A OGNUNO IL SUO REFERENDUM
A OGNUNO IL SUO REFERENDUM A OGNUNO IL SUO REFERENDUM Massimo Luciani NON si sa se sia un vizio o una virtù del referendum abrogativo la capacità di aprire una discussione pubblica che va spesso al di là degli stretti limiti cu contenuto fìssati dal quesito sottoposto agli elettori. Paradigmatico, certo, resta il ca�so delTS?, quando tre modeste richieste di abrogazione di una secondaria normativa in materia di centrali nucleari si sono tra�sformate nell'iniziativa di un pro�nunciamento prò o contro l'inte�ra prospettiva di sviluppo energe�tico del Paese. Questa capacità espansiva del referendum e però davvero una costante. Oggi la storia si ripete, col referendum sul sistema elettora�le che ha assunto una tale plurali�tà di valenze da essere ormai indecifrabile. In teoria, la posta dovrebbe essere solo quella della scelta tra mantenimento del mo�dello attuale (maggioritario o tur�no unico con «correzione» propor�zionale per D 25(Ki dei seggi) e introduzione di un generalizzato modello maggioritario, con elimi�nazione di qualunque riequilì�brio in senso proporzionale. In pratica, la partita si è molto complicata. Qualcuno (non s�sa quanto saggiamente) interpreta il referendum come una sorta di rivincita delle elezioni regionali; altri, nella coalizione di governo, lo vedono come un'occasione per la ridefinizione degli equilibri fra centro e sinistralo, almeno, la parte più lumerosa di questa); altri ancora, nell'opposizione, lo leggono come un momento im�portante nell'assestamento dei rapporti tra Forza Italia e Allean�za Nazionale. Su tutto, aleggia l'incognita degli effetti che il voto referendario potrebbe avere sul�la stabilità del nuovo Esecutivo. In queste condizioni, è arduo, )er l'elettore, capire il senso dela propria partecipazione o della propria astensione, cos�come quello del proprio eventuale vo�to. Parallelamente, il risultato della consultazione diventa mol�to difficile da interpretare. In ogni caso, una partecipazione insufficiente non sarebbe indica�tiva, di per sé, di un'effettiva volontà di conservazione del si�stema attuale: è tutto da dimo�strare che gli astenuti nongradirebbero un sistema più efficien�te, anche se diverso da quello che uscirebbe dall'approvazione del�la richiesta (proporzionale con premio di maggioranza e sbarra�mento; doppio turno di collegio; doppio turno di coalizione, etc). A loro volta, il raggiungimento del quorum e il successo dei s�darebbero, certo, l'indicazione di un rafforzamento dell'opzione maggioritaria, ma anche in que�sto caso la volontà degli elettori sarebbe tutta da capire, perché nessuno potrebbe escludere una preferenza per un sistema diver�so da quello «d�risulta». Il fischio finale di questa interminabUe partita, insomma, non lo sentire�mo certo U 21 maggio.
Persone citate: Massimo Luciani
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