Wojtyla, la grandezza del martirio

Wojtyla, la grandezza del martirio DOPO LA RIVELAZIONE DEL TERZO MISTERO DI FATIMA Wojtyla, la grandezza del martirio Come la sofferenza diventa un dono divino analisi Domenico Del Rio IL mistero (o il mito o leggen�da) si addensa sulla figura di Kami Wojtyla. Se ne può pro�spettare un quadro? Ficco, c'è una convinzione in lui, c'ò una convinzione in chi lo attornia. Non e soltanto la rivelazione di Fatima che profetizza su di lui. Egli stesso e «vaticinante» sul proprio futuro, consapevoli! del progetto che lo vedo al centro di una storia di martirio nel nostro secolo; Wojtyla, «poetaprofetan�te» fin dagli anni delle sue liri�che giovanili. Egli ha una concezione dram�matica della storia, sia della propria storia personale che di quella della Chiosa. In una sua poesia, ire anni prima della sua elezione! a Ponteuce, invoca: «Uiscia agire in me il mistero, l'alio agire I nel corpo affranto dalla debolezza, I simile a un araldo che preannuncia rovina». Anche la Chiesa, per lui, è dentro questo mistero di annun�cio e di sangue, Ancora in un'al�tra lirica: «Voglio descrìvere la mia Chiesa nella quale, nei seco�li I parola e sangue procedono insieme, 1 uniti dal sot'l'ioocculto dello Spirilo». E' l'interpretazio�ne che ha dato ora della soll'erenza dei cristiani noi nostro secolo, secondo la profezia di Fatima, C'è innanzi tutto uno scena�rio polacco nel quale Wojtyla sembra essere racchiuso già pri�ma della sua apparizione nella nostra stagione storica, F' la poesia o profezia di un visiona�rio poeta fuoriuscito dalla Polo�nia, Julius Slowacki, scritta a mela dell'Ottocento, che prean�nuncia un Papa della cristianità slava. E' un Pontefice intrepido, in lolla con il mondo, in tempi tumultuosi: Dio lo manda con clamore. Scrive Slowacki: «In mezzo ai tumulti 1 Dio scuole una granilo campana. I A un Papa slavo I ecco un Irono è preparalo I Egli non fuggirà I davanti alle spade come un ita�liano. I Ardilo come Dio, i fron�teggerà le spade. I Per lui il mondo clango». Nel suo primo viaggio in pa�tria, subito dopo reiezione, nel giugno 1979, Wojtyla sembra dare eco a queste parole. A Giezno, la sede ufficiale del Pri�mate di Polonia, grida: «Un Papa polacco, un Papa slavo, Dio l'ha voluto». Non è la convinzione cattolica dell'azione di routine dello Spirilo Santo nell'elezione di ogni Pontefice, Wojtyla si sente dentro un progetto di Dio, di Dio che guida la storia: «CriStO vuole che questo Papa polac�co, questo Papa slavo, renda manifesta l'unità spirituale del�l'Europa cristiana». Egli, misti�ca anima slava, sa già, a pochi giorni dall'elezione, quale sarà il costo di questo suo essere anda�to a finire sulla cattedra di Pietro? Ancora un elemento po�lacco interviene. In una intervi�sta su «Avvenire», il 18 maggio scorso, nell'anniversario dell'ollantesimo compleanno di Gio�vanni Paolo li, il cardinale Franciszek Macharski, arcivescovo successore di Wojtyla a Craco�via racconta: «Noi giorno dell'inaugurazionc solenne del suo Pontificato (22 ottobre 1978), Wojtyla citò il romanzo dello scrittore polacco Sienkiewicz: parlò della fuga di Pietro da Roma per mettersi al riparo dalle persecuzioni e del suo in�contro sulla Via Appia con Gesù, cui rivolgo la famosa domanda: «Quo vadis, Domine?», «Vado a Roma por essere crocifisso», ri�spondo il Signore. E Pietro torna sui suoi passi, torna a Roma, dovi;, come sappiamo, troverà il martirio. , Mi sembra chiaro prosegui; il cardinale che il Papa citando quell'episodio, voleva parlare di se stosso proprio nel luogo in cui Pietro sub�il martirio. Il Papa sapeva già, il 22 ottobre 1978, che di li a poco