«C'è chi sta frenando l'Europa» di Enrico Benedetto

«C'è chi sta frenando l'Europa» «C'è chi sta frenando l'Europa» Delors: Prodi, questo è il momento di osare Enrico Benedetto comspondenle da PARIGI JACQUES Delors allarga la breccia aperta da Josckha Fi�scher sul federalismo europeo, rivelando a «La Stampa» il suo piano per coniugare l'estensione dell'Ue e legami più intensi tra i Paesi fondatori (e non solo: «Chiun�que voglia e possa farlo è il benve�nuto»). L'ex commissario europeo si rallegra che da Berlino l'onda federale rilanci una sua vecchia idea, auspicando che l'allievo Pro�di non si lasci scappare l'occasione. Rileva, nondimeno, la fase difficile «e non per colpa di Romano» attraversata dalla Commissione. Per superarla, le buone intenzioni non bastano. Occorre cessi il cripto�boicottaggio inflittole da «alcuni governi nazionali», cui la crisi «in fondo giova». L'Ue deve «riprende�re le sue prerogative», tra cui il governo «economico, e non solo monetario». Inutile piangere sul�l'euro quando la Banca centrale «è orfana della politica». Soltanto la�sciando intervenire Prodi in mate�ria, Bruxelles «potrà contrastare il duoClinton-Greenspan». L'alterna�tiva «l'attuale Europa muta » ne )n farebbe che elevare l'impasse. C'è lo zampino di Delors nel�l'iniziativa Fischer? «Abbiamo avuto un lungo collo�quio e raccolto altri pareri. Sì, ci sono convergenze notevoli tra la visione di Joshka Fischer e la mia. E mi fa particolarmente piacere che sia un'esponente della nuova generazione ad afferrare il testimo�ne. Ad essere sincero, tuttavia, pensavo che Fischer avrebbe prefe�rito attendere febbraio per scende�re in campo. Siamo alla vigilia della presidenza francese, che si troverà alle prese con una situazio�ne non semplice e un'agenda ricca già in partenza. Nondimeno, mi rallegro che Fischer abbia dato una boccata d'ossigeno all'Europa». La parola Federazione e stata a lungo tabù in Francia. Pen�sa che ormai le reticenze sia�no superabili nel quadro euro�peo? «Ci sono tre parole fonte di malinte�si e dispute continui in Europa: "sussidiarietà", "federazione", "Costituzione". Diciamo che non hanno lo stesso valore in tutti i Paesi d'Europa. Apprezzo molto che il ministro degli Esteri france�se, Hubert Védrine, abbia reagito in maniera positiva, e che nel "nocciolo" europeo figuri ormai contrariamente alle formulazioni precedenti di Schaeuble e Lamers l'Italia. Quanto alla paternità del�l'idea, non la rivendico. Resto fede�le al pensiero di Jean Monnel: "Meglio fare che apparire". Mi con�sidero un semplice militante della causa: l'importante è che avanzi passando di mano in mano». Ma non rischia di complicare ancor più il percorso a ostaco�li di Prodi? «Romano Prodi è vittima di una campagna stampa ingiusta. Deve semplicemente superare l'handi�cap istituzionale che pesa a torto o a ragione sulla Commissione. Bisogna quest'ultima sappia ritro�vare la sua centralità nei confronti del Parlamento europeo e del Consi�glio, e non bastano ventiquattr'ore per farlo. Inoltre, vi sono governi che approfittano ben volentieri del�le debolezze della Commissione». Quali? «Si dice il peccalo, non il peccatore. Ma è indubbio che diversi Paesi membro fanno il possibile per estromettere la Commissione da temi fondamentali come politica estera e difesa, ignorando come solo un'azione generalizzata che metta in comune tutte le risorse disponibili possa risultare fruttuo�sa. Ecco perché appoggio sino in fondo Prodi e deploro il discorso ipocrita di certi governi. Bisogna tuttavia che la Commissione recu�peri la padronanza intellettuale sui dossier chiave e sull'odg del Consiglio. Credo ritroverà la posi�zione che le compete solo quando saprà avanzare proposte innovati�ve e suggerire so uzioni consensua�li a Esecutivi in disaccordo. Ma, ripelo, diamole tempo». Come uscire, Jacques Delors, dal vicolo cieco di un allarga�mento dell'Europa che ne in�debolisca la coesione o al contrario di un nocciolo du�ro rafforzato a spese del�l'estensione? «Una proposta ce l'ho, e ne parlo per la prima volta in termini espli�citi. Occorre agire simultaneamen�te in due direzioni. Cominciamo dai Paesi candidati. Chiedo