Ciak, si trama di Bruno Ventavoli

Ciak, si trama Ciak, si trama ANTEPRIMA Bruno Ventavoli QUANDO il treno dei Lu�mière sbuffò per la prima volta sullo schermo non nac�que solo il cinema. L'umani�tà cambiò lo sguardo del mondo. Da quel giorno i pensieri, i sogni, le illusioni, le speranze, non furono più gli slessi. E nemmeno la scrittu�ra. Ne sa qualcosa Paolo Taggi che ha setacciato oltre trecento roman�zi e racconti in «Storie che guarda�no» (Editori Riuniti, pp 314, L. 30.0001. Lo studioso di linguaggi radiotelevisivi ha steso la sua rete e catturato migliaia di pagine che hanno a che fare con il cinema. Da Isabel Allende a Banana Yoshimoto, da Peter Handke a Baricco, da Rushdie a Tabucchi, Dai libri cult a quelli dimenticali. Ne risulta un gigantesco blob, una specie di nuo�vo film o nuovo babelico romanzo, dove tutto si mescola. Personaggi che scivolano dai proiettori alle parole di carta. Ed eroi di letteratu�ra che sognano di finire sullo scher�mo. L'amico americano dello sceneg�giatore di Meìampus, di Ennio Flaia�no, odia il cinema commerciale perché «dà false informazioni sulla vita» e quello sperimentale perché «dà false informazioni sui sogni». Anche il giovane Holden di Salinger sostiene di detestare i film. Ecco due sedicenti nemici del cinema. Forse nemmeno troppo convinti. E comunque membn d'una specie rara: gli iconoclasti della celluloide. Perché la letteratura del Novecento è piuttosto un'immensa dichiarazio�ne d'amore al cinema. Esplicita. Entusiasta. Quasi maniacale, come nei dettagliati resoconti di Soriano o Puig. Oppure più lieve. Più snob. Più citazionista. Attizzata dal sorri�so morbido di Marilyn Monroe o dal petto esuberante di Raquel Welch. Dalla fossetta di Kirk Douglas o dal passo leggero di Fred Astaire. E se non sono volli, sono oggetti, fram�menti, che bucano inaspettati la trama letteraria. Una locandina. Un fotogramma. Un sacchetto di pop com. Un drive in. Un locale dove accadono cose misteriose e horror. La ragione più semplice del suc�cesso lo sanno da cent'anni pU esercenti è che il cinema è felicità che costa poco. Nel buio, dove si mescolano odori e fragranze, si possono scordare e trovare molte cose. Nel Tradimento di Rita Hayworth, di Manuel Puig, un uo�mo guarda storie per dimenticare i conti in rosso del negozio. Willy, in Famose patate di Joe Cottonwood, è stato nel Vietnam, è diventato barbone, e trova una terapia per cancellare orribili ricordi: gira l'America migrando da una sala all'altra. Per scacciare il sonno e non sognare la morte. L'altra ragio�ne è che il cinema si infila tra le crepe di questo secolo «grande, mi�serabile, decisivo» come lo defini�sce Eduardo Galeano per ispirare comportamenti. Lo schermo inse�gna a baciare, uccidere, conquista�re lo spazio, ammazzare vampiri, vincere i pregiudizi, corteggiare le donne, giocare a poker. In .Rumore bianco ai Don DeLillo, Richard Widmark, mentre spinge giù dalle scale una vecchia in carrozzella, offre una risata sadica da imitare, un modello ideale per superare i perio�di difficili della propria vita. Nell'Ul�tima estate, di Picouly, Humphrey Bogart è un modo di fumare. In Mark Leyner, Mary Poppins ispira curiosamente il rapimento di una turista inglese e suscita l'invidia di classe. A ciascuno il suo. L'immane galassia di immagini che si è depo�sta nei nostri occhi offre i ricordi più disparati. Fabio Fazio ricorda nel suo nostalgico /Inima Tour le sale parrocchiali, capolavori obliatissimi come L'ultima neve di pri�mavera di Raimondo Del Balzo. Michele Serra rievoca l'imbarazzo liberal della visione delle coppie che fanno l'amore insieme in Zabriskie Point. Janet Frarae, in Dentro U muro, recupera attraverso immagi�ni di film il proprio doloroso viaggio nella follia. Nel Saltatore del Muro di Peter