La Svizzera sceglie di diventare Europa

La Svizzera sceglie di diventare Europa La Svizzera sceglie di diventare Europa Schiacciante maggioranza di s�agli accordi con l'Unione inviato a GINEVRA OGGI è davvero una domeni�ca di sole»: Pascal Couchepin, ministro svizzero del�l'Economia, sbolla in una frase poelico-meleorologica che, per lui il più prosaico e severo rappresentante del governo con�federale vale quanto l'intero Inno alla Gioia. La Svizzera ha compiuto uno storico passo ver�so l'Europa riconoscendo che il suo «isolamento» è, ormai, sem�pre meno splendido, se non ana�cronistico. Lo ha sancito il 67,2 per cento dei volanti che, al referendum per ratificare o boc�ciare selle importanti accordi bilaterali con l'Ue, ha espresso il proprio sì. Una sorla di «valan�ga» inaspettata e per questo ancor più esaltante. E' stalo travolto quel 32,8 per cento di cittadini che, schierali in partico�lare sotto le bandiere della Lega Ticinese e dei Democratici, ha manifestalo la propria contrarie�tà perché, da sempre, considera queste inlese alla stregua dei sette peccati capitali. Il «vade retro Europa» che è stalo filo conduttore di una accesa campa�gna elettorale, ha sedotto due soli cantoni il Tessin e lo Schwyz dei 26 in cui si è svolta la consultazione. Ma i fautori del no non ammainano le profezie di sventura: «Questi accordi' mine�ranno l'essenza slessa del nostro Stalo: annacqueranno l'orgoglio neutralista di cui è inlessula la storia svizzera e ci contageranno con lulla quella Babele di buro�crazia che c'è a Bruxelles». «Chi ha volato no, oggi, non è certo uno sconfitto: è solo una persona con differenti opinioni certifica con ovvia apertura Couchepin -. E anche i due cantoni dove hanno prevalso i contrari, si renderanno presto conto che le intese bilaterali saranno utili a lutti». Il ministro dell'Econo�mia è allento a rastrellare il maggior numero di consensi, an�che postumi, perché lullo ciò che ha a che vedere con l'Europa è materia da maneggiare con estrema cura. Ancora brucia la sconfitta patita due anni fa nel referendum che doveva sancire l'ingresso della Svizzera nello «Spazio economico europeo» e che, invece, lo bocciò con un fragoroso 51 per cento di no. Per questo i membri del Consiglio federale, oggi, garantiscono che «non dimenticano le inquietudi�ni di chi è contrario e le garanzie promesse» pur non nascondendo che, se messi in rapporto con la disastrosa consultazione di otto anni fa, gli accordi bilaterali appena avallati mostrano «una dimensione che va oltre quella economia e diventa politica. Per�ché consente di approfondire le relazioni tra Svizzera e Uè». Ma come è articolalo, voce per voce, questo pacchetto di intese ci,e è tappa di avvicinaper voce, questo pacchetto di inlese che è tappa di avvicina mento per un eventuale ingresso della confederazione in Europa? L'accordo più. importante e più accanitamente contestato ri�guarda la libera circolazione del�le persone. In sostanza Svizzera ed Uè si impegnano a facilitare, reciprocamente, l'ingresso nel loro mercato dell'occupazione. Ma, attenzione, l'apertura è ri�servala solo a uomini e donne «che abbiano già un posto di lavoro o dispongano di mezzi sufficienti per vivere». Il proces�so sarà graduale: l'Unione Euro�pea concederà la libera circola�zione negli Stali membri ai citta�dini svizzeri già dopo due anni; la Confederazione la introdurrà in modo progressivo, dal 2001 al 2013, sopprimendo i «contingen�ti di immigrazione» solo dopo un lustro. Corollario dell'intesa, il vicendevole riconoscimento dei diplomi professionali. Il governo elvetico annuncia passi cauti e assicura che si lascerà aperta alle spalle la possibilità di recede�re, appellandosi ad una «clauso�la di salvaguardia» qualora l'im�migrazione eccessiva determi�nasse pericoli economici o socia�li. Nessuna paura, allora: «Il nostro terrilorio non sarà invaso da cittadini comunitari e vi sarà una totale protezione contro il dumping salariale». Ma l'opposizinne incalza e disegna la Svizze�ra di domani come un campo di battaglia nel quale «un grande flusso di arrivi dall'esterno ina�sprirà la lolla per il posto di lavoro. Con ripercussioni che colpiranno sopraltulto le catego�rie più vulnerabili e la classe media». Questi fantasmi, però, hanno spaventalo, ieri, solo un votante su tre. Altro punto cardine degli ac�cordi che, come usa dire in quest'angolo di Europa culla del�la democrazia diretta, «il sovra�no» il popolo, cioè ha ratifica�to, è il patto sui trasporti terre�stri ed aerei. Per lungo tempo la Confederazione ha lenlalo di te�ner lontani i tir: dal prossimo anno capitolerà di fronte alle esigenze del commercio e si apri�rà ai mastodonti da 40 tonnella�te. Ma in modo che tenia la difficile coniugazione di necessi�tà e di virtù: le lasse stradale per gli autocarri in transito saranno più elevate e verranno impiegale per potenziare le ferrovie con il risultalo di frenare, a scalare dal 2005, il traffico pesante. Nuovo regime anche per le compagnie aeree di casa: potranno servire qualsiasi aeroporto europeo sen�za dover negoziare di volta in volta, come accade oggi, collega�menti e tariffe. E la rivoluzione tocca pure gli scambi industriali, gli appalli pubblici, la ricerca e l'agricoltura con la caduta delle barriere doganali e delle1 limita�zioni nel commercio di determi�nali prodotti. Da oggi l'Europa e, allora, un po' più vicina al Paese di Calvi�no. Si apre il tempo delle analisi: è siala una scella più ideologica 0 più commerciale? In altre paro�le: il volo è stato espresso dando più retta al cuore o al portafo�glio? Qui sorridono alla doman�da: cuore e portafoglio sono, spesso, troppo vicini per com�prendere da dove venga un si. l^^l Il ministro svizzero dell'Economia Pascal Couchepin, uno dei sostenitori del si

Persone citate: Pascal Couche, Pascal Couchepin