Cossiga: Amato-Berlusconi l'accordo unica via alla riforma di Ugo Magri

Cossiga: Amato-Berlusconi l'accordo unica via alla riforma LEGGE ELETTORALE: PARLA L'EX PRESIDENTE Cossiga: Amato-Berlusconi l'accordo unica via alla riforma intervista Ugo Magri— -r—^-^ VA a votare, presidente Cossiga? g T «No, non ci vado». 'Sii Come mai? «Perché non voglio che si rag�giunga il quorum sul referen�dum elettorale». Proprio lei, immortalato tra i firmatari? «Firmai per coerenza, visto che avevo votato contro la legge "Mattarellum". Ma non ho mai pensato che il moncherino otte�nuto con l'amputazione della quota proporzionale potesse far bene all'Italia». Che conseguenze teme? «La spaccherebbe malamente in due. Da una parte questo pasticcio del sinistra-centro. Dall'altra un centro-destra do�ve Forza Italia trionferebbe a spese degli alleati, ritardando la propria marcia verso il popo�larismo europeo». E se invece il referendum non dovesse passare? «Resterebbe una legge che man�tiene una certa articolazione nel centro-destra. Utile domani per farla vincere». Quindi lei non vota anche perché desidera una vitto�ria della Casa delle liber�tà... «E' così». Si definisce un democrati�co di sinistra, e poi va col Cavaliere? «Del passato non rinnego nulla. Sono un cattolico liberale e sul piano culturale di sinistra, perché la libertà è sempre di sinistra. Rivendico come titolo d'onore l'aver sostenuto la poli�tica di Moro, quando puntò al raccordo col Pei per affrontare i problemi dell'emergenza eco�nomica e del terrorismo». Berlusconi proverà orro�re... «E' per questo che non sono del Polo, di Forza Italia e tantome�no berlusconìano. La dialettica comunismo-anticomunismo va�leva un tempo. Oggi è estranea alla realtà italiana ed europea». Comunismo a parte, che altro vi divide? «Per esempio, il modo in cui Berlusconi esercita la sua lea�dership su Forza Italia». Cosa non va? «Diciamo che alla lunga un partito senza dialettica intema diventa un puro strumento di potere personale. Dove l'unico pensiero che conta è quello del leader. Ma quando c'è un pen| siero solo, le possibilità di erro�re diventano esponenziali». Qualche mossa Berlusconi l'ha azzeccata, non crede? «Altroché. Ai miei occhi ha un grande merito: l'aver dato casa nel 1994 a quei milioni di elettori della De, del Psi, del Pli, del Pri, del Psdi, che erano stati sfrattati dalla gioiosa macchi�na da guerra occhettiana. Berlu�sconi tenne insieme i ceti mode�rali, che lo ricambiarono facen�dolo vincere. Poi, però, ha per�so un'occasione». Quale? «Quella di costruire un movi�mento liberal-democratico d'ispirazione cristiana, come Adenauer. O di fare un partito riformatore di massa, tipo quel�lo di Aznar...». Lei non condivide l'antico�munismo del Cavaliere, il modo in cui spadroneggia nel partito e gli rimprove�ra grandi occasioni perdu�te. Però si augura che vin�ca. Si aspetta qualcosa? «Ma le pare che dopo aver ricoperto lutti i ruoli della Repubblica io possa nutrire ambizioni? Fosse per questo, con i miei "Quattro Gatti" non resteremmo un minuto di più. Basti vedere come ci ha usati: da grande signore rinascimen�tale. Ospitati in auguste dimo�re, trattati con estrema corte�sia, ringraziati. E sulla via del ritomo, quando i Quattro Gat ti erano tutti allegri e contenti (io. Gatto Mammone, avevo preso prudentemente un'altra strada) li ha tatti scaricare nel fossato dal capo dei suoi bra�vi». Si riferisce alle poltrone delle giunte regionali? «Lei parla di cose che mi danno enormemente fastidio. Berlu�sconi sa che ci occupiamo di politica e non di posti (anche se gli consiglierei di non esagera�re, perché le prossime elezioni si vinceranno per un soffio e perfino Quattro Galli possono essere determinanti)». Perché, allora, si comporta cosi? «Forse pensa di aver bisogno di collaboratori, non di alleali. Come nell'impresa, anche in politica crede, o deve far crede�re, che lui basti a se stesso e non abbia bisogno di altri per vincere. Non può quindi