Vademecum per sopravvivere ai trucchi dell'India misteriosa

Vademecum per sopravvivere ai trucchi dell'India misteriosa UNA GUIDA RAGIONATA PER I VISITATORI DI DUE CITTÀ DEL KERALA, TRIVANDRUM E COCHIN Vademecum per sopravvivere ai trucchi dell'India misteriosa REPORTAGE IL «flàneur» è una figura di girovago ben nota alla cultu�ra contemporanea. Si muove in origine nella metropoli occidentale, tra vie e piazze, come se fosse in un territorio esotico, pieno di meraviglie e sorprese da esplorare e cataloga�re. Il «flàneur» trasforma di fatto il nomadismo di sopravvi�venza dei primordi in atto raffi�nato di piacere estetico, in una cartografia minimalistica di pa�esaggi in apparenza già ben conosciuti. Esiste tuttavia un altro tipo di girovago, a noi più vicino per gusti e inclinazioni. Intendo il turista globale (che sia questa l'etimologia del termine «globe�trotter»?) disposto a percorrere in lungo e in largo il mondo intero, magari nell'arco di ottan�ta giorni. Oggi viviamo in un tempo post-tutto, in una dimen�sione di globalità smozzicata che ci impone percorsi a pac�chetto e a itinerari fissi, da «globe-trotter» minimalisti e a prezzo concorrenziale. Si può proporre, una volta giunti sul luogo e per uscire dagli schemi preordinati, una guida concisa e svagata, da vero e proprio turista minimale, delle insegne e cartelli che adomano le strade di due città del Kerala, Trivan�drum e Cochin. Anche noi, co�me il «flàneur» dei bei tempi andati, cerchiamo di mutare un puro fatto di sopravvivenza, l'orientarsi in una città a noi sconosciuta, in un sia pure mo�desto piacere del testo: la lettu�ra delle insegne. La prima sfida da superare è con l'inglese parla�to o scritto in India. Si tratta di una bngua irriducibile a qualsi�asi norma che non sia l'autore�golazione («swadeshi», in Indian English) più libera che ci sia, in una frenesia post-colonia�le di forte creatività espressiva, ma non sempre comunicativa. Usciamo dunque dall'albergo e muoviamoci attorno. Vogliamo portarci dietro dell'acqua da bere? (Ormai, dalla guerra del Golfo in poi, la bottiglia di acqua mineraL è un accessorio indispensabile per il viaggiato�re, sia militare sia civile). Ci verrà proposta una misteriosa e non meglio identificata «regular water». Grazie, meglio di no, in quanto il termine indica la semplice (ma non tanto pura) acqua del rubinetto, che dovreb�be essere bollita e magari non lo è affatto. Ali, in «Regular En�glish» l'acqua del rubinetto si dice «tap water». Bisogna poi contrattare sino all'ultima ru�pia il prezzo del giro con il guidatore del «phul-phut», desi�gnazione onomatopeica del�l'adattamento esotico a simil-taxi di un furgoncino tipo il no�stro Ape. Conosciuto anche, con appellativo più sobrio e meno scoppiettante, come «tbreewheeler», treruote. Alla nostra proposta di andare a «meter» (tassametro) ci viene a) richie�sta una cifra esorbitante, b) di viaggiare in alternativa con il «meter upsìde down», di proce�dere cioè a tariffa doppia. Mi sia permessa a questo punto una piccola disgressione. Esor�bitante deriva da esorbitare, che nel linguaggio di Shakespea�re indica l'atto di chi viaggia oltre i confini del proprio mon�do natio: oggigiorno l'idea di andare oltre si è spostala a indicare l'eccesso di tariffa. «Upside-down» (alla lettera: al�l'inverso) evoca il mondo a contrario degli Antipodi, il Carnevale come trasgressione con�tinua. Aboliamo quindi le rego�le e parliamo, anzi esorbitiamo. Per prime notiamo le insegne dei ristoranti. Incombe