LA NUOVA GUERRA VECCHIA DI CENTANNI

LA NUOVA GUERRA VECCHIA DI CENTANNI LA NUOVA GUERRA VECCHIA DI CENTANNI Domenico Quirico CI sono, purtroppo, guerre che non invecchiano. Nel 1890 il negus Menelik scrissi! una lettera al «fratello re d'Italia» Umber�to di Savoia: contestava la scaltrezza semantica con cui gli italiani aveva trasformato in prolettorato il tratta�to che riconosceva all'Italia alcuni modesti privilegi nei rapporti con l'Etiopia e rinnegava una linea di confine fissata lungo un fiumiciatto�lo di nome March, Sono passali centodieci anni, e Etiopia ed Eritrea si fanno ancora la guerra attraverso la Storia, I fantaccini dei due Paesi, nei cui bollettini militari invano si cercano cenni allo rispettive bibliche miserie, si stanno scannando ancora per le pietraie che si aiTacciano su ciuci fiume maledetto; come i soldati di Baldissera e Baraticri, come gli ascari di Do Bono che scolse, nel 1935, quol torrenticchio per la prima spallata di una guerra coloniale che sombrava già allora fuori tempo. Anche le turbe etiopiche, che ad Addi:. Abeba hanno assaltalo le am�basciale di Stati Uniti e Gran Breta�gna, hanno setacciato il [lassato alla ricerca di tenaci molivi di rancore: innalzavano, infatti, cartelli dove chiedevano alla Nazioni Unito di non ripetere l'errore della Società delle Nazioni, che aveva timidamen�te corcato di fermare Mussolini con una pilatesca imparzialità, imponen�do le «inique sanzioni» anche ad Addis Aboba, Per tenere in piedi una delle più orribili tragedie d'Africa leader anticolonialisti resuscitano, senza pudore, antiche dispute colo�niali. Eritrei e ligrini (che parlano la stessa lingua), si azzannano imbrac�ciando vecchie carte di confine sotto cui ci sono le firme del maggiore Norazzini e del re dei re Menelik! Sugli altipiani di Agordal e di Zalainbesa si recita una tragedia grottesca. Antonov russi sbarcano armi medemissime. Ma i generali di Addis Abeba buttano via i manuali militari e usano questo micidiale arsenale per replicare Verdun, le spallate di Cadorna e di Nivelle, L'insensatezza della guerra raggiun�ge qui la sua insanguinata petlezione: assalti all'arma bianca, ondate umano contro le trincee, i cannoni, le mitragliatrici, venticinquemila morti. E' un conto criminale: noi etiopici siamo mollo più numerosi degli eritrei, ragionano gli strateghi di questo antistrategico macello, alla fino avremo la vittoria, dopo aver riempilo lo ambe di cadaveri. Nel rilassamento della disciplina intemazionale la guerra del Como d'Africa, dopo cinque giomi di stra�gi, sembra un dramma colorato ed esotico a cui la diplomazia dedica una sbuffante disattenzione, L'Eri�trea è un pìccolo Paese; ha commes�so in questi ultimi mesi molti errori, infettando di arroganza militare la propria austera povertà. Ma è com�posto di gente che è nata con la guerra, a cui la guerra è stata sempre addosso, che non ha mai fatto altro che combattere. E che lotta, ancora una volta, per sopravvivere. Non sempre essere equidistanti è una virtù.

Persone citate: Addis, Baldissera, Cadorna, Domenico Quirico, March, Mussolini