avrebbe sofferto un attentato? Forse si, ma la cosa più importante e che Gio�vanni Paolo II ha manifestato la sua totale disponibilità al marti�rio. In questo senso è stato un profeta: ha visto il progetto di Dio su di lui e lo ha accettato lino in fondo». Nel progetto c'era anche che il suo «sangue» venisse preannunciato a Fatima nel 1917 per la storia del secolo e poi che egli stosso, Wojtyla, lo assumesse pubblicamente come segno del�l'umanità che soffre. A Fatima, nel 1982, l'anno dopo dell'atten�talo in piazza San Pietro, s�presenta come l'immagine del dolore dell'uomo, dentro un con�lesto quasi di apocalisse. «Ec�co», dico, «il successore di Pietro si presenta qui come testimone delle immense sofferenze del�l'uomo, come un testimone delle minacce quasi apocalittiche, che incombono sulle nazioni e sul�l'umanità». Un giorno, eia vescovo, in una poesia, si era soffermalo a consi�derare la figura di Pietro e l'ave�va paragonata a un pavimento che viene calpestalo: «Sei tu Pietro. Vuoi essere qui il pavi�mento I su cui camminano gli altri, I come la roccia sostiene lo zoccolare di un gregge». E con�eludeva: «E il pascolo è la cro�ce». E' talmente radicala in lui la convinzione di appartenere, in quanto successore di Pietro, a un progetto di Dio nella storia che, non soltanto il tragico atten�tato in piazza San Pietro, ma anche una sua banale caduta nell'appartamento papale, con frattura di un femore, sembra essere collocata in un preciso disegno di sofferenza sacrificale por I umanità. Era un giorno ai primi di maggio del 1994. Wojtyla era appena uscito dall'ospedale. Af�facciato alla finestra, la domeni�ca, a mezzogiorno, sulla piazza San Pietro, parlava della propria sofferenza, della propria espe�rienza di dolore durante i giorni trascorsi in un letto. E vibrava di indignazione. Sorprendentemente, il Papa spiegava che questo suo dolore fisico non aveva una semplice provenienza casuale, non era una banalità avvenuta soltanto per accidente. Nella riflessione di Wojtyla, un Papa diventava come una specie di simbolo, di personificazione di un significa�to delle cose. Qual era la causa di quella sofferenza? «Oggi», diceva Wojtyla, «la famiglia è minaccia�ta, è aggredita». Lo era, secondo lui, dai governi, dai parlamenti, dai capi di Slato, dai potenti del mondo, che slavano per riunirsi al Cairo in una conferenza sulla situazione demografica nel mon�do. Ecco, c'ò una sofferenza della famiglia. E allora anche il Papa viene coinvolto in questa sofferenza, anche il Papa è «ag�gredito». In una logica di vecchia spiri�tualità cristiana o veterotesta�mentaria questo legame tra un male morale e un male fisico poteva anche assumere una for�ma di castigo divino, caricato per espiazione su un colpevole o su un innocente riparatore. Ma per Wojtyla esso è invece un «dono» che viene dal cielo (nella sua intensa devozione mariana, in un mese di maggio, egli lo vide venire da Maria) proprio perché è partec pazione a una ferita più vasta, che tocca l'uma�nità. Ed è appunto questo che faceva esplodere l'indignazione di Wojtyla: il mondo non com�prende qual è la misteriosa ragio�ne per cui egli, il Papa, sia diventalo un soggetto e un sim�bolo di dolore. «Capitelo», grida�va, «perché il Papa si è ritrovalo di nuovo all'ospedale! Capitelo perché il Papa soffre!». l'arClVCSCOVO di Cracovia Macharski: «Ha dimostrato di essere un profeta perché ha visto il progetto di Dio e lo ha accettato» Il Papa ha parlato Ieri davanti a una folla di 20 mila fedeli messicani Nella foto piccola. Suor tucia, ultima sopravvissuta dei pastorelli di Fatima

Luoghi citati: Cairo, Craco, Europa, Giezno, Polonia, Roma