Da Tikal a Chichicastenango la Magna Grecia degli indios

Da Tikal a Chichicastenango la Magna Grecia degli indios GUATEMALA: ALLA RICERCA DEGLI EREDI DEI MAYA Da Tikal a Chichicastenango la Magna Grecia degli indios RE PORI AG F Fiammn Arditi E/ la madre di tutte le piramidi», mi dice Ciria�co col sorriso immobile ed enigmatico. Il suo profilo sembra scolpito nella pietra, la schiena dritta. Stra�namente per la sua razza è alto, elegante nel tradizionale abito degli uomini con la cintu�ra tessuta a mano arrotolata intorno alla vita. Ha 78 anni, ma ne dimostra almeno venti di meno. Accoglie con dignità chiunque arriva ed è fiero di sé. Fa il cameriere alla Posada don Rodrigo, che con i suoi 250 anni di storia è l'albergo più antico del Centro America, sul�la quinta Avenida, proprio ac�canto all'arco di Santa Cateri�na ad Antigua, la vecchia capi�tale spagnola del Guatemala. Alla Posada siamo circondati da piante tropicali, rumori di acqua che scroscia, cinguettìi di uccelli, un viavai di gente arrivata da tutto il mondo per la settimana Santa, che con tutte le sue processioni è l'equi�valente sacro del Carnevale di Rio. Ciriaco osserva in silenzio la frenesia di questi ospiti, che sembrano inseguire ad ogni momento della giornata un appuntamento speciale. Lui ri�vive questo periodo dell'anno con la stessa intensità da quan�do è nato, ma sotto sotto gli fa piacere che degli stranieri arri�vino apposta da lontano per riempirsi gli occhi di questi spettacoli unici nel ìqrq gan^ re, e non solo per visitare le rovine dei Maya. A chi glieli chiede, dosando le parole, rac�conta i segreti della sua terra. Certo, Tikal, l'antica capitale Maya, a Nord del Paese, è la meta più comune qui in Guate�mala. La madre di tutte le . piramidi di cui parla Ciriaco è la piramide del Grande Giagua�ro, sulla Piazza Grande di quella che fu la culla della civiltà Maya, come lo furono Palenque in Messico e Copan in Honduras. Ma quello che rende unica Tikal, che vuol dire «luogo delle voci», è che è completamente immersa nella giungla. Fino a quando, subito dopo l'arrivo di Cristoforo Colombo, gli spagnoli sbarcarono sulla costa atlantica del Guatemala e cominciarono ad imposses�sarsene come sapevano fare solo loro, i guaiemaltechi, che poi erano i diretti discendenti dei Maya, noti come i greci d'America, avevano una reli�gione animista. Credevano nel dio cielo, nel dio vento, nel dio fuoco, come nel dio mais, ac�qua, terra, pioggia. I conquista�tori, con un lavoro radicale e con la scusa di offrire in cair bio la salvezza dell'anima, so�stituirono queste loro divinità con altrettanti santi ed eressero chiese in perfetto stile baroc�co a San Francesco, Santa Chiara, con tanto di convento, l'università dedicata a San Car�lo Borromeo. La Cattedrale intitolata a Santiago de los Caballeros aveva 60 cupole, 18 cappelle, 5 navate. Insomma, Antigua dal 1525 diventò la capitale coloniale di questi invasori che stordirono il popo�lo con megalomani gesti archi�tettonici per distrarlo dallo sfruttamento quotidiano. Poi il 29 luglio del 1776 un terre�moto più forte degli altri di�strusse la città e la capitale fu trasferita a pochi chilometri, a Guatemala City. Rimase molto però, resistettero le case basse in perfetto stile coloniale coi loro cortili pieni di verde e di ombra, i profumi, la dignità di questa gente gentile, pronta ad accogliere sempre. Ecco per�ché, quando uno arriva qui, ha l'impressione di stare a casa. Camminando sui ciottoli di cui è pavimentata tutta la città si sente il cinguettio ii un uccel�lo, che ha una voce più insi�stente degli altri. «E' il Pajaro Cantor, che annuncia la piog�gia», spiega Roberto Spillari, che ci accompagna a scoprire Antigua, dichiarata dall'Unescc* «latrimonio culturale del moiido. Spillari lavora per Elizabelh Bell, una californiana trapiantata qui dal 1968, che organizza giri culturali, scrive libri, insegna. Un'altra califor�niana, Mary Lou Ridinger, quindici anni fa ha compralo una proprietà in cui c'era una miniera di giada. Ha comincia�to ad estrarla, poi ha messo gli antigueni a lavorarla e il suo quartier generale sulla calle quarta è diventala una catena di montaggio di gioielli falli di giade bianche, verdi, nere. Per i Maya era la pietra dell'eterni�tà, che segnava il passuggio verso il mondo dell'infinito, per l'intraprendente america�na ha segnato il passaggio verso conti in banca a nove zeri, Antigua è il riceilaculo di gente estrosa, pesci fuor d'ac�qua, che sono scappali dai loro mari per trovare la terra pro�messa, E' approdala pure qui da Brescia Patrizia Gezzoli, che ha fatto del suo Caffè Opera un luogo di incontri a tutte le ore col sottofondo delle arie di Turandot, Aida, Fedora, Norma, dove si bevo�no tequile e succhi di mango o si fumano cubani, che le arriva�no direttamente dall'Avana. La sua gemella Nadia, invece, ha sposalo un velista francese, che si è messo a fare mobili. Come tanti altri era risalito fino a Livingslon lungo il Rio Dulce, che sbocca sull'Atlanti�co, e contagialo dal verde e dalla serenità, che emana da questo Paese, aveva deciso di mettere radici. Quello che impedisce al Gua�temala, che vuol dire appunto terra verde, di sovrappopolarsi sono, invece, i vibrioni. Uno straniero su tre viene colpito infatti dalla famosa vendetta d�Montezuma, l'imperatore Azteco, che protegge questa terra dagli invasori. Guai a bere una spremuta d'arancio sulle coste del lago di Alillan, o mangiare un pezzo di mango compralo ad una bancarella del mercato di Chichicastenan�go, dove il gioved�e la domeni�ca affluiscono da tutto l'entrolerra i locali per vendere i loro prodotti. Anche questo, come quello delle processioni e dei tappeti di fiori, che ricoprono le strade di Antigua nei giorni, che pre�cedono Pasqua, è uno spettaco�lo da non perdere, se si vuole capire la geologia di questa civiltà, cheha resistilo ai terre�moti, agli invasori, a chi ha sfrullalo la sua terra per espor�tarne i frutti in tutto il mondo. Gli eredi dei Maya camminano ancora oggi per strada. Sono accoglienti, sorridono, non so�no più scribi o sovrani, ma puvera gente, che vive di poco. E per loro gli stranieri sono gringds. CREDEVANO NEL DIO DEL VENTO, DEL FUOCO E DEL MAIS. I CONQUISTATORI, CON LA SCUSA DI OFFRIRE LA SALVEZZA SOSTITUIRONO LE LORO DIVINITÀ CON I NOSTRI SANTINI Ma forse c'è una giustizia: uno straniero su tre viene infatti colpito dalla famosa vendetta di Montezuma, l'imperatore Azteco, che protegge questa terra dagli invasori. Guai dunque a mangiare un mango comprato ad una bancarella del mercato... Guatemala: il mercato e la chiesa di Chichicastenango riprodotta in una stampa. L'indio guatelmateco si converti al cattolicesimo nel sedicesimo secolo

Persone citate: Borromeo, Cristoforo Colombo, Del Vento, Mary Lou Ridinger, Patrizia Gezzoli, Roberto Spillari