D'Antona, un arresto: è il telefonista delle Br?

D'Antona, un arresto: è il telefonista delle Br? D'Antona, un arresto: è il telefonista delle Br? Un bambino avrebbe riconosciuto il presunto terrorista ROMA L'arresto più annunciato nella storia dell'anti-terrorismo italia�no è stato eseguito ieri mattina a Roma. Dopo tre giorni di tam lam è finito in cella Alessandro Geri, 27 anni, milanese trapiantato nella capitale, prelevato dagli uo�mini della Digos in un apparta�mento di via Portonaccio, perife�ria est della città. L'accusa: con�corso nell'omicidio del professor Massimo D'Antona, organizza�zione e partecipazione a una banda armala denominata «Bri�gate rosse», insurrezione armata contro i poteri dello Sialo e altri reati minori. Lui l�per l�è apparso sorpreso, ma poi in Questura a sentire il suo avvocato s'è disperato e messo a piangere. «E' un incu�bo... Sono sconvolto... Non ci dosso credere», ha detto a Rosal�ba Valori, difensore storico di alcuni brigatisti e di militanti dell'area «antagonista», che spie�ga: «Si sente come inebetito, non capisce quello che gli sta succe�dendo». Gli inquirenti e gli investigato�ri della polizia che l'hanno spedi�to in galera, invece, sono sicuri del fatto loro: Geri è il telefonista che alle 19 e 4 minuti del 20 maggio di un anno fa, con una chiamata alla redazione romana del «Corriere della Sera», rivendi�cò l'onaieidiodi Massimo D'Anto�na e fece ritrovare una copia del lurido documento con le quale le Br apparvero sulla scena nazio�nale. Contro di lui ci sono le risultanze di un'indagine «elettro�nica» fatta attraverso i tabulati, le centraline e i computer della Telecom, e la testimonianza .di un ragazzino di 14 anni che na riconosciuto in due diverse foto�grafie di Geri l'uomo che aspetta�va di telefonare dopo di lui, il giorno dell'omicidio D'Antona. Tutto avvenne nella cabina telefonica di via Bocci, zona ovest di Boma, la sera di quel 20 maggio. F., il «super-testimone», è a scuola per assistere a una parlila di pallavolo, ed esce per chiamare i genitori. Mentre parla dal telefono pubblico di via Bocci vede un ragazzo «di circa ventan�ni» arrivare in motorino. «S'è messo all'entrata della cabina, in attesa di telefonare, all'impiedi con le braccia conserte ha rac�contato F. agli inquirenti -. Bicor�do che mi ria guardato mentre telefonavo/e poi ha subuto distol�to lo sguardo. Mi è sembrato che avesse la fisionomia di una perso�na straniera, simile a quella di un polacco». F. descrive anche alcuni parti�colari, tra cui gli abiti del ragazzo «con macchie di vernice che sem�bravano recenti», e gli investiga�tori scopriranno che Geri «ha svolto in passato lavori di pittu�ra». Al ragazzino i poliziotti era�no arrivati grazie all'analisi delle telefonale partile dalla cabina usala per avvisare il «Corriere» e delle schede utilizzate per quelle chiamate. Ma avevano già in mano un altro elemento: il nume�ro della tessera usala per la riven�dicazione e le telefonale effettua�te successivamente con quella stessa scheda da IO mila lire. Dopo la rivendicazione, quel pez�zetto di plastica ha «taciuto» per dieci giorni; poi ha fatto due chiamate di pochissimi secondi il l ' giugno '99, ed è rimasta «mu�ta» per un'altra settimana. Dal 7 al 9 giugno, invece, è stata com�pletamente consumata per alcu�ne telefonate che hanno convinto gli investigatori del nome del proprietario. Si tratta di Alatlin Hamidovic, uno zingaro che frequenta centri di assistenza anche legale a favo�re dei nomadi. L'uomo viene seguito per un paio di mesi finché i poliziotti non si convincono che non può essere lui il telefonista delle br. Quando viene interroga�lo, Hamidovic riconosce in una foto scattata dagli uomini della Digos una donna immortalata assieme a lui, Alessandra, e ricor�da: «Ecco, è lei che mi ha dato quella tessera». Tessera che peral�tro, una volta esaurita, Aladin ha regalato a un suo nipote che ne fa la collezione (e questa è un pezzo raro, con un'immagine del film «La dolce vita»), e finisce in mano alla polizia. L indagine si sposta dunque sulla ragazza, e si scopre che è molto legala ad un ragazzo, Ales�sandro Geri appunto, che ha frequentato e continua a fre�quentare centri sociali e altri ambienti deir«antagomsmo» di sinistra. Gli investigatori torna�no da F., e gli mostrano due diverse foto di Geri, in mezzo ad altre: «Vedi qualcuno che assomi�glia all'uomo che ha telefonalo dopo di le?». Il ragazzino ricono�sce Geri. E' il 5 aprile quando avviene l'identificazione del presunto te�lefonista, che da quel momento viene seguilo passo passo. L'uo�mo, che lavora in una struttura para-sindacale collegata alla Fiom, fa una vita regolare, tutta casa, lavoro e qualche frequenta�zione non sospetta, ma questo può rientrare nelle nuove forme di militanza decise dall'organiz�zazione. Le regole dell'indagine anti�terrorismo vorrebbero che il lavo�ro continuasse, ma le pressioni «dall'alto», qualche «incidente di percorso» con i carabinieri e infi�ne le fughe di notii-ie dogli ultimi giorni inducono polizia e pubbli�ci ministeri a stringere i tempi e ordinare l'arresto. Nel provvedimento di cattura il gip, Olollo Lupacchini, scrive che «il telefonista, anche se fosso solo questo il ruolo esplicato dal Geri all'intorno dell'operazione D'Antona, non va considerato mero partecipo della banda anna�ta con compiti logistici, ma indis�solubilmente legato al proposilo delittuoso con compilo essenzia�le e irrinunciabile». Di qui l'esten�sione dell'accusa all'omicidio e agli altri reali, comproso il |)ossosso della pistola che ha sparalo a D'Antona e il furto dei due furgo�ni usali dai brigatisti il 20 maggio '99. Allo prime domando e egli uomini della Digos, però, il ragaz�zo ha negato tutto. Spiega che il giornale di domenica dove c'ora�no i primi particolari sulle indagi�ni non l'ha nemmeno letto; na notato gli articoli di lunedi, ma è rimasto tranc uillo a casa perché innocente: «Non ho mai pensalo che la cosa potesse riguardarmi, non capisco nemmeno di che cosa mi stale accusando». Igio.bia.l -*i**. Ì E' un giovane dipendente di una struttura Fiom Il luogo dell'attentato D'Antona, Alessandro Geri. 27 anni, è stato arrestato nella sua casa di Portonaccio, un quartiere nella periferia Est di Roma; e accusato di essere il telefonista delle Br

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