«Se sono pernicioso, fucilatemi» di Angelo D'orsi

«Se sono pernicioso, fucilatemi» «Se sono pernicioso, fucilatemi» Muro Foà, dal culto del Duce alla morte nel Lager Dal saggio d�Angelo D'Orsi Lo cultura a Torino tro /e due guerre (Einaudi) pubblichiamo un brano dell'ultimo capitolo. Angelo D'Orti COMBA1TERE nella guer�ra fascista sembra il viati�co di salvezza estrema per un ebreo che voglia dimostrare la sua omogeneità al regime, anzi qualcuno avanza la richie�sta dell'onore del combattimen�to a nome di tutti i suoi fratelli israeliti. Cos�fa Arturo Foà, poeta e poligrafo, che si è messo in luce nel gruppo di La Nostra Bandiera. Di formazione socialisteggiante (è stato allievo di Grafi, Foà, il cui fratello Emilio è stato redattore del quotidiano fascista Jl Piemonte, si aggrega con la guerra del 1914 alla vasta schiera dei letterati-giornalisti iperpatriottici. Di l�al fascismo il passo è breve; nel '26 pubbUca un canto per Mussolini, nel '31 un volume di propaganda indi�rizzato al pubb ico francese. Ben�ché riesca ad usufruire del prov�vedimento della «discriminazio�ne», Foà si viene a trovare in notevoli difficoltà, infatti egli non ha posti nell'istituzione sco�lastica e vive di collaborazioni editoriali e giomalistiche (allaGnzzetfa del Popolo, fra l'altro, nonché a II Popolo d'Italia dal 1927 fino al 1935). In campo editoriale l'ultima sua impresa è la direzione presso la casa Chian tore, ex Loescher, della collana boselliana, già citata, e della collezione di profili biografici «Dal Risorgimento al Fascismo». Riguardo a quest'ultima egli nel '39 prega che «non sia lasciata morire», suggerendo che «potreb�be benissimo essere completata con il concorso di un Direttore ariano senza che il suo [di Foàj nome apparisca». D'altronde già nel settembre 1938 Foà, enume�rando le proprie benemerenze patriottiche e fasciste, chiede «che gli sia concesso di poter ancora lavorare ai suoi libri; e se invece sarà giudicato da qualcu�no un elemento pernicioso, sia mandato in esilio o fatto fucila�re». Benché la sua situazione diventi via via più critica, Vita�liano ebreo fascistissimo» che è anche «l'umile soldato» (cos�si definisce) non cessa di riporre la sua venerazione per il duce, al quale si rivol�ge personal�mente un'ulti�ma volta nel 1941, rimpian�gendo di non poter dare «la sua parola e, se necessario, il suo sangue alla santa causa», ma riaffonnando la sua «antica incrollabile devo�zione». Un paio d'anni più tardi Arturo Foà è catturato e invialo ad Auschwitz, e fa il suo ultimo viaggio insieme a Primo Levi un giovane laureato in chimica, destinato a sopravvivere a quel�l'esperienza, diventandone il più acuto e umano nanatore -, che sarà testimone della sua eliminazione. Leone Ginzburg e a sinistra Piero Gobetti. In alto giovani fascisti in p. Orlo Alberto a Torino negli Anni 30

Luoghi citati: Auschwitz, Piemonte, Torino