Fatima divide anche i cattolici di Pierluigi Battista

Fatima divide anche i cattolici Fatima divide anche i cattolici «Non si può stravolgere il Novecento» Pierluigi Battista IL tono è quello del rimpro�vero, se non della sprez�zante commiserazione per il grossolano entusiasmo dei neofiti. Ma allo storico catto�lico Pietro Scoppola decisa�mente non piace il fatto che «i temi della fede siano diven�tati addirittura di moda». «I giornali sono arrivati a dedi�care pagine e pagine alla rivelazione del terzo segreto di Fatima», ha sospirato Scop�pola presentando a Palazzo Giustiniani, assieme a Giulia�no Amato e Gad Lerner, il libro Dialoghi sulla fede scrit�to per II Mulino con Don Vincenzo Paglia e Andrea Riccardi. Se Gian Enrico Rusconi sulla Stampa sostiene di «pensare con imbarazzo ai miei colleghi cattolici, i pro�fessori di storia contempora�nea» che a partire dalla rive�lazione di Fatima dovrebbe�ro rileggere tormenti e vicis�situdini del «secolo breve», un «collega cattolico» come Scoppola fa chiaramente ca�pire che non è il tempo di ravvedimenti e di scorciato�ie. E nemmeno quello di prendere alla lettera il titolo con cui il giornale della Gei, Avvenire, ha salutato la mes�sa in pubblico i punti salienti della sinora segreta profezia di Fatima: «Fatiiàa, svelati gli scenari del Novecento». Anche se gli «scenari» so�nò cambiati davvero. Ren�dendo pubblica con modalità straordinarie sul piano sim�bolico e comunicativo il con�tenuto della «profezia» scrit�ta da suor Lucia nel 1943-1944, il Papa è infatti apparso intenzionato a far suo, con un gesto destinato a squassare le prudenze «pro�cedurali» della Chiesa, uno «scenario» che sembra smen�tire la visione «ottimistica» e conciliante del Novecento che animò e mosse lo spirito conciliare. Un'immagine, quella strap�pata al mistero e al segreto, tutta intessuta di «martirio», funestata dalla vista di «cada�veri martirizzati», macchia�ta dalla furia persecutoria dell'ateismo contro chi ha testimoniato la fede in Dio. L'immagine di un secolo di apocalittiche carneficine, di «immani sofferenze» patite dalle vittime dei totalitari�smi sanguinari, di sangue innocente versato in quanti�tà indescrivibili. L'elenco di Giovanni Paolo II assomiglia a un referto straziante sulle colpe inim�maginabili del Novecento: «11 pensiero va agli orrori delle due grandi guerre e quelli delle altre guerre in tante parti del mondo, ai campi di concentramento e di sterminio, ai gulag, alle pulizie etniche e alle persecu�zioni, al terrorismo, ai rapi�menti di persona, alla dròga, agli attentati contro la vita non nata e la famiglia». Una sequenza impressio�nante di delitti destinata a lasciare senza fiatp la cultu�ra e la storiografia laica sgomenta per l'equiparazio�ne tra i mali del secolo dei campi di sterminio, dei gulag e «degli attentati contro la vita non nata». Ma anche per la cultura cattolica di stam�po «progressista» riluttante a interpretare il secolo sotto un segriò" esclusivamente (o prevalentemente) negativo. Già prima della svolta» di Fatima erano visibili i sinto�mi di una sensibilità nuova del mondo culturale cattoli�co nei confronti delle perse�cuzioni che i «testimoni della fedo» hanno subito nel corso dei decenni successivi a quel fatidico 1917, da molti visto come l'anno inaugurale del «nuovo mondo» e che invece, secondo il messaggio che la Madonna avrebbe trasmesso ai «pastorelli di Fatima», rap�presentava l'inizio di una nuova, interminabile carnefi�cinaUno di questi sintomi è per esempio l'attenzione poi tra�sfusa in un libro dello storico Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant'Egi�dio, ha dedicato e dedica al «secolo dei martiri». E si capisce come mai uno storico come Giuseppe Alberigo, au�tore di una monumentale storia del Concilio Vaticano II che ha suscitalo molle polemiche nei settori meno «progressisti» della cultura e della storiografia cattoliche, possa affermare che «la con�vinzione che una parie della rivelazione il "terzo segre�to" non sia ancora nota ha suscitalo in modo ricorrente attenzioni spesso "morbose", come ha riconosciuto lo stes�so cardinale Ratzinger». Corto, lo storico Franco Cardini invita a letture non superficiali della scelta papa�le di rivelare il «terzo segre�to», se non altro perché «la figura di Giovanni Paolo II non sopporta di venire inter�pretala da esegeti frettolosi che una volta etichettano il Papa come un nemico dell'Oc�cidente, bollato come "sfrullalore" dei quattro quinti dell'umanità, e un'altra lo squalificano come uno di "destra" per colpa del suo messaggio a Pinochet». Però per Cardini è indubbio che «Giovanni Paolo II abbia vo�luto imprimere una linea molto più profetica a un'isti�tuzione, come quella della Chiesa, che si era Indebolita dopo la spallala del Concilio Valicano II», Ed è ancora più evidenii, per Cardini, che anche «le interpretazioni del�la storia della Chiesa che mettono in luce l'aspetto ecu�menico e "progressivo" della svolta conciliare non trova�no posto nel profetismo di Papa Wojtyla», L'impressione è cioè che la scella papale di rivelare il «segreto» di Fatima sia arri�vata dopo la solenne richie�sta di iperdonoi per le colpe storiche della Chiesa, per sottolineare la necessità che «anche il resto del mondo dovrebbe chiedere scusa per i crimini del passalo». Ma qui la questione storio�grafica e la «chiamata alle armi» degli storici cattolici temuta da Rusconi scivola su un terreno culturale ancora segnato da divisioni laceran�ti, anche in campo cattolico. Di cui la rivoluzionaria «rive�lazione» di Fatima non è che una tappa. Polemica tra storici sul terzo segreto Pietro Scoppola «Ma oggi i temi della fede sono diventati di moda?» Franco Cardini replica: «La figura del Papa non può essere interpretata da esegeti frettolosi che lo etichettino» Un secolo pieno di martiri e delitti intacca l'analisi positiva del Concilio Vaticano Secondo \ Giovanni Paolo II nel suo recente viaggio a Fatima Nella foto in alto Franco Cardini A destra: Pietro Scoppola