di tra�sformare la Conferenza europea, che li riunisce due volle l'anno insieme ai Quindici, in una struttu�ra pennanente abilitata a discute�re questioni di sicurezza intema ed estema. E' indispensabile che i tredici candidati si sentano davve�ro parte della famiglia Uè. Inoltre, visto che i 28 non sono in grado di realizzare assieme gli obiettivi fis�sati da Maastricht, suggerisco una soluzione realistica: formare un insieme geo-economico che potreb�be costituire il laboratorio di una mondializzazione riuscita. Se ce la facciamo, un giomo gli storici di�ranno che l'Europa ha dimostrato di poter conciliare il mercato con le regolamentazioni necessarie, e la libertà d'impresa con il rispetto delle regole del gioco destinate ad assicurare l'avvenire dell'umani�tà. Ma, nel contempo, ritengo sia doveroso costituire un'avanguar�dia aperta a tutti i Paesi e il cui progetto rimanga, nondimeno, quello dei Padri fondatori, vale a dire l'integrazione politica». Che Paesi metterebbe nella Sua avanguardia? «Quelli che vogliono e quelli che possono. Potere e volere, da soli non bastano: è necessario associar�li. Non mi sembra un principio scandaloso: è lo stesso che abbia�mo appUcato per l'Unione economi�ca e monetaria. Ebbene, questi Paesi deciderebbero di comune ac�cordo d'intensificare il coordina�mento in politica estera, economia, difesa, ricerca. Il Parlamento e la Commissione europea potrebbero cominciare a pensarci. Ma è fonda�mentale, temendo ai 13 candidati all'ingresso nell'Unione europea, che non si sentano più parcheggia�li davanti a un muro. Sono l'Unio�ne europea, e se ne rendono benissi mo conto. La questione non è di merito, bens�di tempo. Complici i media, si è perduto il senso del tempo. In sei mesi non si fabbrica un albero né si passa dalla prima alla seconda Repubblica italiana, in tre anni non si modificano le relazioni tra i popoli...» E' ottimista sul «piano De�lors»? «Sei mesi fa, eravamo ancora in piena tuga in avanti. Nessuno vole�va sentir parlare della necessità di conciliare in prospettiva la riunificazione dell'Europa un progetto politicamente e moralmente forte e il suo allargamento. Ma poi si sono svegliati i Giscard, gli Schmidt, i Delors. Infine Fischer, che ha spezzato il fronte del rifiuto. Mora�le: adesso la presidenza francese ammette che la Conferenza intergo�vernativa non devi,affrontare solo i problemi lasciati in sospeso da Amsterdam ma anche le coooperazioni rinforzate, previste nel tratta�lo ma di t'aito inapplicabili». E la Carta dei diritti europei? La Francia ci lavora da tempo con passione, ma potrebbe incrmare il già fragile consen�so dei Qumdici. O no? «Il progetto è nelle mani di una convenzione creata dal Consiglio europeo di Helsinki e presieduta dall'ex presidente tedesco Roman Herzog. Per giudicare, aspettiamo i risultati. Credo dovrebbe costitui�re un'espressione della volontà de�gli Europei di vivere insieme, quasi un contrailo di matrimonio conti�nentale». Inevitabile domanda sull'eu�ro, tallone d'Achille europeo. Di chi è la colpa? «A parte le considerazioni tecniche sul corso della valuta, desidero sottolineare che originariamente volevamo un'Unione economica, e non solo monetaria. E invece ci ritroviamo solo con la seconda. In altre parole, la Banca centrale euro�pea è orfana. Se il Patto di stabilità fosse stato accompagnato da un coordinamento del e politiche eco�nomiche come avevo proposto nel '97 , non saremmo cosi mal�messi. Ma constaio che, per esem�pio, nel G7 finanziario la Commis�sione non dispone di un seggio tulio per lei. Dietro Groenspan, per il dollaro, c'è il ministro del Tesoro, o addirittura la Casa Bianca. E dietro l'euro? Prodi dovrebbe muo�versi. Ma i governi non glielo lascia no fare. Povera Europa: è muta». «Alcuni Paesi membri fanno il possibile per estromettere la Commissione Uè da temi fondamentali quali politica estera e difesa Romano è vittima di una campagna ingiusta» Per Jacques Delors (nella foto grande) la Banca centrale europea è «orfana della politica»; solo lasciando intervenire Prodi in materia si potrà «contrastare il duo Clinton-Greenspan» (nella foto qui a lato) e risollevare l'euro