BABELE, ITALIA di Leonardo Zega
BABELE, ITALIA LA GIUNGLA SINDACAL-CORPORAIWA BABELE, ITALIA Leonardo Zega NEL regno di Babele, in cui siamo finiti e da cui sappiamo come uscire, lampeggia ogni tanto un indicatore di direzione, flebile finché si vuole, ma sempre meglio di niente. Questa volta il lumino ha la forma di un libro, provocatorio quanto basta nel contenuto e nel titolo per attirare l'attenzione. L'autore, Antonio Caldo, che già nel '98 s'era fatto conoscere |)er un'indagine sulla sanità {Ospedale Italia, pubblicato dal Saggiatore), prende ora di mira le «corporazioni» e cioè quella miriade di gruppi e gruppuscoli di matrice politica, sindacale, professionale dai partitini ai Cobas, dai ferrovieri ai notai arroccaci a difesa del loro «particulare» e impermeabili a qualsiasi richiamo al bene comune e persino al buon senso. Sono essi, dice Caldo, i veri "padroni d'Italia». E Guai a chi hi tocca, come suona il titolo del suo saggio, pubblicato in questi giorni da Mondadori. Vivono al riparo di leggi obsolete, sono sopportati (male) dai cittadini indifesi, ma non c'è verso di ridurli alla ragione: si pensi ai trasporti, per fare un esempio di inquietante attualità. Per avere un'idea più compiuta di questa giungla politico-sindacal-corporativa basta segnalare alcuni dati numerici che l'autore ha ricavato dalle sue minuziose ricerche lungo tutta la Penisola. Esistono in Italia 714 sigle sindacali per il pubblico impiego, 369 con un solo iscritto; 15 differenti tipi di contratto nel trasporto acreo, 6 in quello ferroviario, 22 nel marittimo; 16.000 farmacisti presidiano le casseforti delle pillole, 250.000 lire di spesa annua per ogni cittadino; 345 gondolieri si spartiscono 1.300.000.000 di lire in contributi statali e via elencando. Di un paese cosi Bossuct direbbe: «Dove tutti sono padroni, tutti sono schiavi». Niente di nuovo sotto il sole, lo so, ma questa «parabola» dei nostri giorni mi serve anche per rispondere ad amici lettori che chiedono come regolarsi con i sette referendum che siamo chiamati a votare il 21 maggio prossimo. Quale sia il giudizio sui loro promotori e sulla formulazione delle domandi; (cosi intorcinatc che la sola decrittazione delle schede richiederebbe una sosta in cabina di almeno mezz'ora), anche questi referendum ce l'hanno con le «corporazioni». Suggerisco allora una pista: cerchiamo di informarci prima, di discernerc fin dove è possibile il grano dalla pula e arrivare al cuore del problema. Se capiamo che anche una sola delle sette proposte può condurre allo sfoltimento della giungla burocratica che ci avvolge e ci soffoca, penstainod bene prima di astenerti dal voto: il nostro si o no potrebbe fare la differenza.
Persone citate: Antonio Caldo
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