LA CRUDELTA' DEI BALCANI

LA CRUDELTA' DEI BALCANI LA CRUDELTA' DEI BALCANI Matvejevic': un «mondo di ex» in crisi ai confini dell'Europa irriconoscente N ELLA maggior parte dei Pae�si dell'Est non è successo solo un crollo del sistema politico, la società stessa è esplosa. Il post comunismo non è riuscito dappertutto a «raggiungere» i regi�mi die si dicevano comunisti (livel�lo di vita e di produzione, diversi tipi di scambi, economici e cultura�li, sicurezza sodale ecc.). Questa considerazione non ha lo scopo di riabilitare le pratiche del comuni�smo stalinista (ovvero dei «sociali�smo reale») e neppure di giustifica�re qualsiasi forma di dò che viene chiamato, in modo poco preciso e troppo generico, il post comuni�smo. Certi fenomeni (...) s�riscon�trano ben al di là dell'«Altra Euro�pa». Quello che succede oggi nel Kosovo, che è accaduto ieri in Bosnia, può riprodursi in vari altri luoghi. Ù cattivo odore dell'onden regime ristagna ancora in molte aree del nostro Continente e fuori di esso. Un'atmosfera di avaria si diffonde sul litorale mediterraneo, da Levante a Ponente. L'Unione Europea si preoccupa poco del suo proprio Sud e dello stesso Mediter�raneo: dalle sue rive molti constata�no, non senza amarezza, che si sta costruendo «un'Europa senza la culla dell'Europa» (...). In seguito agli avvenimenti che hanno segnato la nostra fine di secolo parecchi di noi sono diventa�ti ex. Il dopo guerra fredda ha visto una parte del mondo, all'Est, vivere un'esistenza in qualche modo postuma: un ex impero, parecchi ex Stati ed ex patti di alleanza fra Stati, ex sodetà, ex dttadinanze ed ex appartenenze, anche ex dissi�denze (... ). Essere ex è avere, da una parte, uno stato mal determinato, dall'altra provare un sentimento di malessere. Ciò riguarda tanto gli indivìdui quanto le collettività, tan�to l'identità che il modo di esistere: una speda di ex istanza, sovrappo�sta e retroattiva (...). 11 senso di dò che può essere definito come ex, e l'attitudine nei suoi confronti, va�ria da un caso all'altro; deplorare la caduta dell'ex Unione Sovietica e compatire la tragedia della Bo�snia nella ex Jugoslavia hanno poco in comune. Ciò che è valido egualmente per gli abitanti dei Paesi in questione (...). In quei Paesi è stato necessario difendere un patrimonio nazionale ed oggi bisogna difendersi da quello stesso matrimonio. Altrettanto dicasi per a memoria: si doveva salvaguar�darla ed essa sembra adesso voler punire quelli che la volevano salva�re. I regimi totalitari lasciano die�tro di sé un'ansia di totalitarismo. Le nazioni marginalizzate dalla storia, con l'aspirazione di farsi avanti, coltivano uno storicismo retrogrado. Non si tratta più di una sempli�ce crisi culturale, ma di ben altro: di una crisi di credito nella cultura. Il ritomo al passato è soltanto una chimera, il ritorno del passato è una vera sciagura. Riprendere le forme più primitive del capitali�smo che lo stesso capitalismo contemporaneo ha abbandonato non può sostenere nessun tipo di ricostruzione ai incoraggiare rin�novamenti di sorta. L'idolatria dell'«econoinia di mercato» dà scarsi risultati laddove manca lo stesso mercato, vuol dire la mercanzia! I risultati della democrazia borghe�se, che quelle «democrature» cerca�no di fare propri, non possiedono, nemmeno essi, valori universali. I riformatori occasionah trascurano questo fatto: le loro conoscenze in materia sono spesso limitate (...). In questo contesto, un tema è particolarmente penoso e diificile da affrontare: quello della crudeltà dei Balcani, di cui ci hanno dato di recente una testimonianza