Rigoletto e le meraviglie del belcanto

Rigoletto e le meraviglie del belcanto Patrizia Ciof�applaudita Gilda nell'opera di Verdi andata in scena al Regio Rigoletto e le meraviglie del belcanto Il russo Statsenko, un buffone aspro ed espressivo Non convincono allestimento e regia di Laguna Paolo Gallatati rORINO E' complessivamenlfi gradevolo l'esecuzione dj dligoletto», rapproscntato con successo al Regio sotto la guida di Marco Annilialo, bac�chetta non mollo nota in Italia, presente con regolarità a Vienna e a New York, e capace di mostrare li; suo qualità dopo poche battute: il fraseggiò b clastico, ed offre ai cantami un soffice punto di appog�gio; il rapporta tra scatti e indugi è ben calibrato, la dosatura del suo�no esatta, perché evita il fragore ma anche l'eccesso di leggerezza in cui si cade talvolta oggi, credendo di riportare la musica di Verdi a più giuste proporzioni filologiche, e ri�schiando, invece, di scorporarla. Entro questi solidi argini si sono inseriti i canlanli. Kigoletto h il russo Boris Statsenko, che si luffa generosamente nella sua parte, sca�vando in quella esistenziale disso�nanza chi; tanto intensamente per�cosse l'orecchio inloriore di Verdi: in pubblico Rigolello è un buffone cattivo e beflardo, in privato un padre affettuoso. Il primo interpre�te, l'elice Varesi, non aveva una voce bellissima, ma a Verdi piace�va cosi, aspra ed espressiva; neppu�re Statsenko ce l'ha, e d'altronde, come e noto, questi non sono tempi in cui il velluto, vocalmente parlan�do, si trovi in abbondanza, Eppure il personaggio c'è, e se Statsenko ci tiene un pò a stecchetto quanto al piacere di suoni voluttuosi e roton�di, il suo Rigolettoèun vemcaratte�re, e, nonostante qualche smaglia�tura d'intonazione, riesce ad occu�pare autorevolmente il centro del�l'azione, I palili del belcanto possono invece bearsi con la voce di Patri�zia Ciofi, già ammirata quest'anno al Regio nella parte di Lucia, che lo ha valso la conquista del premio Abbiati, od ora meravigliosa Gilda. Se il soprano del «Rigolello» sa incantare il pubblico con la sola virivi del suono, la parte è già praticamente risolta. L assoluta in�nocenza di Gildn trova nel bel timbro della Ciofi la sua incarnazio�ne naturalo: in «Caro nome» quella voce sembra un raggio elio brilla nelle note isolate e cresce a poco a poco, nella sua luce filanto, sino ad invadere lutto il teatro: una mera�viglia di sfumature, l'esatta incar�nazione sonora dello stupore amo�roso in cui sia il senso dell'aria e, in pratica, la vita interiore del perso�naggio. Accanto a lei il tenore cileno Tito Bellram disegna un duca di Mantova leggero e disinvolto, piut�tosto elegante per tecnica, fraseg�gio e sfumature. La voce è sicura nell'inlonazione, e di timbro pene�trante, solo un po' acidula negli acuti, e quindi più drammatica che edonistica. Ma anche lui «fa» il personaggio con la necessaria sprezzatura. Splendido Luigi Roni nella doppia parte di Monterone e Sparafucile. La regia, firmata da Roberto I-aganà, autore di scene, costumi e luci (alquanto fisse e troppo lente nello scoccare dei lampi), proviene dal «Bellini» di Catania. 1 colori sono belli, i costumi gradevoli, e la scena riproduce con eleganza un teatro cinquecentesco di legno chia�ro che incornicia l'azione sul palcoscenico, mentre alcuni ragazzi la guardano, seduti sui gradini. Pecca�to però che l'idea del teatro nel teatro con Verdi non c'entri mini�mamente; e neppure con la nostra percezione di Rigoletto, visto che l'opera è perfettamente godibile ancor oggi in presa diretta, senza mediazioni, per la sola incande�scenza dell'espressione. Per fortu�na il finto proscenio, che si confon�deva bene con le architetture del palazzo ducale, è quasi riuscito a farsi dimenticare nel quadro della via cieca, ma non nell'ultimo, dove la tempesta voirobbe un luogo sel�vaggio tutto di natura, notturna e sconvolta. La regia era comunque attendibile, tranne che nella scena dell'invettiva contro i cortigiani. dove Rigolello dovrebbe scagliarsi contro la porta chiusa dietro cui Gilda è prigioniera, i cortigiani sbarrargli il passo, e lui inveire, e infine, piangere, per la prima volta, davanti a tutti. Nulla è successo, invece, di tutto questo essendo la scena capitale dell'opera quasi bloc�cata in un'incomprensibile statici�tà da oratorio. Patrìzia Ciofi ha incantato gli amanti del belcanto con la magia della sua voce già ammirata in questa stagione al Regia in «Lucia di Lammermoor»

Luoghi citati: Catania, Italia, Mantova, New York, Vienna