QUESTE CITTA' CHE CI INTERROGANO...
QUESTE CITTA' CHE CI INTERROGANO... L'EUROPA DELLE CULTURE QUESTE CITTA' CHE CI INTERROGANO... Nelle metropoli post-moderne le frontiere si moltiplicano CON il titolo «Queste città che ci interrogano» abbiamo voluto mette�re al centro del dibattito il fatto che la questione della multiculturalità si trova metabolizzata nella città postmo�derna o sovramodema. Tutte le città d'Europa Torino come Barcellona, co�me Vienna, come Londra offrono questa visibilità di una molteplicità culturale che trova proprio nello spazio urbano il suo punto d appoggio, di riferimento. Questo pone però una domanda fonda�mentale: che cos'è oggi la città in Euro�pa? Perché ciò che vediamo ovunque è una circolazione, una migrazione, uno spostamento generalizzato. Tutti i nostri riferimenti spazio-temporali si esiliano e si riterrìtorializzano con altre modalità. La nozione di «ovunque» implica che si sta delineando un nuovo modo di abitare la città. Il caso di Torino è emblematico: Torino in quindici anni è passata da una cultura ripiegata su se stessa a un con�fronto verso altre dinamiche culturali, certamente ricche e talvolta dirompenti. Speranza e rischio sembrano interroga�re queste città: la speranza è il dialogo delle culture, ricco, pertinente: il rischio è la segregazione urbana, l'etnicizzazione dello spazio, dei territori. E' ciò che og^i si definisce la «crisi delle banlieues», dei quartieri poveri: la stigmatizzazione delle differenze socioculturali, la confu�sione fra differenza e handicap. Insom�ma, l'integrazione appare oggi nelle politi�che urbane come un elemento fondamen�tale per superare la crisi della cultura. La città appare oggi, enfaticamente, lo spazio in cui le frontiere geografiche, culturali, sociali, linguistiche, economi�che, amministrative si moltiplicano. Si impone dunque un nuovo volto della città, una nuova cittadinanza; e parados�salmente oggi sono le città d'Europa che lanciano una sfida, perché si trovano al centro di questo vortice. Sono loro che devono far s�che le nozioni di multicultu�ralismo, di interculturale, diventino i vettori portanti di un nuovo approccio alla stona, di un nuovo approccio all'uma�no. Le città dunque oggi chiamano, invita�no, sfidano, richiedono di reinventare un gesto pubblico, affinché i diritti rimanga�no garantiti per tutti nel rispetto della singolarità e della differenza di ciascun soggetto. La multiculturalità non deve essere né lo scoglio né l'erosione delle nostre memorie culturali, e ancor meno deve rappresentare la monoliticità del destino. Una multiculturalità condivisa nella reciprocità: la democrazia è oggi esemplificata nella città. In essa si chiede alla storia di reinventare spazi e dinami�che per riformulare proprio la nostra stessa storia. E' ciò che Michel Serres affermava dieci anni fa in un suo bellissimo saggio: «Noi dovremmo dissimularci un poco sotto gli alberi, sotto i canneti, aprire le nostre politiche ai diritti del mondo. Noi dovremmo trattenerci, ciascuno, soprat�tutto astenerci insieme, investire una parte della potenza all'addolcimento del�la nostra potenza. Umano chi non colpi�sce i deboli per rigore, o i forti per risentimento, nemmeno i palesemente malvagi. L'umanità diventa umana quan�do essa inventa la debolezza che è fortemente positiva». Khaled Fouad Aliam Sabato l3ore 14 Sala Azzurra: L'Euro�pa delle culture. Queste città che ci Interrogano... Vivere le differenze. In�tervengono Jean-Loup Amselle, Mohammed Arkoun, Laura Balbo. Franco Cardini, Abdul Kader El Janabi, Grazia Francescato, Francois Zabbal. Coordina: Khaled Fouad Allam.
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