Dodici mesi guerra sotterranea di Giovanni Bianconi

Dodici mesi guerra sotterranea ~ . I COLPI DI SCENA CHE HANNO CONTRASSEGNATO L'INCHIESTA Dodici mesi guerra sotterranea Cos�esaltato il coordinamento tra polizia e Arma retroscena Giovanni Bianconi ROMA ADESSO tutti parlano di coor�dinamento riuscito e di «deale collaborazione» tra investiga�tori nell'indagine sul delitto D'An�tona. Dice Fernando Musone, capo della jxìlizia: «Se volete sapore il mio [«mire ritengo che il coordinamenloabbia liun/.ionato. Ma prefe�risco non parlare di ciuosio». E il procuratore di Roma Salvatore Vecchione elogia, in uno dei suoi abituali comunicali, «la più leale collaborazione degli uflici della Po�lizia di StaU i e dell'Arma dei Carabi�nieri* nell'inchiesta sulle Brigalo rosse. Naturalmente sia Masone cho Vecchione siinno che non e cosi, o che con ogni probabilità anche la deprecata fuga ili notizie che ha imijosto l'improvvisa accelerazio�ne alle indagini è figlia del manca�to coordinamento e della non-collaborazione tra le due forze di ]x)lizia im|X!gnnle nella ricorca degli assas�sini (li Massimo D'Antona. Da me�si c'era tensione tra poliziotti e carabinieri, ognuno pronto ad osaltare la propria «pista» e a scredita�re quella degli altri. Anche con i magistrati. ( luando uno anno fa ó comincia�lo il lavora investigativo sulle nuo�ve Brigate rosse a parto il periodo iniziale in cui i'olizh di provonziono e Kos dei carabinieri Inumo ripreso in mano i fascicoli impolve�rati sui vecchi terroristi che mai hanno abbandonato l'idea della lolla annata, denln) e fuori dal carcere sono siate imboccate due strade diverse. Da un lato h ixilizia ha cominciato a lavorare sulle Iolefonate ili rivendicazione, prenden�do in mano miei filo cho 1 altro ieri ha portato au'anesto di Alessan�dro Gerì; dall'altro l'Anna s'ò mos�sa a scandagliare gli ambienti del�l'antagonismo romano e non solo, individuando un'area di una trenti�na di penane cho ixjtrebbero aver proseguito le attività cominciate nel 1994 dai Nuclei comunisti com�battenti. Duo piste cho i magiptrati della Procura un ixxil di ben quattro pubblici ministeri, più il procurato�re aggiunU) Itolo Ormanni spera�vano potessero saldarsi. Ma dopo un anno s'ò capilo che cosi non è stato, e in venta gli investigatori l'avevano intuito giù da diversi mesi, ouando l'indagine della poli�zia sulle schede telefoniche aveva preso corpo individuando prima lo zingaro, poi la ragazza che gli avrebbe ceduto la tessera della Telecom e infine il presunto telefo�nista (ieri. li' stalo in questo i)eriodo che i poliziotti hanno notalo un'attività di sospetta interferenza dei carabi�nieri. Non solo con l'arrosto dello zingaro-testimone sorpreso a bor�do di un'auto rubata, ma anche con altre presenze di macchine e uomini in divisa die avrebbero intralciai o ixidimenti e osservazio�ni sul gnipixi di persone che ha portato a ioentiflcare Gerì. Lunedi mattina, quando sui giornali sono comparse quasi tulli i dottagli dell'inchiesta in corso (dopo che domenica im quotidiano aveva anticipato qualcosa nello pagine di cronaca romana) alcuni inveligatori della polizia hanno avuto la tentandone di mettere jxjr iscritto ciuci fatti e sottoporli al vaglio della magistratura. Poi han�no abbandonato l'idea, ma a voce, domenica, avevano ripolulo ai pubblici ministeri tutte le loro per�plessità e lamentele sul comporta�mento dei «cugini» dell'Anna. Fa�cendo intendere che anche la fuga di notizie poteva avere quella ma�trice. E in Procura che cosa hanno risposto? Che non c'erano le prove del dolo, o che in fin doi conti sia l'arrosto dolio zingaro che lo altro attività di pallugliamonto e [xisti di blocco denunciale dai poliziotti erano stati fatti dai carabinieri di zona, e non da quelli del Ros che potevano temere i risultati della concorrenza. Ma a conferma cho dietro questa storia c'è la guerra sotterranea tra polizia e carabinie�ri sono arrivate ieri le dichiarazio�ni di Francesco Cossiga, strenuo difensore della Benemerita, il qua�le denuncia «una stupida rivincita contro l'Arma, con accuse e ingiu�rie sanguinose». Quel che è certo, in ogni caso, è che i magistrati alla fine hanno privilegiato la pista della polizia, anche se non hanno aderito a tutte le richieste avanzate sempre a voce, perché di scritto non si trove�rà mai traccia di tutte queste diatri�be dagli uomini della Digos e del Viminale. Ed è altrettanto chiaro che «la più leale collaborazione» di cui parla il procuratore Vecchione in questo come in altri casi non s'è vista nemmeno lontanamente. Ora vedremo, invece, a che cosa approderanno i rituali «accerta�menti in ordine al delitto di rivela�zione di segreto», sempre per usare la prosa del procuratore di Roma, e chissà se «la piena disponibilità» offerta ai magistrati dal ministro dell'Interno Bianco per mettere le mani sugli «irresponsabili» della fuga di notizie servirà a qualcosa. Il quale Bianco ha giocato anche lui un ruolo che non sempre ha aiutato a rassenerare il clima. Come due settimane fa, il 3 maggio, quando a commento di alcuni arresti eseguiti a Milano dai carabinieri contro un gruppo di autonomi che organizzavano rapi�ne, forse per riorganizzare la lotta armata, disse: «Sarebbe bellissimo se in occasione dell'anniversario del dehtto D'Antona le indagini in corso potessero dare ulteriori buo�ni risultati». Parole che allarmaro�no i vertici della polizia; sia perché riaccendevano la luce su un'inchie�sta che aveva ancora bisogno di lavoro sottotraccia, sia perché si temeva che potessero essere utiliz�zate dai carabinieri per inserirsi nell'indagine sull'omicidio di un anno fa. La reazione fu la richiesta di stringere i tempi dell'arresto del presunto telefonista, e la decisione della Procura di mettere le manet�te ad Alessandro Geri è stata presa gioved�scorso. I pm hanno comin�ciato a scrivere e a riordinare gli elementi d'accusa, finché l'artico�lo di domenica ha fatto precipitare la situazione. Neanche gli interventi del ministro hanno contribuito a .rasserenare il clima Cossiga scende in campo per difendere i carabinieri dalle accuse di slealtà denunciando « una stupida rivincita contro l'Arma, con attacchi ingiuriosi» Il ministro dell'Interno Enzo Bianco Olga D'Ancona con II presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Ancona, Milano, Roma, Scena