Pinocchio eTex nostri ambasciatori
Pinocchio eTex nostri ambasciatori Pinocchio eTex nostri ambasciatori ANTONIO FAETI GUARDO la copertina del «Pi�nocchio» stampalo in arme�no dalla tipografia armena d�San Lizzare a Venezia nel 1925, a mi sembra riassuntiva, ovve�ro capace d�definire un teina, una proposta. Mentre condensa in sé quunlo c'è d�più nostro, con quel burattino di Enrico Mezzanti che allude alle aie contadini!, alle facezie di Stenterelli), ai teatrini dei mercati e delle fiere, alle radici appennini�che d�questa fiaba tanto italiana, �caratteri usali mi dicono però del suo viaggio in altre culture e in jillri sogni. Un effetto non diverso ini fanno le versioni in tante lingue del Cipolli no di Gianni Rodari; penso al libro e ne colgo la provenienza diretta dalle lolle di fabbrica, dalle vertenze sin�dacali, dalle occupazioni delle terre, lo colloco subito in un dopoguerra in cui la voglia d�far politica catturava anche �bambini e rivedo i piccoli pionieri che si industriano a vende�re Il l'ionierc d�casa in casa. Ma Cipollino ritrova peri) anche un so�gno arcimboldesco, certo non meno italiano, e la intensa fiaba vegetale del grande Gianni entra in altre culture, a parlare di giustizia, di libertà, di vòglia di battersi, ma anche di sereno fantasticare su po�modori parlanti, su zucchine prolagonisle. Ho avuto incontri con insugnanli francesi e canadesi che aveva�no trovalo, nella Grammatica della fantasia d�Rodari, lo slesso scrigno inesauribile di proposte, di sugge�stioni, di idee per prolungali) il lesto in vario direzioni e con altre espe�rienze, di cui mi sono servito io per tanti anni. Cosi, ripensando a Collodi e a Rodari come ad aulori cho hanno contribnilo a formare l'immagina�rio di altri popoli non solo del no�stro, rivedo montfllmenlo gli autori e le opere a cui ò toccato questo nrivilegio. Ho, per osompio, un li�bretto mollo sobrio e distinto, intito�lato Grands tveurs. che vanta sulla copertina una dicitura pcrontoria, ben lontana dolla vesto tenue e dimessa del volutilo: «Livrede Lecttire pour toules le» ócolos». E cosi apprendo che il nostro Cuore, deni�grato e deriso oggi nella sua patria d'origine, era giunto nel 1919, stam�pato a Parigi da Uelagrove, alla ventesima edizione. Pinocchio, Ci�pollino, la Grammatica sono opere che possono viaggiare nelle mentali�tà collettive di altra nazioni, ma Cuore, tanto nocivo in patria, tanto umiliato, tanto offeso, come è potu�to andare a far danno nella civilissi�ma cugina al di là delle Alpi? Una intrìganie spiegazione viene da un'altra scritta dolla copertina: «illuslralìons par R. de La Neziòre». So chi è: nella bellissima rivista per le bambino francesi, la Semaine de Suzette, da cui la nostra Salani ollonne e tradusse i libri dolla «Bi�blioteca doi miei ragazzi», ora uno dei disegnatori più frequenti e più capaci di dare un tono allo alla raffinala, ininiilabile rivista. E que�sto mi dice cho Cuore, giunto dalla cugina povera, appena unificata, da poco sottratta ai gioghi del Papa, del Barbone, �Francesco Giuseppe, era dia in grado di insegnare «in lonles los écolos» perfino francesi. Una data, però, è nella mia memo�ria a segnalare quando enlrainmo in modo perentorio ma insinuante nel�l'immaginario europeo, per parlare di noi ma soprallulto per influenza�re in modo docisivo lo finzioni occi�dentali, comuni a tulli gli europei. Nel 1804 Clomens Brentano aapiislò una copia doi l'entamerone del Basilo con l'inlenziono di tradurlo in tedesco. Dopo avere fodelmonlo riproposto nella sua lingua alcune fiabe, decise però di imitarle, soggia�cendo al gonio del sommo novellatore napoletano, ma anche