Caso D'Antona, il Polo nttawa Bianco

Caso D'Antona, il Polo nttawa Bianco Caso D'Antona, il Polo nttawa Bianco Il ministro: «Fuga di notizie? Le accuse sono infondate» Maria Teresa Meli ROMA Ormai è un caso politico che sta scuotendo l'intero governo. La vicenda che ha portato all'arresto del presunto telefonista di quella frazione delle Br colpevole dell'omicidio D'Antona rischia infalli di investire l'esecutivo e, segnatamente, il ministro dell'Interno; Enzo Bianco. Gli elementi di questa nuova, pericolosa «grana» cui deve far fronte il governo guidalo da Giuliano Amalo, sono soslanzialmente due, 11 primo, in ordine di tempo, e costituito dalla «fuga di notizie istituzionale», denunciata dalla procura di Roma l'altro ieri. Il secondo ò la ricostruzione del Cornerò della Sera, secondo cui Bianco avrebbe preavvertilo la vedova D'Antona dell'imminente arresto degli assassini di suo mari�to, dopo aver fallo pressioni sulle forze dell'ordine perchè i colpevoli fossero prosi nella terza settima�na di maggio, a cavallo tra la vigilia della festa della polizia e la ricorrenza dell'attentalo. Di più: in quella ricostruzione si dava conto del dissidio sul modo in cui si slava gestendo la vicenda tra il titolare del Viminale, da una parte, e il sottosegreta�rio agli Intorni, Massimo Brutti, e i ds (Veltroni, infatti, sarebbe stalo informato da Olga D'Antona) dall'altra. Tutti elementi, questi, che hanno spinto il Polo, riunitosi ieri in un vertice a Strasburgo, ad accusare il ministro dell'Intorno di essere il respon�sabile della fuga di notizie, e a chiedere ad Amato di venire in Parlamento por chiarire l'accaduto. Dunque è bufera suH'esecutivo. Ed è bufera soprattutto su Biancr T] ministro in mattinata, dopo la lettura del corriere, era fuori di se. Si attaccava al telefono per parlare con Veltroni e con Olga D'Antona sollecitando una smentita. Quella della vedova arrivava dopo qualche ora, la precisa�zione del segretario della Quercia, invece, giungeva solo noi lardo pomeriggio. Silenzio da parte del sottosegretario Brulli. Che preferiva parlare con i fatti, non andando alla festa della Polizia in compagnia del ministro il cui atteggiamento aveva criticalo. Un'assenza eloquonlo. Un'assenza che si estendeva anche a tutto lo stalo maggioro diessino. Bianco, comunque, non appariva affatto dispo�sto a farsi crocifiggere. Annunciava una direttiva «che puntualizzi le diverse responsabilità e il necessario coordinamento» tra lo forze di polizia, direttiva che sarà emanala proprio dal ministro dell'Interno. E smentiva la ricostruzione del Corrie�re. «Quello accuse protestava il ministro sono infondate. Non sono cosi stupido da credere di poter scegliere il momento per poter fare comunicazioni cos�gravi. Questa è una vicenda che mi ha ferito e addolorato profondamente». Quanto alla «fuga di notizie istituzionale» su cui sta indagando la procura romana, Bianco ha dichiarato: «Bisogna dare una lezione agli irrespon�sabili che le hanno fatte trapelare: occorre indivi�duarli e punirli». Ma secondo il Polo chi ha propagato quelle notizie è stato proprio il titolare del Viminale. «Se dovesse essere confermato ha affermato Gianfranco Fini da Strasburgo che un ministro dell'Interno si è reso responsabile di questo fatto solo per volontà di propaganda, sarebbe uno de^li episodi più gravi della storia italiana degli ultimi anni. Si tratta di disprezzo del dovere di deontologia e di morahtà. E' una nuova dimostrazione di inaffidabilità del governo Amato. Il Polo, comunque, chiede che il presidente del Consiglio riferisca immediatamente in Parlamen�to, non ritenendo sufficiente l'autodifesa che fareb�be d'ufficio Bianco», On attacco durissimo, quello del centrodestra, da cui il titolare del Viminale ha cercato di difendersi come poteva. Ma nemmeno il suo grido d'allarme sulla ripresa del terrorismo è servito a mettere la sordina alla polemica. «Considero grave la minaccia del terrorismo In Italia», ha detto Bianco, pur sottolineando che lo Stato «non è impreparato». Una denuncia che passava inosser�vata nel polverone del reciproco scambio d'accuse tra maggioranza e opposizione. Già, perchè il centrosinistra cercava di difendere il ministro, sebbene con sfumature molto diverse, a seconda dei partiti. Fermissimi i Democratici, con Parisi che diceva: «Bianco è all'altezza della situa�zione». I ds, con Carlo Leoni, si scagliavano contro il Polo. Cauto, il segretario ppi Castagnetti: «Ho il dovere dichiarava di credere alle parole del ministro». Prudentissimo il partito di Mastella, il cui capogruppo a Montecitorio Manzione non spendeva una parola in difesa del ministro e definiva «inammissibili leggerezze» le fughe di notizie. Scatenata l'opposizione. Il leghista Maroni chie�deva le dimissioni di Bianco. Dal Polo fioccavano interpellanze, interrogazioni e dichiarazioni in cui veniva messa in discussione «la credibilità istituzio�nale» del ministro (Franco Frattini), o si puntava l'indice contro «la sua smania di protagonismo dagli effetti inquietanti» (Gustavo Selva). Una polemica arroventata che durava per ore e ore (e che di certo non cesserà oggi), mentre a palazzo Chigi Amato perdeva la pazienza di fronte all'ennesima emergenza che il suo governo sarà costretto a fronteggiare. Fini: «Se confermato sarebbe uno degli episodi più gravi della storia italiana» Maroni chiede che Bianco si dimetta Il Viminale: presto la direttiva per collegare le forze dell'ordine

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