le im�magini riprese dal vivo. Alcuni si rifiutano di parlarne per non offen�dere una popolazione la cui maggio�ranza non ne è affatto responsabi�le; altri, originari di questi Paesi, preferiscono tacere perché se ne vergognano. Permetteted di afirontare questo triste discorso parten�do da una delle scene più atroci della letteratura del nostro secolo. Uno dei primi capitoli de II ponte sulla Orina (1945), l'opera di Ivo Andric (scrittore di origine croa�ta e bosniaca, serbo di adozione e jugoslavo di vocazione. Premio No�bel per la Letteratura nel 1961), descrive spietatamente l'impala�mento di un serbo ribelle sotto l'impero ottomano: «Un palo di quercia lungo circa tre metri, rico�perto di ferro battuto, con una punta sottile e aguzza»; un uomo vivo, «infilzato a questo palo come un agnello allo spiedo, solo che la punta non gli usciva dalla bocca, ma dalla schiena, e non erano stati lesi in modo grave né l'intestino, né il cuore, né i polmoni». Occorre un'operazione grandemen�te professionale e sofisticata per evitare le lesioni degli organi vitali; occorrono diversi strumenti una decina di martelli e martelletti con cui spingere a poco a poco il palo nel corpo. La vittima deve soprav�vivere cosi alcuni giomi: «gonfia, impettita e nuda fino alla cintola», «fissata tra due travi» sputando «una schiuma bianca», gridando e ringhiando. E' la sorte che aspetta il ribelle. Se ne possono immaginare a migliaia di questi esseri nel corso dei secoli, lungo le strade fangose dei Balcani, nei loro crocevia vario�pinti. La sofferenza incamata dalla sorte, ril male interiorizzato» in questo modo, la rivolta o la vendet�ta che suscitano, tutto dò non è «conservato» o «decantato» solo all'intemo del corpo o nel fondo della memoria, ma anche da qual�che altra parte: non sappiamo esat�tamente né dove ne come! Un giorno le circostanze risvegliano questi stati torbidi e traumatizzan�ti, li attivano sottoforma di resi�stenza o di aggressione, di sacrifi�cio odi (rudelia. A scuola ci hanno insegnato che, grazie ai supplizi subiti dai nostri avi, Vienna non è mai stato conqui�stata dalle «orde asiatiche», cos�come Venezia o Trieste: che senza questi sacrifid non d sarebbero stati il Rinascimento in Italia e nemmeno la prosperità della Mitteleuropa. «L'abbiamo pagata con il nostro sangue». Abbiamo contribu�ito cos�a «salvare l'Europa e la sua civiltà». Più a Nord, furono «i nostri frattUi russi» a frapporre uno scudo analogo, ancora più resistente, alle crudeli invasioni dei popoli delle steppe al di là degli Urali, proteggendo cos�i Paesi che sarebbero diventati la parte più progredita del Continente. Quando ero adolescente seguivo questo in�segnamento e accettavo ahimè I con un certo orgoglio alcune delle sue argomentazioni. Occorreva una guerra cosi terribile per guarir�ne? Vedo alcuni amici guanti che sembrano perduti... Predrag Matvejevic' Il nuovo libro di Predrag Matvejevic' uscirà prima in Francia da Fayard, poi in Italia, sotto il titolo «L'Euro�pa e l'altra Europa». «TorinoSette» ne anticipa alcuni bra�ni per gentile concessione dell'autore. La scelta del te�sto è redazionale. Nellafoto, Fredrag Matvejevic': l'autore del «Breviario Mediterraneo» tradotto in uno ventina di lingue, sarà alla Fiera sabato 13 (ore 16 Sala Blu: L'arte di narrare la diversità; ore 17,30 Sala Azzurra: dialogo con EnzoBettiza, a cura di La Stampa) e domeru'ca I-i alle 16 allo Stand Federico Motta Editore: perla presentazione del volume fotogni/ico «Isolario Mediterraneo»

Persone citate: Federico Motta, Ivo Andric, Matvejevic, Ponente, Predrag Matvejevic