Cannes il cinema di papà
Cannes il cinema di papà Festival tra figli d'arte e film ben fatti ma convenzionali, come «Trolosa» della Ullmann e «The Golden Bowl» di Ivory Cannes il cinema di papà Lietta Tornabuonl inviala a CANNES ASIA figlia di Dario Argen�to, Samira figlia di Moshen Makhmalbaf, Briclgut figlia di Peter Fonda, Rodri�go figlio di Gabriel Garda Màrquez: i figli sono arrivati, arriva�no, arriveranno al festival, fainiisi di seconda generazione, eseiniji d'una .sterminata cinefamiglia dilatata dalla disoccu�pazione che rende difficile tro�vare altri lavori e che riproduce la storica bottega famigliare del�le corporazioni artigiane, eredi del cinema di papà, E Liv Ull�mann, a esempio, può essere considerata una specie di figlia dell'ottantaduenne Ingmar hergman? Non proprio, ma la formula Sprezzante «le cinema de papa», inventala tanto tempo fa dagli iconoclasti della Nouvolle Vague per indicare i film magari ben fatti e ben recitati ma con�venzionali, letterari, conformi�sti, illustrativi, che dicono nulla di nuovo e danno fastidio a nessuno, potrebbe essere appli�cata ai due film ieri in concorso, appunto «Trolosa» (Infedele) di Liv Ullmann e «The Golden Howl» (La coppa d'oro) di James Ivory, tratto con molta infedel�tà da uno dei romanzi più impervi di Henry James scritto nel 1904: tutt'e due non per caso prodotti dalle televisioni (SVT svedese, TF1 francese) e quindi lunghi (2 ore e 35, 2 ore è 17) per poter essere meglio suddivisi in puntate. Il film di Ivory, collocato nel 1903, racconta una storia di matrimoni torbidi: lo squattri�nato principe italiano Amerigo (Jeremy Northon) e la sua squat�trinata amante; americana (Uma Thurman) celando il loro lega�me si trovano a sposare la figlia del primo miliardario america�no (Kate Beckinsale) e il miliar�dario stesso (Nick Nolte), caccia�tore e collezionista di opere d'arte. Ma padre e figlia innamo�rati uno dell'altra sino a sfiorare l'incesto li lasciano quasi fuori dolla loro vita, i due riprendono i lorft rapporti, vengono scoper�ti. L'ipocrisia salva la situazio�ne: il miliardario torna in Ameri�ca con la moglie, la coppia principe-ereditiera ricostruisce bene o male la propria vita coniugale. Una bella coppa di cristallo e d'oro che sembra perfettissima ma che nasconde una crepa è il simbolo e insieme l'oggetto-motore della vicenda. Bella storia, ma lo stile è pigro, piatto. Ogni immagine è prevedibile (ecco il bimbo che col suo cerchio entra da sinistra nell'inquadratura, ecco l'amica Fanny che agita il ventaglio); ogni ambiente è sovraccarico e ovvio. Fioccano parolette italia�ne («presto presto», «poverino») e dialoghi televisivi («C'è la prin�cipessa?», «No, sta col principi�no»). Palazzi e castelli, visti dall'esterno, sono modellini rigi�di subito riconoscibili; la festa mascherata pare quella dei «Vi�telloni» di Fellini. All'inizio, quando in Palazzo Ugolini viene evocata la storia fosca della famiglia del principe (con deca�pitazione in ombre cinesi, die�tro un velo) fanno fulminee apparizioni alcuni attori italiani (Mattia Sbragia, Francesco Giuf�frida); in ogni momento è incan�tevole James Fox nella parte d'un aristocratico inglese forse meno cretino di quanto voglia sembrare. Nell'ultimo tempo Ja�mes Ivory ci ha abituato alle delusioni: «Jefferson a Parigi», «Surviving Picasso», «La figlia d'un soldato non piange mai» erano tutti tremendi, ma stavol�ta il regista è andato oltre. «Trolosa» (Infedele) di Liv Ullmann è meno sciatto ma altrettanto piatto. La storia d'un brutto adulterio, d'un di�vorzio e di un suicidio, racconta�ta alla maniera di «Scene d'un matrimonio» con due personag�gi dialoganti e brevissime escur�sioni all'esterno ma più lambic�cata che intensa, è arricchita dall'aneddotica. La regista dice che l'episodio appartiene al pas�sato di Bergman che non ha mai potuto perdonarselo e l'ha scrit�to come una confessione nella sceneggiatura di questo film: infatti Erland Josephson, il vec�chio che ricostruisce i fatti lonta�ni con l'aiuto d'un fantasma femminile, si chiama Bergman. Ma lo stile resta convenzionale, freddo e vuoto. Nick Nolte e Uma Thurman, protagonisti di "The Golden Bowl" di James Ivory, tratto dal romanzo di Henry James
Luoghi citati: Parigi
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