di nuo vo l'equivoco linguistico; nell'Indian English parlato nel Sud del Paese il banale termine hotel indica il ristorante. Si distinguevano un tempo due tipi di hotel: «brahmin» (con cucina solo vegetariana) e «mili�tary» (dove si poteva avere anche della carne). Oggi questi due termini sembrano essere caduti dall'uso comune, sostitu�iti da altre diciture. Per esem�pio, un «egg center» (centro delle nova) sta per locale vegetariano (in alternativa con il me�no criptico «vegelarian hotel»), mentre se cercale un posto tranquillo (e si presume non troppo caro) vi rivolgerete a un «family restaurant», dove vi sarà proposto un «family pack» (un pacco famigliare, ma non è quella cosa che a noi piemonte�si può venire in mente), ovvero un menu per tutta la famiglia. Se siete soli, l'alternativa può essere la «thali» di mezzo�giorno, un menu fisso vegetaria�no servito su un vassoio di acciaio (più simile a una teglia, direi), con tante coppette d'iden�tico materiale che contengono verdure e condimenti assortiti. Intanto l'occhio coglie un cartel�lo stradalo di stop, del quale ammiriamo la ben scandita pre�cisione pedagogica, «Cars = stop look and procecd». E' tempo di pensare a qualche acquisto. Se abbiamo bisogno di francobolli farà al bisogno uno «stamp vendor» (chiedere dov'è ci varrà la risposta «the shop is coming», cioè sta arrivando, ossia è vicino). Se abbiamo biso�gno di una fotocopia o di com�prar© del dentifricio chiederemo una «xerox» o un «colgale», mentre «casio» non indica un orologio ma una tastiera elettro�nica. Come il lettore avrà già capito, in Indian English una particolare inarca può stare per l'intera categoria di merci. Per spese più generali ci rivolgiamo a uno «shopping center», i cui negozi annunciano che «our tradition is fifly years ahead» (la nostra tradizione è in avanti di cinquant'anni). Ci tocca fare un rogalo di compleanno? Nien�te paura: non mancano i gioiel�lieri con un vasto assortimento di «birth slones» (pietre della nascila), adatte per l'occasione. La nostra attività di «sign trollers» potrebbe prolungarsi all'infinito, ma ormai ci gira la testa di fronte a tutte questo «agencies» (negozi), una dello quali vende dei misteriosi nraw melerials», ovvero dei «meleriali» grezzi, o magari «crudi» C'intriga anche la scritta «bag sealer», ciio pubblicizza l'inte�ressante attività di «sigillaloro di borse», anche se in realtà l'eccentrico «sealer» dovrebbe staro per «seller», venditore. Ci rassicura tuttavia la presenza di una «police control room», ossia di un posto di pronto intervento. Arrivali nella no�stra stanza con «attached bathroom» ci ristoreremo con del�la «lin boer» (birra in lattina) o se astemi con della buona «Thums Up», il plagio locale indiano della Coca Cola. Una decina di anni fa un tifoso del Toro avreb�be potuto deliziarsi (o consolar�si) con una bevanda color grana�ta, «Torino», il cui logo riprodu�ceva lo stemma della squadra. Oggi non è più prodotta. LA PRIMA SFIDA DA SUPERARE E L'INGLESE SCRITTO E PARLATO ESEMPIO: SE VI OFFRONO UNA BOTTIGLIA DI REGULAR WATER, MEGLIO DI NO, È LA NON TANTO PURA ACQUA DEL RUBINETTO Nei Sud «hotel» sta per ristorante. Un tempo erano di due tipi: «brahmin» (solo verdure) e «military» (anche carne). Oggi questi due termini sono caduti dall'uso comune, sostituiti da «egg center (vegetariano) A sinistra: barche lungo i canali del Kerala. A destra: un vecchio indiano si disseta con una «Thuim Up». il plagio locale della Coca-Cola.

Luoghi citati: India, Torino