Cavatine torinesi per una donna violata

Cavatine torinesi per una donna violata Cavatine torinesi per una donna violata RECENSIONE (i.ihrii'll.i E/una Torino in�tensa, per certi versi dolorosa, ma anche molto accattivante come una figura umana, un volto su cui il tempo sta lavorando senza pietà e che il cuore sente ancora di più proprio per questo la città di cui parla Bernard Simeone nel suo libro Cavatine. Simeone, 43 anni, è scrittore e poeta, italianista, traduttore, diret�tore per le edizioni Verdier di una collana di autori italiani, e critico letterario. Conosce bene Torino, per averci abitato tra il 1978 e il 1982, ma anche perché sin da bambino, nell'andare da Lione, sua città, a Riccione per le vacanze estive con i genitori, faceva lappa da amici tori�nesi che abitavano in una San Salvario molto diversa dall'attuale. Oggi toma spesso a Torino per lavoro, con abiti diversi e invitato in alber�ghi di lusso che lo fanno sentire quasi in colpa, traditore della sua Torino, vissuta da ragazzo e poi ventenne, con un amore. Cavatine rimette le cose a posto. Simeone vi restituisce la città cui è legato forse più che a ogni altra, quella che continua a cercare tutte le volte che scende dal treno a Porta Nuova come faceva da bambino. Una Torino incredibilmente reale, in cui splendore e squallore si rasen�tano, in cui la geometria apparente è premessa di follie vertiginose, e in cui Simeone ambienta un suo senso di colpa e di tradimento, ossessivo, indissolubilmente legato nella me�moria a una figura di donna. Cavatine è il racconto di una storia in cui quattro motivi ToriRECEN(i.ih IONE 'll.i no, quella donna, la musica e il tempo s'intrecciano e intrido�no al punto da diventa�re indistinguibili e in�tercambiabili, mentre su tutto s'insinua l'idea di limite. Torino, la donna, la musica, il tempo, nella storia di Simeone, com�portano l'idea di un limite che si sposta, invisibile eppure sicuramen�te presente e determinante, oltre il quale niente è più come prima. Ma non è dato sapere quando, dove e come lo si supera, assurdo e fatale. Un uomo, critico musicale, si chiude in un garage tappezzato di sughero, nell'anomma periferia di una città francese, per ascoltare l'integrale dei Quartetti per archi di Beethoven in una versione appena uscita di cui deve scrivere una recensione. Sono nove ore di ascol�to. E la musica lo invade della sua ossessione: Torino, dove è tornato pochi giorni prima, perché non è stato capace di reggere accanto alla figlia diciassettenne, in ospedale per aver subito un tentativo di stupro. L'uomo si è allontanato nel�la notte dall'ospedale, pervaso da un gesto compiuto vent'anni prima, a Torino, nei confronti della donna che amava, gesto oltre il quale non c'era stato più nulla da fare. Ha preso il primo treno per Torino, spinto dalla necessità di tornare sull'orlo dell'abisso. Appena giunto, mentre i luoghi di quel suo passato tanto a lungo rimosso gli appariva�no uguali ad allora eppure insieme straziati dall'attualità, fortemente riconoscibili e però come abitati da demoni nuovi Simeone descrive le vie, le piazze, i portici, i muri, le scritte sui muri, negozi e persone con estrema precisione, riuscendo contemporaneamente a mantenere ad ogni presenza descritta l'anoni�mato della figura mentale, mentre d'altra parte nomi come evidenze saltano fuori dalle case, dai palazzi, nomi come Pavese, Levi è andato a cercare un prete, probabile trasposi�zione di Pier Giorgio Sera, da sem�pre impegnato nella rieducazione di giovani drogati, testimone del suo amore per quella donna. Da lui è venuto a sapere, in un dialogo che è l'ipocentro del libro, svoltosi nel sottopasso di Porta Nuo�va, non a caso un luogo viscerale in cui lo squallore è massimo e non c'è paratia possibile, che lei è morta. Tre anni prima, in un incidente d'auto sulla collina di Torino, ulti�mo atto di una vicenda di drojja in cui era sprofondata sempre di più negli anni. L'uomo rivela al prete il gesto che aveva provocato la rottu�ra, e poi il suo allontanamento da Torino: aveva forzato il corpo di quella donna, pur sapendo di ren�derne l'imprendibilità definitiva. Era morta tre giorni prima del concerto d'inaugurazione del Lin�gotto, quando lui era tornato a Torino per la prima volta da allora. Era stato li, al Lingotto, peasandola da qualche parte della città, senza sentire nulla di quella morte. C'è una piazza, nel quartiere di Porta Palazzo, che Simeone non nomina come non la nomina Calvi�no nella Giornata di uno scrutatore, in cui tutte le contraddizioni di Torino si concentrano simbolica�mente. Là abitava la ragazza, l�ha abitato Simeone. Tutti i movimenti di Torino, come quelli della storia che si ricompone poco a poco secon�do gli impulsi della memoria, sono portati al a mente e sulla pagina dai movimenti della musica che l'uomo ascolla per l'intera durata del libro, e che alla fine, attraversato ancora un limite, arriva ad ascoltare in maniera più lucida, non feticista e impaziente come all'inizio. Un singolare romanzo del francese Simeone, ispirato a una storia vera: un critico musicale e un tragico amore, l'ossessione del senso di colpa in una città la cui geometria è premessa di follia Un concerto all'Auditorium del Lingotto, uno dei luoghi torinesi attraversati dal romanzo del poeta francese Simeone, «Cavatine» Bernard Simeone Cavatine Verdier, pp. 124, franchi 75 ROMANZO

Persone citate: Beethoven, Bernard Simeone, Pavese, Pier Giorgio Sera