LEGGERE CHE IMPRESA

LEGGERE CHE IMPRESA LEGGERE CHE IMPRESA ANALISI Pier Luigi Battista LA storia dell'editorìa è storia di travagli, di entusiasmi, di errori marchiani, di intuizio�ni fulminanti, di gusti e di idiosincrasie, di sodalizi intellet�tuali che sembrano indistruttibili e che spesso, invece, non sono che l'antefatto eli lacerazioni dolorose e rotture insanabili. La storia del�l'editorìa italiana, lungo tutto l'ar�co temporale che va dall'Unità ai nostri giorni, non sfugge a questo destino. Negli ultimi anni è stata fertile la ricerca dell'irriducibile «fattore umano» che sta sotto la fondazione di una casa editrice, la pubblicazione di un libro, il varo di una nuova collana. Si sono aperti gli archivi, sono venute alla luce lettere e corrispondenze inedi�te ed è caduto il segreto su verbali, diari, documenti e testimonianze dal valore inestimabile. La nuova Storia degli editori italiani di Nicola Tranfcglia e Al�bertina Vittoria pubblicata da La�terza (pp.574, L.70.000, al centro di un dibattito alla Fiera del Libro di Torino domenica 14 alle ore 12, con gli autori e l'editore) va in controtendenza e riparte dalle sto�rie particolari per affrontare nuo�vamente un punto di vista genera�le. Non la storia del singolo edito�re, ma la storia delle tendenze, delle scelte, delle innovazioni e dei conflitti che tutti insieme gli edito�ri italiani hanno contribuito a scri�vere in quasi un secolo e mezzo di vita politica e culturale. In questa vicenda si intrecciano le figure degli innovatori e dei conservatori, di chi scopre nuove frontiere e di chi si adagia sul già noto. Si intrecciano i tormenti dello Stato nuovo, i primi vagiti della cultura di massa, la stretta autoritaria del fascismo, gli entu�siasmi del dopoguerra, il fissarsi di nuove «egemonìe culturali», le ri�voluzioni antropologiche della ci�viltà dei consumi. Si intrecciano la vocazione pionieristica di un edito�re come Hoepli che intuisce l'im�portanza della diffusione del sape�re e della tecnica nella nuova Italia tutta da costruire. La scommessa di nuovi criteri di vendita dei libri abbracciata dalla Utet. Il coraggio di Treves. L'effervescenza dell'edi�toria legata alle riviste di Prezzolini e Salvemini, di Croce e di Gobetti. Le nuove dimensioni del�l'industria culturale sfidate da uo�mini temerari e coriacei che si sono «fatti da sé» come Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli. L'in�ventiva per sfuggire alle maglie censorie del fascismo di Laterza e Einaudi. L'esplosione del tascabile attraverso le copertine grige della Biu(e quindici anni dopo dei nuovi Oscar Mondadori). Lo svec�chiamento culturale impresso dal�la Bompiani e dalla Garzanti (que�st'ultima creatrice di piccole e indispensabili enciclopedìe che tutt'oggi stanno sugli scaffali della gente colta e informata). La sofisti�cata sfida borghese della Longane�si. L'attenzione ai dizionari e alle enciclopedie della bolognese Zani�chelli. Le frontiere della sociologia e dei nuovi saperi «americanizzan�ti» del Mulino. La raffinatezza dell'Adelphi. Il coraggio della novi�tà e de 11'intraprende za della Feltri�nelli che nel giro di pochi anni, con la pubblicazione del Dottor Zivago e del Gattopardo, viola le regole non scrìtte del quieto vivere e porta una ventata di aria fresca in un'editoria pericolosamente incUne a rinserrarsi nelle nicchie sicu�re dell'establishment. La parte anche quantitativa�mente più cospicua della rìcostruzinne di Nicola Tranfaglia e Alber�tina Vittoria è dedicata ai «decenni post-unitari» dell'editorìa italia�na. Scorrono nomi e sigle oggi scomparse dal panorama delle ca�se editrici in attività e che pure restano come matrici e simboli di una produzione di libri spesso in sintonia con il formarsi di nuovi