interpre�tando, rinnovando, riproponendo. Fu un modo unico per faro entrare il Basile e il suo Cunto in sogni, canzo�ni, poesìe, tanto che, per dirla con il Beguin, una parto consistente del�l'anima romantica europea risulla creala a Napoli, a metà del Seicento. Non abbandono il Cunto senza rivolgere un pensiero a Carlo Gozzi e alle sue Rane. Basta riloggome i titoli per scoprire quanto il sogno europeo e mondiale sia debitore nei confronti d�questo straordinario Insieme di inolivi, di immagini, di tomi: L'amore delle tre melarance. Il re cervo, Turandot, La Zobcide, L'Augellino helverde. Si riconosco�no facilmente lo oliere liriche, i balletti, perfino i film o i fumetti cho sono slati traiti da questi riassuntivi cajHilavori. Ho da tempo una tenta�zione: quella di interrogare le opere fin qui citalo per chiedere loro che cosa ha consentito di parlare a tanti, in còsi vari contesti culturali. E, come per Wnocdiio, noto cho sono lutti tosti in cui si configura una vasta arclietipalogia, ben sedimenta�la noi secoli. Sento necessaria anche una riflossiono cho riconduca al tema generalo del contributo del�l'Italia al determinarsi di mentalità collettive sottraile, ingonere, all'osamo dui si fa doU'influonzo e dolio scambio di cui sono protagonisti i capolavori della musica e quelli della pittura. Questa di cui mi occupo è una zona appartata, ma capace di solleci�tare pulsioni e interessi di grande portata. Penso, in questo senso, alla lettura che il filosofo spagnolo Sava�ter ha fallo del nostro Salgari, di cui si ora innamoralo da bambino. Il suo è un Salgari terzomondista, ri�belle, anticolonialista. In (fuesto sen�so Salgari è sialo troppo poco studia�lo, cos�come, sempre da questo punto di vista, s�è pocoriflellulo sul marinaio che di Salgari ha ereditalo vocazioni e ilìnerari mentali: quel Corto Maltese che Hugo Prati ha lionato in tanti mari, in tante edico�le, in tante lingue. Dall'i! inerario del marinaio al percorso di oggi d�quello cho ò allualmenlo «il padre degli Eroi», Sergio Bonelli, a cui guardo essen�zialmente perché mi ritrovavo continuamonle negli sland slraniori e nelle lingue più diverse della Fiora del Libro \w.r ragazzi di Bologna, la sua straordinaria enciclopedia delle finzioni. Così, tra un Tox svedese e un Dylan Dog statunitense, mi è venuto in mento che sia proprio lui, Sergio, che �suoi eroi l�ama per primo, e anche l�imita nella passio�nalo o virilo integrila del suo slesso personaggio di avventuroso editore di avventurieri, a presentarsi come l'erode dei Collodi, doi Gozzi, dei Basile (e perfino dei De Amicìs per chi sa capire davvero l'essenza dei «tamburini» e dello «vedette»). Con il più recente, rullimissimo nato, Dampyr ci porta a riflettere sul lato nascosto del pianeta, quello in cui dopo due flagelli mondiali si conti�nua a vereare sangue, in una dimen�sione nascosta, torbida o vampiresca cho ritrova i «misleri» dell'anti�ca appendice. Noi non sappiamo far tesoro di questa nostra specificità rinnovata noi secoli, non sappiamo dire fino a cho punto è nostra o a quanti ha giovalo. Siamo slati un popolo di emigranli, d�oltimi, inimilabili maestri muratori che hanno costruito ovunque accettando salari di fame o appellativi umilianti come «dogo» o «macaroni». Ma l'augellin belverdo canta le nostre risorso o Tox non allude alla Marenuna, per�ché lo sguardo cho rendo omerica Mesa Verde può ossero slato costrui�to in Lombardia. Il contributo dell'Italia all'immaginario europeo è cominciato con il Pentamerone del Basile e attraverso le fiabe di Gozzi, Collodi e De Amicis arriva ai fumetti di Sergio Bonelli
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