Com'è triste l'arte vietata nell'Urss del dopo Stalin
Com'è triste l'arte vietata nell'Urss del dopo Stalin IN ITALIA Com'è triste l'arte vietata nell'Urss del dopo Stalin Marco Vallerà UNO strano imbarazzo li prende a recensire questa mostra, che indubbiamente è quanto mai stimolante, a livello sociologico e di indubbio interesse, anzi, di grande curiosità politico-ideologica: l'arte vietata nell'Urss del dopo-Stalin, quando la libertà negala diventa un valore crudele, sofferto. Ma appunto, ed è anche una conferma, questa: l'arte può essere soltanto un fenomeno di potere, risolversi in una questio�ne di censure e di scappatoie, fonte di ribellione, di diktat e di dolori? oppure deve essere necessariamen�te altro? Il problema ideologico cosi scopertamente nudo, come un nervo scorticalo e vulnerabile, non diventa alla fin fine un elemento omicida, soffocato e cannibale? Ed infatti: siamo giusti, onesti smo all'autolesionismo. Se uno dovesse giudicare spassionatamente que�st'arte, scura e come impietrita, amalgamala di goffaggini e di aspe�rità, prodotta nella clandestinità più insidiata e nell'illusione di sfug�gire alle ferree leggi di un realismo sociale ancora di slampo zdanoviano, quale potrebbe essere il verdet�to? Chi mai potrebbe portarsi felice�mente in casa una di queste opere, rivelandosi rilassanlemenle lieto del proprio bottino? Poi uno inco�mincia a riflettere (sociologicamen�te) al carico immenso di dolore, di ribellione, al magma di tensioni sociali e di tormenti esistenziali che questa pittura luiulenta o gra�cile porta con sé, ed indubbiamen�te il giudizio non può che addolcir�si, ma la domanda di fondo rimane. Dov'è finito quell'immenso patri�monio di genialità e di autentica rivolta che la Russia delle avan�guardie ha come dovuto precipito�samente soffocare, quasi strangola�re nella culla di casa Stalin? E non è forse ancor poggio questo brodo equivoco e pasticcione, della quasilibertà pelosa concessa dagli Andropov o dai Breznev? Basterebbe, guardando le imbelli pallottoline di Zlolnikov o gli innocui collages d'oggetti di Borisov, ricordare la dirompente modernità dei Malevic o di Ivan Puni, che faceva già la pop ari di Oldenburg nel 1916! E adesso, povero Urss? Ad essere onesti, se si pensa all'originalità di certi teatranti, come Dodin o Nokrosius. di musicisti come la Gubaudulina o Schnitlke, o di ceni letterau da samizdai, senza conla�re il cinema, si ha l'impressione che con la piitura le cose si rivelino molto più critiche e deludenti. So�prattutto perchè ci sorprende il fatto che artisti che sin dal nome si vogliono "non-conformisti' finisca�no poi per rivelarsi dei modesti cloni: dei falsi-Michaux come Lion, dei cattivi-Gucdone come Shablavin, dei posl-post-Kilonov come Sveshikov. Vero: si tratta di una colleziono privata, di due singolari coniugi ebrei, i Bar-Gora, scampali all'olocausto e che si sono dedicali alla pillura perseguitata (e dunque non hanno 'scelto', ma hanno accol�to, ricevuto, ospitato) però è anche vero che la loro epopea, raccontala nell'utile catalogo Elocta, risulta in fondo, ahimè, l'aspetto più sugi',»1stivo della mostra, curata da Gior�gio Cortonova. A Verona esposte opere in cui sembra perduta le genialità delle avanguardie Dal ciclo «Circo», realizzato nell 969 dò Oleg Tselkov L'Arte vietata in U.R.S.S. 1955-1988. Verona. Palazzo Forti. Tutti i giorni tranne lunedi. Dalle 10 alle 19. Fino al 4 giugno
Persone citate: Borisov, Breznev, Dodin, Ivan Puni, Malevic, Oldenburg, Oleg Tselkov, Stalin, Stalin Marco
Luoghi citati: Bar-gora, Italia, Russia, U.r.s.s., Urss, Verona
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