gruppi intellettuali e sovente ani�mati da un proficuo rapporto di scambio con la cultura di una città, piccola o grande che sia. Ecco la gallerìa in cui vengono allineati, tra gli altri, i nomi di Pomba, Bocca, Le Mounier, Tre�ves, Sonzogno, Vallanti, Loescher, Paravia. Oppure quella che illu�stra il venire alla luce di un'edito�ria cattolica agguerrita e in polemi�ca con i valori e le istituzioni dello Stato unitario e quella che segna i primi passi dell'editoria popolare di matrice socialista. In questo panorama si impongono le perso�nalità forti degli intellettuali che diventano perno di nuove correnti culturali e di nuove iniziative. Le personalità dei Prezzolini e dei Salvemini. L'energia di Piero Go�betti. Il ruolo cruciale giocato da Benedetto Croce nella nascita e nel consolidamento della Laterza e di Giovanni Gentile e dell'cimperialismo gentiliano» prima nell'am�biente fiorentino (a cominciare dalla Sansoni) e poi, diventato Gentile figura eminentissima del regime fascista, nei gangli portanti delle istituzioni culturali italiane del Ventennio, dall'Università all'Encicoìpedia Italiana. Il fascismo, appunto. Sulla scor�ta dei numerosi studi dedicati al rapporto difficile tra cultura e censura durante il regime mussoliniano (ultimo, e documentatissimo, quello di Giorgio Fabre sulla persecuzione degli autori ed edito�ri ebrei negli anni Trenta), gli autori della Storia degli editori italiani ricostruiscono la contrad�dizione che si instaura tra un regime repressivo e censorio che stringe la cultura e l'editoria nella camicia di ferro del controllo auto�ritario e una disponibilità (manife�stata in primo luogo dalla Monda�dori) ad affrontare i nuovi stru�menti dell'industria culturale e della produzione di cultura desti�nata a fasce sempre più larghe di lettori. Assistita in modo decisivo dall'esclusiva sul libra di Stato por le elementari a partire dal '36 e dalla concessione dell'edizione na�zionale dell'Opera omnia di Ga�briele D'Annunzio, la Mondadori, come nota Tranfaglia, diventa il veicolo fondamentale della «mo�dernizzazione» dell'editoria e del�l'industria culturale italiana. Cer�to al prezzo di un rapporto di «coesistenza» obbligata con il regi�me ma non al punto di impedire, come aveva già osservato Enrico Decleva, «che nei sette anni tra il 1933 e il 1940 i Ubri legati diretta�mente a organi del fascismo furo�no una percentuale inferiore al 10 per cento sui 1700 titoli pubblica�ti». Si apre qui l'annoso capitolo sulla possibi ita di aggirare le nor�me censorie fasciste da parte di un'editoria non interamente alline�ata alle disposizioni del regime. Certo è che a scorrere l'elenco sconfinato dei narratori e saggisti stranieri di primissima qualità che malgrado tutto vennero pubblicati dall'editoria italiana durante il re�gime, più di una perplessità nasce sull'eltettivo grado di «autarchia culturale» in cui, secondo la vulga�ta storiografica, il regime fini per imprigionare l'Italia. Dubbi che possono slimolare una rileltura slorica anche sull'editoria che rin�noverà la cultura italiana negli anni dell'Italia democratica e di cui in questo volume vengono restituite le prime tracce, purtrop�po seguite ancora in forma rapsodi�ca e supseficiale, se solo si fa attenzione al numero davvero esi�guo di pagine del libro dedicate all'editoria della seconda parte del Novecento. Ma forse si tratta di un lavoro ancora tutto da compiere. Sapendo di avere alle spalle una ricostruzione storica de l'editoria italiana che permette di capire e ammirare il «romanzo dei libri» scritto in quasi centocinquanta anni di storia davvero tormentata. I nostri editori da tipografi a manager, il rapporto tra industria e cultura

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