Pinocchio un burattino? No, un robot del Duemila di Marco Neirotti

Pinocchio un burattino? No, un robot del Duemila Pinocchio un burattino? No, un robot del Duemila Marco Neirotti TORINO PINOCCHIO, re dei meticci. Burattino e bimbo, bugiar�do e buono, fiabesco e avveniristico, amato e inI terpretato da bambini che poi corrono subito allo stand con i Pokémon ma anche dibattuto da fior di scrittori e artisti. La convin�zione tenace e meritoria di Erne�sto Ferrerò e Rolando Picchioni di una Fiera che sia davvero del libro e, soprattutto, dei futuri lettori, trova conferma nell'adesione dei più piccoli a pensieri, dolori e gioie che Collodi ha piazzato nella scato�lina di legno dietro il lun^o naso. A mezzogiorno di ien, a Spazio Ragazzi, nella multìetnica casa del Viaggiatore, una trentina di bambi�ni fra i sei e i nove anni sono andati ad ascoltare, ma soprattutto a raccontare e interpretare il buratti�no e i suoi compagni per iniziativa del Centre Cullurel Franijais. Bel�l'esperienza, perché sono stati loro a svelare ciò che conoscono e ciò che più li ha colpiti, con in testa naturalmente l'episodio del rifiu�to della medicina. Pinocchio «tie�ne» fra mostri, play station e Pokémon, secondo le animatrici del gruppo, per un'identificazione che lascia libera la fantasia. Sulla cultura dei bambini si è adagiata, subito dopo, quella degli adulti, ad opera della Fondazione Collodi, in un dibattito introdotto da Ferrerò, condotto da Vincenzo Cappelletti, con interventi di Sigfri�do Bartolini, Giorgio Cusatelli, Da�niela Marcheschi, Giuseppe Pontiggia ed Emilio Tadini. Ne è venuto fuori un Pinocchio che non è propriamente fiaba, ma in modo fiabesco sostituisce il mito antico. E il suo mito è quello dell'automa, di qualcosa di più o meno vivente costruito dall'uomo. Lo amiamo perché ci rispecchiamo in un'epoca in cui cadono i valori e per averne dobbiamo edificarceli, sen�za aspettarli dall'esterno. Di Pinocchio esiste una vita sua, con un mare di caratteristiche che lo rendono immortale, ed esi�ste una vita aggiunta, come quella che gli ha cucito addosso Walt Disney, facendone esplodere la conoscenza nel mondo. Eppure su una copertina di Time lo vediamo più vicino alle immagini tradizio�nali toscane. Le stesse che forse finiranno nella traduzione per l'isola di Papua, in Nuova Guinea. E dall'estero si percepisce un altro suo ruolo, quello di immagine di un'italianità a volte riconoscibile e altre volte luogo comune: allegro, bugiardo, ingenuo, pasticcione e in fondo aliruista. E c'è chi sottolinea una sua attualità, come nell'episo�dio del giudice che lo sbatte in galera dopo averlo dichiarato inno�cente e del custode che, ad amni�stia arrivala, non lo lascia uscire perché si dà l'amnistia soltanto ai colpevoli. Dal legno, dalla mano umana, un robot con sentimento, un filo teso tra epoche e culture. La creatura di Collodi è il re dei meticci: bugiardo, ingenuo, pasticcione, improprio per questo una figura della modernità Allo stand del Centro Collodi i bambini imparano a conoscere Pinocchio

Persone citate: Bartolini, Collodi, Emilio Tadini, Giorgio Cusatelli, Giuseppe Pontig, Rolando Picchioni, Vincenzo Cappelletti, Walt Disney

Luoghi citati: Nuova Guinea, Spazio Ragazzi, Torino