e per la maggioranza, sia stata una grande giornata. Al Senato è mancato per ben quattro volte il numero legale sul decre�to che calmiera le polizze auto; alla Camera è accaduto lo stes�so (per «sole» due volte, però) sulla legge di riforma dell'assi�stenza. Come se non bastasse, c'è il dibattito sulla legge eletto�rale, che sembra lungi dallo sbloccarsi. Il centrosinistra non riesce ancora a trovare un accordo al suo interno e la Quercia non riesce a trovare un accordo con se stessa, divisa com'è, con i diessini che litiga�no tra di loro, in attesa della direzione del 5 giugno che non si profila di certo né facile né indolore. E Berlusconi sta a guardare. Il leader del Polo attende: o passa all'incasso ottenendo una legge elettorale simile al modello tedesco con i correttivi da lui immaginati, e segna, così, l'ennesima vittoria, oppu�re come appare più probabile non se ne fa niente. Quale sia l'andazzo che intende imprime�re il Polo alla vicenda lo si capisce già quando viene diffu�sa una nota dei capigruppo di Fi, An, Lega, Ccd, Cdu e Upr, nella quale si ribadisce «una volta di più che l'unica via d'uscita da questa illegittimità politica consiste nel restituire ia parola agli elettori». Lo si può anche fare dopo aver verifi�cato «rapidamente» la possibili�tà di una riforma, ma il gover�no deve tenersi fuori dal dibat�tito sui sistemi elettorali. Una mediazione-Amato non è gradi�ta: l'esecutivo «non può essere interlocutore in questo confron�to». Il quale confronto ha da tenersi nella sede appropriata: la Commissione Affari costitu�zionali. Niente inciuci perciò. Il ragionamento che Berlu�sconi va facendo in queste ore, in Sostanza, è questo: «Noi vinciamo contrapponendoci al�la sinistra, dunque non possia�mo fare inciuci perché perdia�mo voti e consensi, ma non possiamo nemmeno sottrarci al confronto». E qui subentra un'altra riflessione, che viene riportata da un altissimo diri�gente di Fi, molto vicino al Cavaliere: «Questo significa che noi giochiamo questa ma�no: se viene un poker, va bene, ma siccome sappiamo che quel�li ci servono un tris...». Il po�ker, è chiaro, sarebbe un siste�ma «simil tedesco» con un pre�mio di maggioranza che consen�tirebbe al Cavaliere di non farsi condizionare dalla Lega. La quale Lega, proprio per questo motivo, punta i piedi. In serata, però, Berlusconi incontra Bossi, per rassicurarlo e per convin�cerlo. L'ottica in cui si muovo For�za Italia viene illustrala dal capogruppo Peppe Pisanu in Transatlantico: «I ds spiega l'esponente "azzurro" aveva�no puntalo sul referendum per due motivi: mettere ordine nel�la loro maggioranza, e dare un sostegno al governo. Hanno fallito e ora, con la riforma elettorale, tentano di centrare di nuovo questi obiettivi, cer�cando una rivincita a nostro spese. Ma noi non ci cadiamo. In un mese si può fare benissi�mo il sistema tedesco con qual�che correttivo, ma senza aprire nessun tavolo né tanto meno mangiare nessuna crostala». «I nostri avversari prosegue Pi�sanu vogliono durare e, chia�ramente, tenteranno di allunga�re i tempi, mettendo in mezzo la finanziaria, l'Europa... e noi gli risponderemo che è dai tempi di Dini che ci sentiamo dire queste cose». Nemmeno l'apertura del premier sulla "par condicio" viene accolta come un gran segnale. uNon rappresenta sottolinea il capo�gruppo di l'i nessuna conces�sione». La situazione è compliéata. E la maggioranza è alle prese con l'ennesima grana. La Quer�cia non intende assumersi l'onere di presentare una propo�sta di riforma elettorale. Dovrà essere la coalizione nel suo complesso a trovare una solu�zione. Ma ci vorranno giorni e giorni. E non pochi compromes�si, viste le posizioni di parten�za. Nella segreteria dell'altro ieri Veltroni aveva addirittura ipotizzato: «Io riproporrei I Amato-Villone». Il mudello te�desco alla Quercia non piace. Anche il sistema delle provin�ciali, senza la modifica costitu�zionale dell'elezione dirotta del premier, rischierebbe di essere una riforma monca, o. peggio, un pastrocchio. «Sarebbe un passo indietro», è la constata�zione del segretario. Ma per Amalo, «se vi fosse la volontà politica vi sarebbe il tempo per approvare l'elezione diretta», II tempo, appunto, proprio quel tempo che Berlusconi non vor�rebbe concedere per non farsi imbrigliare dalla maggioranza in una storia senza fine. La maggioranza ancora lontana da una posizione comune Divisioni aperte anche nella Quercia A sinistra il premier Giuliano Amato. qui accanto il leader dell'Udeur Clemente Mastella o a a a n �L'ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita

Persone citate: Berlusconi, Ciriaco De Mita, Clemente Mastella, Dini, Giuliano Amato, Maria Teresa Meli, Peppe Pisanu, Veltroni

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma