La procura non si arrende: accuse confermate

La procura non si arrende: accuse confermate La procura non si arrende: accuse confermate «Secondo il tribunale nessun pentito ha mai mentito» inviato a PALERMO U: quaUromila pagine dei giudi�ci dolla V so/.ione del tribunale si abbattono come una tempesta sui corridoi del secondo piano del Palazzo di Giustizia, quei corridoi che da anni ospitano i magistrati impegnati nelle più delicate inchieste sulla mafia e sulle sue articolazioni, prima fra tutte il nodo tra Cosa Nostra e politica, li' l'inizio di una pjornata che certamente lascerà il se(;no in questi uffici Ria messi a dura prova da polemiche, veleni e accuse. Nessuno, ovviamente, lo ammetterà mai, eppure si è scavato un solco tra i magistrati che hanno indagato e quelli che hanno giudicato. Al di là del�l'ostentazione di tranquillità, sotto le dichiarazioni di facciata sulla necessità di «studiare atten�tamente le carte prima di qualsi�asi commento», cova il fuoco generato da una sentenza che dalla Procura della Repubblica non viene accettata. E' scontato il ricorso in Appello, si tratterà solo di «scegliere bene» gli argo�menti da opporre. Ma oggi nessu�no può prendere iniziative per�chè il procuratore Piero Grasso è a Roma, alla Festa della Polizia. Le motivazioni, mastodonti�che ma inscatolate in un ed rom, vengono consegnate intorno alle 11. Pochi minuti dopo, i sostituti aggiunti Roberto Scarpinato e Guido Lo Forte sono già barrica�ti in una stanza del terzo piano, attorniati da uno stuolo di colla�boratori e collegati via telefono coi colleghi che si trovano fuori per lavoro. Un filtro molto fitto (i poliziotti delle scorte) li protegge da taccuini e telecamere. C'è nervosismo. Il clima non ò ((nello della prima mattinata, quando il presidente Ingargiola, sorridente come sempre, elude�va le domande dei cronisti con argomenti che nulla avevano a che fare col processo Andreotti. No, non se l'aspettava la Procu�ra una motivazione cosi fitta di richiami (anche se indirotti e sempre diluiti dalle circonlocuzioni) e di riferimenti alla man�canza delle prove. Non si aspetta�va neppure il ricorso alle freccia�tine sui pentiti che modificano le loro dichiarazioni o ai lesti, in qualche modo, influenzabili. Dura quasi cinque ore, la ri�flessione dei sostituti. Prima la lettura delle conclusioni del tri�bunale, poi la scelta delle parole di un comunicato foriero di dura contrapposizione col tribunale. Consultazioni telefoniche frene�tiche, poi «esco» il comunicato che nessuno ha voluto accompa�gnare con altri discorsi. Scarpi�nato e Lo Forte sottolineano i punti della motivazione che ap�paiono in contraddizione con la sentenza: «Andreotti è stalo smentilo nella sua costante nega�zione di aver mai avuto rapporto coi Salvo, definiti "profondamen�te inseriti in Cosa Nostra"». E poi: «Il tribunale ha ritenuto dimostralo: che il sen. Andreotti ebbe un forte legame, uno stret�to rapporto fiduciario con l'on. Lima; che fon. Lima attuò una slabile collaborazione con Cosa Nostra; che sempre l'on. Lima determinò la trasformazione del�la corrente andreottiana in Sici�lia in una struttura di servizio dell'associazione mafiosa; che dei rapporti tra la corrente an�dreottiana siciliana e l'organiz�zazione mafiosa il sen. Andreotti fu informato dal gen. Dalla Chie�sa già nell'aprile 1982; che anco�ra nel 1991 l'organizzazione ma�fiosa appoggiò i candidati della coirente andreottiana nelle ele�zioni per il rinnovo dell'Assem�blea regionale». Nel comunicato della Procura non una parola di commento. Solo un elenco che, solo nel chiuso della stanza e nello scam�bio telefonico di notizie coi colle�ghi, viene definito «elenco delle contraddizioni del tribunale». Si parla dei contatti di Andreotti con Ciancimino, con Michele Sindona. Si sottolinea come i giudici abbiano definito «invero�simile la ricostruzione dell'episo�dio dell'incontro col boss Mangiaracina offerta dall'imputato». Per concludere che anche sui presunti incontri di Andreotti coi vertici della mafia «il tribuna�le non ha ritenuto che alcun pentito abbia mentito». Neppure sull'incontro del bacio, il tribu�nale «ha escluso la possibilità del fatto, ma ha ritenuto il com�pendio accusatorio incompleto e contraddittorio». La «chiusa» co�munica, in sostanza, il ricorso in Appello: «Con le conseguenze che se ne possono fin d'ora trarre». Ma quante polemiche ine�spresse, dietro il comunicato uf�ficiale. Le ore trascorse al telefo�no, bevendo litri di caffè e la�sciando intoccati i panini imbot�titi, sono state un ricettacolo di sfoghi. Il «vero» giudizio su que�ste motivazioni? Nessuno lo am�metterà mai, ma ovviamente è di natura politica: «Magistrati abituati persino al rischio della propria vita avvertono il peso delle pressioni per una sentenza che la collettività politica non avrebbe retto». «Ma cosa dire ad uomini che, in situazioni simili, sono stati condannati?». Il riferi�mento è chiaramente rivolto al processo contro il questore Bru�no Contrada (condannato a 10 anni dallo stesso tribunale). En�treranno queste considerazioni nei futuri motivi d'Appello? [f.1.1.1 «I giudici hanno dimostrato che Andreotti ebbe un forte legame con Salvo Lima. E che Lima attuò una stabile collaborazione coi boss»

Luoghi citati: Lima, Palermo, Roma