Corteo di «lucciole»: polizia lasciaci lavorare

Corteo di «lucciole»: polizia lasciaci lavorare Sfilano a Milano tra la solidarietà di casalinghe e commercianti: «Sono buone, si guadagnano da vivere» Corteo di «lucciole»: polizia lasciaci lavorare «Siamo in regola, ma i controlli ci fanno perdere tempo e clienti» Brunella Gioverà MILANO Dice la signora Maria che «loro sono meglio dei vigili urbani: controllano il territorio, tengono lontani i tossici e i ladri, sono utili al quartiere». Perciò, piena solidarietà alle prostitute di piaz�za Aspromonte, quartiere Città Studi, da parte di questa com�merciante in pensione, e dal signor Paolo anche lui ormai parcheggiato ai giardinetti e dal Gianni di mezza età che dichiara: «La polizia le persegui�ta, invece di indagare sugli scan�dali del Comune cu Milano. Pove�ra Italia». E «povere prostitute», «ragaz�ze sfortunate che si guadagnano la vita, in fondo». E «che male fanno? Sono brave donne, mica come quelle là di viale Lombar�dia». Cioè albanesi, «brutte spor�che e anche cattive», «il questore dovrebbe pensare a mandare via loro, altroché maltrattare le no�stre». E «le nostre» si sentono effettivamente perseguitate, tan�to da scendere in piazza per protestare contro le forze dell or�dine «che non ci lasciano lavora�re, abusano del loro potere, viola�no la legge Merlin, e ci trattano come bestie». Le sei del pomeriggio ed ecco�le, decise ad occupare i giardinet�ti: una decina di donne masche�rate con parrucche anni Settan�ta, occhialoni e velo «alla moda mussulmana», fa una che sroto�la un cartello «Milano " Iran». A pie fermo, le aspettano una tren�tina tra poliziotti e carabinieri. Parla Jessica, sudamericana «ma di genitori italiani»: «Quasi ogni sera veniamo sequestrate: ci portano dentro con la scusa del controllo dell'identità, e ci lasciano li per ore, senza mangia�re e senza bere. Non siamo delinquenti, la legge dice che la prostituzione non è reato. E allora, perché dobbiamo subire questo?». Le sue compagne mostrano altri cartelli, «Siamo schedate», «Questore Finazzo, sei come Khomeini», «Perché tanto spreco di forze dell'ordine per noi?». Mam�me con passeggino, casalinghe con la spesa, anziani con cane e ragazzini in bici si fermano a guardare, e ad ascoltare le ragio�ni di chi si sente «inutilmente maltrattata, e troppo spesso umi�liata». «Massi, lasciamole vivere». «E riapriamo sti' casini, una buona volta». Commenti così, «i quartieri a luce rosse ci sono ad Amburgo e ad Amsterdam. Fac�ciamoli anche a Milano». «Ecco, vede: la gente è con noi», dice Monia. «Siamo costrette a stare in strada, senza adescare, è ov�vio. Ma se potessimo consorziar�ci, se potessimo avere un appar�tamentino da dividere in due o tre, cos�mentre due lavorano l'altra controlla... Ma lo sa quan�te di noi vengono aggredite da rapinatori e maniaci? E poi ci si mette anche la polizia!». I più condividono, una donna in bici dissente, «facile, guadagnare i soldi così...». Mezz'ora, e poi lutti a casa. Meno una, «sequestrata e ingiu�stamente portata in questura», grida una in chador e maglietta traforala, che scappa via e male�dice ancora la senatrice Merlin. «Il questore Finazzo non sprechi tante forze E noi spesso siamo vittime dei maniaci»

Persone citate: Brunella Gioverà, Finazzo, Merlin

Luoghi citati: Amburgo, Amsterdam, Iran, Italia, Milano