Schneider, un gruppo di amici cinefili della Ddr, quando a Berlino si fronteggiavano capitali�sti e comunisti, sfidavano la motti e la polizia per inebriarsi clandesti�namente di libertà con le proiezioni sulla Kurfurstendamm. Naturalmente al cinema ci si innamora. Non solo di ciò che si vede. Ma anche di ciò che si può toccare. Che è a portata di mano. Chi non ha mai cercalo un bacio con la complicità del buio scagli il primo biglietto. In Habitus di James Flint, una ragazza perde la verginità al cinema: è con un ragazzo che man�co conosce; potrebbe fuggire, ma resta; finché cento milioni di sper�matozoi festeggiano e decine di acari banchettano con l'imbollilura della sedia. In rerritorio di David Leavitt una madre anticonformista accompagna il figlio gay con il suo giovane amante: Esther Williams si avventura in un musical subac�queo, mentre i due ragazzi si cerca�no e si trovano. Sally, protagonista del Diario infimo di Sally Afara di Queneau si fa invitare al cinema da un uomo appena conosciuto: è gra�ta che lui le abbia pagato il biglietto, è felice di aver chiacchieralo duran te il cinegiornale, e vuole dimostra�re riconoscenza accarezzandogli l'avambraccio. Ma sbaglia bersa�glio. La sua mano finisce sulla coscia. Indugia. E mentre il sedere della Harlow riempie d'miprowiso lo schermo, l'uomo caccia un sospi�ro straziante, respinge violentemen�te le dita della volenterosa fanciul�la, il pubblico vicino chiede silen�zio. Usciti dal cinema, lui se la svigna freddo, con il cappello bloc calo contro l'inguine. Nei film suc�cessivi lei non ripete più l'errore. Alan Ladd sparge il suo fascino fin nell'Appennino ligure delle Rose di Evita di Orengo. Bernard HenryLévy spiega l'effetto turbinoso di Johnny Guitar o di James Dean su un ragazzino nella Parigi Anni Cin�quanta. Le star bianconere o quelle technicolor della Hollywood classi�ca suscitavano idolatrie senza confi�ni di spazio e di tempo. Ora molle cose sono cambiale. Il cinema ha smarrito magia. Si compiace della povertà. E' spesso, dichiaratamen�te, antidivislico. Non è più «come una volta» scrive Mdnerney. Eppu�re sopravvive nei romanzi adrenalinici o giovanilisti della modernità. Dalla generazione X di Coupland a quella cannibale di Simona Vinci. Magari in videocassetta. Magari «omaggio» dell'Unità. Enrico Brizzi, in Jack Friisciante sciorina una esuberante filmogra�fia, accanto a Jean Gabin (sentilo nominare raramente), ci sono Bran�do, Gioventù bruciata, Kaurismàki, Coppola, Kubrick, Nanni Moretti e la Archibugi. Nell'Bfà di Litlù di Almudena Grandes la protagonista osserva partecipe le evoluzioni di anonimi corpi nei film pornografici. C'è chi ha desiderato i costumi percalle di Annette Funicello Le cerniere di Rita Hayworth. Il bion�do di Marilyn. Ut Minnie ili Wall Disney. 1 muscoli di Charlton He slon. Lo sguardo di Omar Shariff Per molli, i miti sono stali carburan�te del desiderio. Por altri, oggetto di tormentoso raffronto. Chissà quan li mariti e quante mogli hann» sofferto, spiando lo sguardo ammi rato del partner U simpatico i( ono clasta Paco Ignacio Taibo 11 rendi giustizia d'ogni frustrazione. Ridi mensionandoun mito, llpm grandt dei miti. «Ouelli che da anni insista no ad ammirare Humphrey Bogai in Acinw del Sud hanno vissuto nell'errore. Se avessero guardato attentamente il film, avrebbero sco�perto che chi tiene la padella per il manico è Lauren Bacali; coglionazzi, le nebbie cerebrali gli hanno impedito di giungere ali illumina�zione». Una singolare esplorazione di tutti i romanzi (oltre trecento) ispirati dal cinema, un blob letterario di registi, film e dive attraverso pagine da Salinger a Soriano da Puig a Mdnerney da Leavitt a Picouly da Flaiano a Brizzi -W-^ : If

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