per�mettersi di essere grato. Tanto che nei rapporti con lui mi regolo sempre in base al detto: "Nessuna buona azione resterà impunita"». Buscate i calci, ma lo ap�poggiate. Fino a quando? «Finché si dimostrerà possibi�le costruire un centro parten�do dal centro-destra, essendo�si dimostrato impossibile far�lo dall'altra parte. Dove D'Ale�ma ritenne di rinunciare alla mia collaborazione leale, per buttarsi nelle braccia di chi poi l'ha pugnalato...». Ora ci prova Mastella a fare un centro. «Se ai tempi dell'Udr mi avesse dello che il suo problema ora diventare un luimcro uno, l'avrei subito accontentato. Chiamandolo Capo. Cosi avrem�mo risparmialo tanti disturbi al Paese...». Mastella vuole stringere un patto con D'Antoni. «Un'alleanza slorica, o quasi. Ma non so se sarà indirizzata a sinistra. Anzi lo so: ci andrà se vincerà il centrosinistra, andrà dall'altra parte se vince�rà il centro-destra». Non crede che il centro debba comportarsi pro�prio cosi? Una volta di qua, una volta di là. «No. Serve il bipolarismo». Tra destra e sinistra? «Dopo le coraggiose posizioni di Fini contro razzismo e totali�tarismo, mi sento "distinto" e non più "distante" da An. Però la destra resta troppo debole per essere l'alternativa alla sini�stra». E quindi? «Quindi il bipolarismo, in Ita�lia, non può che essere tra sinistra e centro. Due alleanze contrapposte: una con un asse portante socialista, più cattoli�ci e repubblicani di sinistra: i La Malfa e le Sbarbati. L'altro schieramento incardinalo su un partito liberal-democrati�co di ispirazione cristiana, il cui nucleo non può che essere Forza Italia. Se vincerà il cen�tro-destra alle prossime elezio�ni, mi batterò perché quanti aderiscono al Ppe si uniscano in un unico partito, alleato con An e con le formazioni regionali». Tipo Lega? «Non solo. Spero anche Svp e Uv. Senza trascurare cosa sta maturando in Sardegna...». — Cosa matura nella sua iso�la? «C'è una fetta di politica che si richiama all'antica De, al sardi�smo, all'autonomismo estre�mo ma non eversivo. Tutte forze insofferenti dell'egemo�nia diessina e dell'aziendali�smo berlusconiano. che mi au�guro possano ritrovarsi in un partito nazionale sardo e, do�mani, nella Casa delle libertà». Non penserà. Presidente, che tenendoci il Mattarel�lum arriveremo mai al bi�polarismo... «Non lo penso affatto. Per questo auspico che gli ultimi mesi della legislatura servano a fare una nuova legge eletto�rale. Amato e Berlusconi provi�no a mettersi d'accordo». Propone ima crostata insie�me? «Stavolta potremmo chiamarlo "pattodel tiramisù": nuova leg�ge, e poi a volare, come richie�de giustamente Berlusconi». il premier sembra troppo debole per riuscirci. «Abbia coraggio. Se non altro per ragioni di calendario: i Bruti abbondano, ma le idi ili marzo sono già passate». Il Cavaliere preferisce lo scontro coi comunisti... «Da mesi gli dico che non può continuare cosi. Hanno prova�to a dirglielo anche Karamanlis e Agag. Ma forse le frequentazioni europee gli fa�ranno capire che il comuni�smo e finito e la dialettica, oggi, è tra socialismo e popola�rismo». Capiranno, lui e Amato, che debbono trovare un accordo sulla legge eletto�rale? «Lo spero contro ogni speran�za». Lei avrà un ruolo tra i due? «Ma che dice! Non hanno certo bisogno di me per mettersi d'accordo. Cosi come Berlusco�ni non ebbe bisogno di me per accordarsi con D'Alema sulla Bicamerale». «Dal patto della crostata a quello del tiramisù...» «Nella mia isola può nascere un partito nazionale sardo contro l'egemonia Ds e dell'aziendalismo berlusconiano» «Il Cavaliere è convinto che non gli servano gli altri per vincere paiole collaboratori, non alleati» «Il leader del Polo ci ha usato e poi ci ha scaricato» «Mastella? Se diceva prima che voleva essere chiamato Capo, avremmo evitato i guai al Paese» A destra, l'ex presidente della Repubblica e leader dell'Upr Francesco Cossiga In basso: Silvio Berlusconi

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