Pensare arabo, scrivere italiano di Mario Baudino

Pensare arabo, scrivere italiano Pensare arabo, scrivere italiano Matveievic: «Ma non ci sono scrittori europei» Mario Baudino TORINO IL termine è impressionan�te, «multiculturalismo», e i suoi significati molteplici. Ma dato che indica perentoriamente l'intrecciarsi di va�rie culture, quindi di vari linguag�gi, si capisce subito anche prima del dibattito che per parlarne sono necssarie alcune cose fondamenta�li. Per esempio le cuffie dove ascoltare le traduzioni simulta�nee, che erano invece angosciamente assenti dal super-incontro del Grinzane Cavour , venerd�scorso, con scrittori provenienti dai quattro angoli del mondo e pubblico imbarazzatissimo ad ascoltare il giamaicano Linton Kwesi Johnson leggere le sue poesie in inglese. E' vero che è la lingua di Internet, e che tutti fanno di finta di parlarla corettamente, ma ascol�tare poesie è tutt'altra cosa. E se dopo un'ora arrivano le cuffie, be , il multiculturalismo è già un po' andato a farsi benedire. Lo stesso accade se uno scrittore come Daniel Picouly, padre di origine martinicana, nero, e ma�dre francese, bianca, deve ingag�giare una titanica lotta durante il suo incontro col pubblico per sovrastare le musiche campagno�le che entrano a folate nella sala, e meno male che è un grandissimo oratore dotato di forti polmoni. Cos�il'suo discorso^Sulló «sbfttnchf^ajnjppto» ^eU95to.ria, soprat�tutto di quella francese per rovesciarlo ha scritto un romanzo dove la Parigi di Robespierre è piena di neri che devono salvare dalla forca Maria Antonietta riesce a passare, ma che fatica. Ce la fa anche il premio nobel Derek Walcott, ieri pomeriggio, nono�stante intomo a lui si rischi l'infr"to perché gli altoparlanti ogni tanto sparano a tradimento l'urlo di un milione di watt acchiappati chissà dove. Il «multiculturalismo» va benis�simo, ma un po' più di organizza�zione, non guasterebbe. Anche perché l'idea della commistione di culture funziona di giorno in gior�no sempre meglio, evitando T'ov�vio del bla bla e del politicamente corretto. Come spiega l'antropolo�go Luigi Lombardi Satriani, il fatto che l'Altro, il diverso, venga ignorato è per lo più un luogo comune. «Riconoscere che l'Altro non è noi, e che noi siamo Altro per lui, è invece centrale». La reciprocità di ouesta condizione è un problema di traduzione, e di valori. Infatti, come osserva Pedrag Matvejevic, «esistono tanti scrittori nazionali e pochi scrittori europei o mondiali». Questi ultimi devono essere in qualche modo ancora costruiti, anche se i lavori sono davvero in corso. Il Grinzane Cavour ne ha porta�ti molti, dai cubani Barnet, Diaz Pimenta e Monterò, all'haitiano Metellus al brasiliano Olinto, ma ha anche, ed è stato l'incontro più stimolante sotto questo profilo, scavato dentro la nostra cultura. per scoprire gli scrittori stranieri che si esprimono in italiano, dall'irakeno-torinese Younis Tawfik alla brasiliana Christiana Caldas ,de Brijp, alla .congolese ^delin^ Mabiald Gangbo; alguatemàlteico dante Liano, al palestinese Muin Madih Masri, alla slovacca Jarmila Ockajova, ad Alice Oxman, ben nota al nostro pubblico tanto da dimenticare talvolta che è ameri�cana, a Carmine AlSbatei che è italianissimo. ma ha come lingua madre l'albanese arcaico parlato in certi comuni del Sud. E ascol�tandoli si comincia a capire che non è questione di abbandonare una lingua per l'altra, ma come ha ricordalo la Ockajova, di affronta�re in sé un continuo bilinguismo. E' questo lo spazio dove reagisco�no culture e mondi diversi: in ogni angolo del Pianeta il più evidente laboratorio multiculturale. Dal caraibico Picouly all'irakeno Tawfik, dalla slovacca Ockajova all'americana Oman, la Babele dei linguaggi attraversa il Lingotto Lo scrittore Jadelln Mabiala Ganghe, a destra Alice Oxman Qui accanto Derek Walcott. lo scrittore caraibico ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1992. A sinistra Muin Madih Masti Carmine Abbate è ìtalìanissìmo. ma scrive in un dialetto albanese

Luoghi citati: Grinzane Cavour, Parigi, Torino