Una coppia in crociera per vincere la noia di vivere

Una coppia in crociera per vincere la noia di vivere Una coppia in crociera per vincere la noia di vivere RECENSIONE Quaranta CESARE De Marchi subilo disorienta il lettore, appena il lettore ha iniziato a fre�quentarlo. Nel «Talento», il romanzo vincitore del premio Campiello 1998, mise sapiente�mente in scena una disposizione picaresca verso la vita, non l'ita�liana arte di arrangiarsi, bens�la fortuna che ò virtù, giullaresca, non ministeriale. Qui, nella secon�da importante prova, «Una crocie�ra», abbandonato il sentiero del rischio (ma non il pigmento grotte�sco, anzi), ad affiorare sono gli inetti: «Non riconosceremo mai che gli inetti artefici» della nostra parabola «siamo noi e soltanto noi». A Genova, dove il viaggio comincia, s'imbarca una tribù di non protagonisti, un'eco dell'an�tro oologia fiaubertiana, tra ozio del 'intelligenza (non inganni la selva di conversazioni che vorreb�bero essere ardite, fosforiche) e inerzia del cuore. L'occhio che li seguirà, di porto in porto, ora è miope, ora è presbite, ora è vela�to, ora è astigmatico, ora è daltoni�co, ora ò strabico, insomma: riflet�te inesorabilmente lo animo a bordo, destinate a brancolare, a 'non mettere a fuoco (a non mottere più a fuoco'') il privato e. il pubblico compito. La metafora non ò casuale. Fra le quattro figure che risaltano nella «Cro�ciera» vi è un oftalmo�logo di fama, Guido Rizzi, a cui si deve la scoperta della sindro�me aortica, a tutt'oggi sconosciuta la cau�sa, come esito la ceci�tà. Il profossore si è imbarcato con la moglie Chiara. La coppia, dopo cinque anni di matrimonio, avviluppala nel bozzolo della no�ia, cerca, navigando, di portare «un po' d'aria in una vita a due tmppo chiusa». Intorno ai coniugi mendicano un passaggio narrativo almeno due altri tipi; Giacomo Pancaldi, insegnante di Lettore in pensione, RECENQua o Bruno Bhincucci, biondo intellotluale in odoro di dongiovanni�smo stantio («Chi a una sola è fedele, verso l'altre è crudele»), esercitato ridicolmente noi con�fronti di Chiara. Entrambi attori approssimativi dell'umana com�media, barcollanti, friabili, di car�ta velina («Non sono mai riuscito a decidere contro le mio omozioIONE nta ni», confessa Pancal�di, mentre per Brancucci «tutto ciò che non era abbastanza astruso da essere ori�ginale finiva in un mazzo con la roba vecchia»). Figuro che in qualche modo si definiscono per sottrazione, che hanno la capacità di evocare una cifra esistenziale, come restia�mo nel nostro Novecento gli «Indifferenti» di Moravia, come «I superflui» di Arfelli, come «Gli egoisti» di Bonaventura Tecchi. E la nave va. Con il suo carico di inquiete ombre («Vidi che l�non s'acquetava il core» è il fram�mento di Purgatorio scelto quale opigrafe). Con i dialoghi sull'uni�verso mondo che non graffiano, che non mordono, che non im�prontano, che confermano la tri�ste certezza rivelata a Rizzi dalla «sindrome aortica», la sua scoper�ta scientifica, drammaticamente, improvvisamente manifestatasi nel periplo mediterraneo (è un ragazzo a patirla): «Di fronte a certe patologie siamo impotenti come l'ultimo dei primitivi,,, anzi peggio, perché noi non siamo nemmeno capaci di credere nei miracoli o nella stregoneria. Cos�le nostre belle diagnosi finiscono per essere altrettanti strumenti di tortura». Nella «Crociera» via via si at�trezza e si perfeziona una sala infernale, tanto più infernale quanto più calata in un'aura rare�fatta, stilisticamente dominata. «L'impulso artistico» rende l'auto�re «psicologo», come avvertiva Thomas Mann (De Marchi risiede da tempo in Germania): «Dove infatti il suo talento, la sua esigen�te sensibilità linguistica, la sua curiosità troverebbero più ghiot�to appagamento, dove il suo vir�tuosismo espressivo troverebbe compiti più scelti, più ardui, più sublimi se non nei meandri del cuore umano?». Si scende dal bastimento pro�vati, ulteriormente imbevuti di ciò che è il male di vivere, leopar�dianamente affrancati dall'illusio�ne che la felicità sia afferrabile: «Troppo immaginaria la felicità, troppo faticosa e intermittente, per poter essere uno stato; forse era solo un tempo della sospensio�ne, o una sospensione del tempo: l'attimo inesteso che cambia per una volta il sapore del pane quoti�diano». Per una volta. Non conso�la ripetere con il cieco Borges che «l'oro è nell'ombra». IL NUOVO ROMANZO DI CESARE DE MARCHI, VINCITORE CON «IL TALENTO» DEL PREMIO CAMPIELLO NEL '98: UNA TRIBÙ' DI INETTI. L'INCAPACITÀ' DI STARE AL MONDO Un illustre oftalmologo, scopritore di una terribile sindrome, la moglie, un insegnante in pensione e una sorta di intellettuale fra cecità morale e razionale Cesare De Marchi, nel nuovo romanzo «Una crociera», fotografa una coppia che dopo cinque anni di matrimonio cerca una nuova forma di rapporto !M&!', Cesare De Marchi Una crociera Feltrinelli, pp. 272, L. 25 000 romanzo'

Luoghi citati: Genova, Germania