«Veronesi è uno di noi: lui sa cosa significa essere medici» di Maria Corbi

«Veronesi è uno di noi: lui sa cosa significa essere medici» " : ' ;—:—r ——i 1——^ ,' ,—, : ;—;——' , '—i 1—— L'ENTUSIASMO DEI COLLEGHI «BASTA DEMAGOGIA» «Veronesi è uno di noi: lui sa cosa significa essere medici» inchiesta Maria Corbi ROMA UMBERTO Veronesi ipotiz�za una «riforma» della riforma e la classe medi�ca esulta. Le sue parole criti�che verso la Binai, anche se mitigate da un comunicato, conquistano i medici. Sicura�mente la maggioranza delle «grandi firme» nella medicina. E con il neo-ministro è d'accor�do anche chi in una rivoluzio^r ne della Sanità crede. Per il professor Romano Forleo, do�cente di ginecologia psicosoma�tica all'Università di Tor Ver�gata, «il modo con cui è stata presentata la riforma, non co�me premio ai medici migliori che lavorano, ma come puni�zione e obbligo irreversibile, è stato fortemente sbagliato e può essere corretto». «Il problema più grave continua il medico è quello delle strutture perchè l'essen�za della professione libera non è far soldi, come si vuol far credere, bens�dare al medico il gusto di dire 'io ti curo'». Secondo Forleo lo sbaglio è stato far scrivere la riforma «da funzionari invece che da medici». «L'azione della Bindi, spiega, è stata positiva perchè ha lanciato la ruorma ma ades�so va rese operativa e solo un uomo come Veronesi che ha dedicato tutta la vita a salvare vite e all'organizzazione sani�taria può portare avanti que�sto miglioramento, anche se non credo che la sua "cura" potrà far recuperare al centro sinistra la fiducia dei medici. Vedo in giro fra i miei colle^hi, ma anche fra gli infemueri, una forte spinta negativa per come e stala condotta la Sani�tà in questi anni». ld F leo «i principi della riforma sono giusti perchè «l'esclusivi�tà del rapporto con il proprio ente, sia pubblico che privato, è fondamentale per il futuro della medicina e presente in i tutti i paesi ad economia libe�rale, giustificato dal fatto che gli ospedali sono diventate aziende che pagano i medici di alto valore come tali e dunque hanno anche il diritto di chie�dere l'esclusiva del lavoro». Un dato che emerge ascol�tando il parere dei medici è che questa riforma ha creato una frattura fru i big della professione e i medici tenace�mente attaccati al loro ruolo dentro la struttura pubblica o comunque meno noti, quelli che non riescono mala diventa�re «(luminari» e quindi ad ave�re un grosso seguito di pazien�ti privatamente. Piero Palmisano, primario della divisione di chirurgia plastica e del centro grandi ustionati dell'ospedale S.Euge�nio di Roma spera che Verone�si da medico riesca a cambiare la legge che, dice, «se rimane com'è finirà per far fuori dal pubblico i medici più bravi». «E' inutile spiega nasconder�si, hanno dato enormi gratifica�zioni alla massa che comun�que non avrebbe mai fatto la ubera professione fuori e han�no penalizzato l'elite della colegoria». «Non so continua il chirurgo quanto potrà fare il ministro visto che lo hanno già contestato duramente. Ne fan�no solo una questione politica e non si rendono conto che questa riforma è contro il malato. Oltre al fatto che non si può fare una legge senza le strutture dove appOcarla». Parole durissime dal profes�sor Gennaro Montanino, pro�fessore associato di ginecolo�gia all'Università La Sapienza che ha optato per l'extramoenina dopo 40 anni di lavoro nel pubblico e spera adesso in Veronesi. «Credo che questa legge, se non verrà modificata, sacrificherà persone molto ca�paci che sarebbero rimaste molto volentieri all'Università con un minimo di garanzie. Io sarò uno di quelli, per esemEio, che se ne andrà in tempi revi, disposto a rientrare se ci saranno garanzie per la dignità del medico, ma anche del paziente. La Bindi non ha tenuto conto della realtà e ha fatto una legge demagogica che penalizza i medici ma soprattutto gli utenti più debo�li che non avranno più la possibilità di trovare nell'ospe�dale pèrsone qualificate che possano fare fronte alle loro esigenze, perchè chiaramente chi rimane dentro non ha un nome fuori». Altra voce altro consenso per Veronesi quella di Pasqua�le Farsetti, ortopedico dell'Uni�versità di Tor Vergata: «Vero�nesi ha centrato il punto criti�co della rifonna, che di per sé potrebbe essere giusta; ma gli ospedali, specie nel centro-sud non hanno la possibilità di far fare l'intra-moenia ai medici. La Bindi dice che il malato è più proietto dentro gli ospeda�li, ed è vero. Ma se gli ospedali non ti permellono di svolgere all'interno la professione pri�vala come lo tuteli il maltilo visto che lo devi operare co�munque in una clinica privata anche se a condizioni dettate dall'inlra-moenia? la differen�za è solo che in clinica devo dare parte di quello che guada�gno all'ospedale e diventa pra�ticamente un pizzo». Per Franco Laurenza, prima�rio ortopedico dell'ospedale San Giovanni di Roma cquanlo fallo è allucinante e annulla la cultura medica italiana». «E' vero dice che in Europa c'è una specie di tempo pieno, ma le strutture e la mentalità sono adeguate. Non credo che Vero�nesi possa fare mollo ma mi auguro che vengano almeno diluiti i termini e modificate le componenti 'stalinistiche' del�la riforma. Lo sa che non esiste la parola medico nel teso della Bindi? Per quanto riguarda le dichiarazioni dal nuovo mini�stro mi fa piacere il fatto che concordi sulla necessità per i pazienti di sapere che c'è un medico che decide nella divi�sione, mentre nella riforma Bindi è prevista l'assenza del capodipariimento». «Hanno umiliato l'elite per gratificare una massa che comunque non avrebbe mai laVOraiO mOn» «L'errore più grave? Il modo con cui è stata presentata la riforma: non un premio peri migliori ma una punizione» «Vogliono far credere che l'essenza della professione libera siano i soldi, ma non è cos�L'obiettivo è poter dire "io ti curo"» || professor Umberto Veronesi, neo ministro della Sanità. In alto: il suo predecersore Rosi Bindi che oggi parlerà nella direzione del suo partito il Ppi qDetto questo, conclude For

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