Il telefonista Br tradito da una scheda telefonica di Giovanni Bianconi

Il telefonista Br tradito da una scheda telefonica Il telefonista Br tradito da una scheda telefonica Delitto D'Antona, la procura nega la richiesta di fermo Giovanni Bianconi ROMA Facce scure, riunioni continue, fre�netico scambio di carte da un ufficio all'altro. Il pool di magistrati antì-terrorismo lavora da 48 ore contro il tempo per mettere almeno un punto fermo nell'indagine sull'omicidio di Massimo D'Antona. Ieri pomerìggio, al termine dell'ennesimo incontro tra il procuratore aggiunto Italo Ormanni e i quattro pm Franco tonta, Giovanni Salvi, Pietro Saviotti e Fe�derico De Siervo, è arrivata la deci�sione sulla prossima mossa; il nome del presunto telefonista delle Briga�te rosse che il 20 maggio scorso rivendicò l'assassinio di via Salaria a Roma poche ore dopo l'agguato, già iscritto nel registro degb indagati, dovrebbe uscire quantro prima dal segreto dell'inchiesta. La fuga di notizie verificatasi domenica mattina sulle pagine loca�li di un quotidiano ha accelerato i tempi, anche se ieri, mentre i magi�strati continuavano a riunirsi, qual�che investigatore scuoteva la testa: «Ormai che possiamo sperare di tro�vare per proseguire il lavoro?». Per�ché comunque vada, è chiaro che il procedimento penale numero 2642Z/00 l'inchiesta per omicidio, banda armata e altri reati comincia�ta la mattina del 20 maggio 1999, che conta una trentina di indagati non può considerarsi conclusa. An�zi. L individuazione del telefonista doveva essere un nflovo punto di jartenza per arrivare al «gruppo di : uoco» che uccìse D'Antona e al resto dell'oiganizzazione, ma il tam tam di queste ore potrebbe aver danneg�giato irreparabilmente un lavoro an�dato avanti per mesi tra ricerche tecnologiche e il faticoso incrocio di testimonianze e indizi. Tutto questo filone d'indine condotto dalla Dìgos di Roma e dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione prende le mosse dalla cabina pubblica dalla quale part�una delle due telefonate di rivendica�zione, individuata attraverso il centralinodelgiomale chiamato. Grazie al codice a barre stampigliato su ciascuna tessera che lascia le pro�prie tracce nel cervellone della Tele�com, è stata individuata la scheda telefonica da 10.000 lire utilizzata in quell'occasione, nonché l'abitazione chiamata dalla stessa cabina poco prima della rivendicazione, con un'altra tessera. La prima è diventata cos�la «sche�da brigatista», la seconda quella di un possibile testimone. Ripercorren�do tutte le chiamate effettuate dalla prima tessera gli investigatori sono risaliti all'ultimo possessore, uno zin�garo che ha raccontato di averla avuta da un ragazzino, il quale a sua volta ha chiamato in causa una donna che per motivi di lavoro fre�quentava lo stesso campo nomadi. Incrociando le telefonate e altri ìndizi frutto di pedinamenti e intercet�tazioni s'è arrivati al nome di un uomo, poco meno che quarantenne e amico dalla donna, il quale in passato ha avuto dei contatti con ambienti terrorìstici, ma senza pre�cedenti specifici. L'uomo è stato seguito e fotogra�fato, e il suo volto è stato mostrato al «super-testimone» saltato fuori dal�l'indagine sull'altra scheda telefoni�ca, quella utilizzata nella stessa cabi�na poco prima della rivendicazione. Si tratta di un bambino di 10 anni, il quale interrogato una prima volta aveva già fornito un identikit della persona «con espressione cupa» die attendeva che si liberasse il telefono mentre lui chiamava a casa, il pome�riggio di quel 20 maggio. Mesi dopo, con le fotografie in mano, gli investi�gatori sono tornati dal ragazzino il quale ha riconosciuto due immagini diverse, ma appartenenti alla stessa persona: l'uomo al quale la polizia era arrivata con l'indagine sulla pri�ma scheda. Questo e altro hanno in mano i magistrati die per tuttala gior�nata di domenica sono tornati a inter�rogare i testimoni di questa vicenda per tentare di met�tere insieme un qua�dro accusatorio il più completo e resi�stente possMe, Do�po la fuga d�notizie ;li investigatori ìanno sollecitato un provvedimento difenno che gli stes�si pm potevano di�sporre d'urgenza davanti al pericolo di fuga dell'indaga�to, ma la risposta è stata negativa. La tensione, se ce ne fosse stato biso�gno, è salita ancora un po', e nelle stanze del palazzo di giustizia roma�no sono risuonate molte lamentele anche per altri ostacoli che la polizia avrebbe incontrato durante le inda�gini; tra questi le presunte interfe�renze dei «cugini» carabinieri, incro�ciati in strada durante il lavoro. Niente è stato messo per iscritto e trasformato in formale denuncia, almeno per il momento, ma non è escluso che dò possa accadere in futuro, se lo sviluppo dell'inchiesta dovesse risultare pregiudicato. An�che stavolta, insomma, il coordina�mento tra forze di polizia giudiziaria non è stato dei migliori, mentre dal vertice politico del Viminale conti�nuavano a giungere raccomandazio�ni per approdare quanto prima a qualche risultato. Finché non è arri�vata la fuga di nodzie, sulla quale il procuratore di Roma Vecchione ha aperto la rituale inchiesta. BANCOE CADI CREIndicano de ora dellse non vorisalga a vocont Un'immagine del luogo in cui è avvenuto l'omicidio di Massimo D'Antona in via Salaria, a Roma, il 20 maggio dell'anno scorso

Persone citate: Antona, D'antona, De Siervo, Giovanni Salvi, Italo Or, Massimo D'antona, Pietro Saviotti, Vecchione

Luoghi citati: Roma